I golpisti del Sahel e il loro piano genocida

di Walet Ekadey (traduzione italiana Alberto Masala)
lunedì 12 agosto 2024

I miei cari amici Hawad e Hélène Claudot-Hawad mi hanno spedito un articolo che ho subito tradotto. Spero che venga diffuso e che il mondo Occidentale si renda conto di che disastri sta combinando in Africa. Sterminio e genocidio dei popoli nomadi del deserto. E intorno il silenzio complice del mondo.
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Equiparando ai «terroristi» i movimenti indipendentisti dell’Azawad che lottano da decenni per il riconoscimento dei diritti umani, sociali, economici e politici del loro popolo, la giunta maliana ha riavviato una guerra coloniale, atroce e asimmetrica, condotta dall’esercito principalmente contro i civili indifesi. Intanto prosperano i gruppi jihadisti (Stato Islamico e JNIM affiliati ad Al-Qaeda), oggi presenti a poche decine di chilometri dalla capitale Bamako, senza che le autorità si mostrino capaci di fermarli.

Vittime civili dell’attacco dei droni a Tin-Blagh (marzo 2024)

Sia in Mali, che in Burkina Faso e in Niger, i golpisti militari che hanno preso il potere e si sono confederati militarmente in seno all’Alleanza degli Stati del Sahel, dimostrano attraverso le loro decisioni e i loro propositi bellicosi in stile coloniale che fanno affidamento solo sulla forza per risolvere i conflitti e per annientare qualsiasi contestazione al loro governo. 
In Mali, le truppe dell’esercito nazionale associate ai mercenari russi Wagner, pagati a caro prezzo dalle casse statali a detrimento della popolazione, hanno instaurato l’arbitrarietà e il terrore nel centro e nel nord del paese, lasciando agli abitanti solo due opzioni: fuggire o morire 1.
Il modus operandi di queste truppe aggressive per creare terrore è simile a quello dei gruppi jihadisti: rapimenti, amputazioni, esecuzioni sommarie, decapitazione, furto di bestiame, distruzione di case, cisterne d’acqua, magazzini, incendi di cibo e pascoli… Queste pratiche sono accresciute da ulteriori crudeltà come l’occultamento di ordigni esplosivi nei cadaveri, la caccia all’uomo inseguito come selvaggina da schiacciare, gli stupri, il cannibalismo filmato in diretta da soldati maliani e burkinabe ubriachi di potere. Cancellando con un colpo di mano l’Accordo di Algeri del 2015 che in Mali aveva messo fine agli scontri con i gruppi indipendentisti, la giunta dimostra innanzitutto la sua immaturità e inesperienza politica, precipitando il paese nella violenza e, ancora una volta, nel pericolo di disgregazione.

Va detto che fin dalla loro istituzione le tre giunte hanno lavorato per costruire una vera e propria cupola di silenzio attorno alle loro azioni: arresto di giornalisti, messa al bando di partiti politici, soppressione di associazioni per i diritti umani, sradicamento di ogni voce critica, reclusione o sparizione forzata degli oppositori, espulsione degli osservatori esterni.
In che misura la ricetta del silenzio imposta dai golpe saheliani agli avvenimenti più recenti riuscirà ad anestetizzare l’arena nazionale e internazionale? Fino a che punto le potenze internazionali che pretendono di difendere i diritti umani – ma sperano di reintrodursi sulla scena sahariana da cui sono state espulse per l’iniquità dei loro rapporti con questi nuovi Stati da loro stessi creati dal nulla – taceranno di fronte agli abusi di questi regimi militari che da quasi 9 mesi massacrano le popolazioni del nord per annettere le loro terre ricche di minerali, merce di scambio con le milizie russe che ne proteggono il potere? 

Uno dei 27 civili giustiziati dai FAMA e Wagner il 19 dicembre nell’Azawad

Ecco alcuni di questi silenzi urlanti sulle più recenti offensive condotte dai militari saheliani contro gli abitanti delle regioni del nord 2. Nel maggio 2024, quando le Forze armate del Burkina Faso hanno giustiziato nella totale impunità centinaia Ie civili nella zona di Dori 3, l’ONU non ha detto niente, la CEDEAO non ha detto niente, gli Stati vicini non hanno detto niente, la Francia non ha detto niente, gli USA non hanno detto niente, nessuno ha detto niente.

Uno dei 27 civili giustiziati dai FAMA e Wagner il 19 dicembre nell’Azawad

Quando il 28 maggio 2024, le Forze di Difesa e Sicurezza del Niger hanno compiuto l’esecuzione sommaria di 10 civili (9 Tuareg e 1 Peul) a Torodi, nella regione di Tillabéri, l’ONU non ha detto niente, la CEDEAO non ha detto niente, gli Stati vicini non hanno detto niente, la Francia non ha detto niente, gli USA non hanno detto niente, nessuno ha detto niente. Nessuno tranne Alhassane Intinicar, presidente del Partito nigerino per la Pace e lo Sviluppo, che si è recato dai parenti delle vittime per raccogliere le loro testimonianze. È stato arrestato pochi giorni dopo e condannato a Niamey il 9 luglio a un anno di prigione per «criminalità informatica» e «diffusione di dati che potrebbero disturbare l’ordine pubblico e minare la dignità umana».

Quando a fine giugno 2024, le Forze armate maliane e i loro sostituti russi della milizia Wagner hanno massacrato intorno ad Abeïbara, nella regione di Kidal, circa 70 Tuareg, per lo più civili 4, l’ONU non ha detto niente, la CEDEAO non ha detto niente, gli Stati vicini non hanno detto niente, la Francia non ha detto niente, gli USA non hanno detto niente, nessuno ha detto niente.

Quando, il 20 luglio 2024, le Forze armate maliane e i loro sostituti russi della milizia Wagner hanno hanno continuato le loro sanguinose atrocità contro i civili a Tin Zaouaten uccidendo a bruciapelo Intisniyaken ag Hamady, capo della frazione, e altri 7 civili incontrati per strada, l’ONU non ha detto niente, la CEDEAO non ha detto niente, gli Stati vicini non hanno detto niente, la Francia non ha detto niente, gli USA non hanno detto niente, nessuno ha detto niente.

Quando, nel luglio 2024, le Forze armate maliane e i loro sostituti russi della milizia Wagner hanno giustiziato freddamente, nelle aree di Abeïbera e di Aguelhok, 82 persone (identificate per nome) e decine d’altri resi irriconoscibili perché carbonizzati, l’ONU non ha detto niente, la CEDEAO non ha detto niente, gli Stati vicini non hanno detto niente, la Francia non ha detto niente, gli USA non hanno detto niente, nessuno ha detto niente.

Quando le Forze armate maliane e i loro sostituti russi della milizia Wagner nel nord e nel centro del paese hanno colpito gli accampamenti e i villaggi Tuareg, Arabi e Peul  con i loro droni di fabbricazione turca uccidendo diverse centinaia di persone, in particolare donne e bambini, l’ONU non ha detto niente, la CEDEAO non ha detto niente, gli Stati vicini non hanno detto niente, la Francia non ha detto niente, gli USA non hanno detto niente, nessuno ha detto niente.

Quando dal 25 al 27 luglio, le Forze armate maliane e i loro sostituti russi della milizia Wagner partiti all’assalto di Tin Zaouaten hanno subito una grave sconfitta militare e sono stati messi in rotta da alcune centinaia di combattenti tuareg del CSP-DPA  (Quadro strategico per la difesa del popolo dell’Azawad), il generale Tiani, golpista del vicino Stato del Niger, ha fatto propria la retorica maliana. Ha espresso il suo sgomento e la sua compassione ai leader del Mali e della Russia per «l’attacco terrorista barbaro, codardo e ignobile, da parte di una coalizione di forze terroristiche» il 25 luglio nella zona di Tin Zaouaten (ActuNiger, 31/07/24). La CEDEAO non è da meno; omettendo la presenza dei supplenti russi, essa «condanna fermamente i recenti attacchi contro membri delle forze di difesa e sicurezza maliane a Tin Zaouatine nel nord del paese, che hanno causato numerose vittime tra le forze maliane. La Commissione CEDEAO presenta le sue sincere condoglianze al governo e al popolo della Repubblica del Mali, nonché alle famiglie delle vittime», secondo il comunicato ADS, 7/08/24.

Nemmeno gli animali sono sfuggiti alle pratiche omicide di FAMA e Wagner

La cocente sconfitta dell’esercito maliano e dei suoi mercenari stranieri ha lasciato sul terreno oltre 80 morti russi, più di 45 maliani, circa 30 feriti evacuati e una decina di prigionieri 5. Subito nello spazio mediatico si è scatenata la consueta campagna di denigrazione dei fronti di resistenza tuareg:
1. il CSP sarebbe affiliato agli jihadisti del JNIM (Jamāʿat nuṣrat al-islām wal-muslimīn), propaganda lanciata dal sito di supporto ai mercenari Wagner e ripetuta più volte dalla stampa internazionale. Anche se queste due organizzazioni combattono l’esercito maliano, le loro azioni non sono state coordinate negli eventi di Tin Zaouaten ed è stato dopo lo scontro con il CSP che i mercenari russi e i soldati maliani che fuggivano dal combattimento sono stati attaccati dal JNIM. 
2. il CSP avrebbe beneficiato – si attendono prove tangibili che per ora si limitano a dichiarazioni – di un sostegno degli ucraini sul piano dell’intelligence fino all’idea assurda, per chi conosce il terreno, di istruttori ucraini presenti sul luogo, portando insieme all’Ucraina ad una crisi diplomatica che coinvolge gli altri Stati dell’Africa Occidentale.
3. infine, il CSP avrebbe ricevuto l’aiuto del deserto stesso: terreno morbido che provoca l’insabbiamento, suolo roccioso che frena la velocità, vento di sabbia che gli avrebbe permesso di raccogliere un numero impressionante di combattenti probabilmente usciti da dune immaginarie, introvabili in quel luogo. 

Tali supposizioni, per quanto immaginarie, richiamano l’intensa propaganda dello Stato coloniale e poi degli Stati eredi della colonizzazione, che hanno sempre diffamato le lotte tuareg, cercando di farle passare come guerre sorpassate di etnie, razze, caste, di un mondo passato contro il mondo «moderno», o ancora di gruppi certamente strumentalizzati da potenze internazionali occulte. L’obiettivo resta sempre lo stesso: negare qualsiasi significato politico a questi movimenti di resistenza a lungo termine. L’unica prospettiva delle autorità di fronte alla protesta è stata quella di preferire l’opzione genocida ai colloqui e ai negoziati 6. Una tendenza confermata dall’interesse del ministro della Difesa nigerino, generale Salifou Modi, per il modello di gestione degli uiguri da parte del governo cinese, durante la sua recente visita in Cina nel giugno 2024 7.
Quando il 30 luglio 2024, come rappresaglia per la debacle di Tin Zaouaten, l’esercito maliano, con il supporto delle forze militari alleate del Burkina Faso, ha effettuato un attacco con droni a Tin Zaouaten, ha ucciso solo dei civili (da 6 a decine di vittime secondo le fonti) e costringe i compagni a fuggire col rischio di morire di sete nel deserto. Sono tutti minatori subsahariani originari del Niger, Sudan e Ciad. Su questo fatto le autorità del Mali e del Burkina Faso sono rimaste in silenzio, l’ONU non ha detto niente, la CEDEAO non ha detto niente, gli Stati vicini non hanno detto niente, la Francia non ha detto niente, gli USA non hanno detto niente, nessuno ha detto niente. 

Solo gli abitanti del deserto assediati dalle forze russo-maliane e dai gruppi jihadisti urlano, resistono, piangono. Ma le loro voci restano finora inascoltate.

Saccheggio di negozi da parte dei soldati della FAMA e dei mercenari Wagner
Una donna umiliata dai mercenari a Tin Zawatin

https://www.facebook.com/watch/?v=347153677691346
La notte del 16 marzo 2024 a Amasrakad, nei pressi di Gao, un drone tra i civili ha fatto 8 feriti e 13 morti, sopratutto dei bambini. Communiqué de presse d’Amnesty International

Alcune immagini che mostrano la crudeltà dei FAMA e di Wagner anche nei confronti degli animali

qui l’articolo originale: https://tamazgha.fr/Rayer-de-la-carte-le-monde-pastoral-et-en-particulier-touareg.html
e qui molti importanti reportages: https://www.facebook.com/agmohamed.abdollah.5

  1. https://tamazgha.fr/FUIR-OU-MOURIR.html ↩︎
  2. I fatti citati si riferiscono ai dati documentati in maniera dettagliata dall’Associazione Kel Akal, da Human Rights Watch e da diversi testimoni diretti degli avvenimenti con cui sono in contatto. ↩︎
  3. Vedere il rapporto di Human Rights Watch che documenta l’esecuzione a fine febbraio da parte dell’esercito del Burkina di 223 civili, fra cui 56 bambini ; France 24: https://urlz.fr/rDev ↩︎
  4. David Baché, Mali : una sessantina di corpi ritrovati vicino a Abeibara, nella regione di Kidal, RFI, 5 juillet 2024. ↩︎
  5. Vedere tra gli altri il rapporto del collettivo All eyes on Wagner, https://alleyesonwagner.org/2024/08/02/ordre-de-debandade-en-azawad/ e il bilancio dettagliato fornito dalle CSP da confrontare con le dichiarazioni delle autorità maliane. ↩︎
  6. Vedere per esempio le testimonianze sulla gestione genocida del conflitto nel 1990 dalle autorità maliane, in Touaregs. Voix solitaires sous l’horizon confisqué, Survival International, 1996, https://shs.hal.science/halshs-00293895/document ↩︎
  7. https://mondafrique.com/decryptage/serie-niger-5-5-la-chine-premier-partenaire-strategique/ ↩︎

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