Ho tradotto un articolo di Brahim Senouci, blogger, giornalista e saggista algerino, per avere qui una voce “altra”, con parametri non dettati dall’Occidente. Mi pare davvero molto interessante e chiarificatore il parallelo con la nascita del colonialismo. Ringrazio l’autore. Buona lettura.
E, per chi volesse, qui l’articolo originale in francese.

Israele è il nuovo Cortés, incaricato far rispettare la legge dell’Occidente su questa terra ripulita della sua popolazione col massacro o l’addomesticamento. Essere solidali con la Palestina oggi, significa battersi contro questa prospettiva e sostenere una democrazia mondiale nella quale l’uguaglianza fra gli uomini, tutti gli uomini, divenga la regola…

Hernan_Fernando_Cortes

Nel 16mo secolo, la potenza spagnola è al suo apogeo. Le sue navi attraversano l’Atlantico, conquistano l’Eldorado americano, e fanno man bassa delle straordinarie ricchezze che contiene. Le popolazioni indigene facilitano il loro lavoro. Loro non conoscono le armi e, a dispetto del loro numero, finiscono per sottomettersi ad un piccolo distaccamento spagnolo condotto da Hernan Cortés.

Dei coloni s’installano in quelle regioni e accumulano fortune considerevoli ricavate dallo sfruttamento di terre immense e da una manodopera costituita da schiavi poco inclini a ribellarsi.

I nuovi padroni ne approfittano per infliggergli lavori estenuanti, esercitare su di loro sevizie sessuali e torture che possono arrivare fino all’uccisione.

Ci sono anche degli Spagnoli che si commuovono per la sorte di quei poveretti e che vanno a lamentarsi con la Chiesa. In propria difesa, i coloni sostengono che, a fronte dei loro costumi «barbari», quegli indigeni non meritano d’appartenere alla specie umana e che, per questo, è lecito trattarli come semplici animali. Sorge un dibattito che sfocia nella famosa controversia di Valladolid. Vengono sono interpellate numerose personalità, religiosi, filosofi. È così che nel 1550 ha luogo quello che la Storia riterrà come il primo dibattito sui diritti dell’uomo.

La questione posta è semplice: «Gli Indiani hanno un’anima?». Il confronto si cristallizza rapidamente tra padre Bartolomé de Las Casas e Ginés de Sepúlveda, amico di Hernan Cortés, canonico di Cordoba. La tesi di quest’ultimo è semplice: Dio ha dato alla Spagna dei regni inferiori su cui estendere il suo potere per la propria gloria. In questo contesto, gli Indiani sono «animali» nati per stare sotto il giogo degli Spagnoli. Dall’altro lato, padre Bartolomé de Las Casas, 27 anni, chiede rispetto per la loro dignità, arrivando fino a contrastare giuridicamente i conquistadores e imporre loro un territorio protetto, senza schiavi, senza violenza. E vince la scommessa! Il destino degli Indiani è così un pochino raddolcito. Tuttavia, devono convertirsi al cristianesimo con la forza.

L’epilogo della controversia è molto più scuro. I coloni, avendo perso la massa di operai docili e schiavi alla loro mercé di cui disponevano, si mettono alla ricerca di «carne fresca». L’Africa gliela fornisce. È così che nasce il sinistro commercio triangolare, tragedia dei Neri che ha arricchito trafficanti senza scrupoli, la cui fortuna è esposta negli splendide dimore di Nantes e Bordeaux, palazzi i cui frontoni sono adornati, ancora oggi, da una «testa di negro»…

conquistadores

È TANTO LONTANO IL 16mo SECOLO? LE COSE SONO MOLTO CAMBIATE DA ALLORA… DAVVERO?

Certo, la schiavitù e le conversioni forzate sono scomparse. Gli indigeni di ieri vivono in grande maggioranza in paesi liberi. Gli Occidentali infatti hanno finito per sottomettersi alla volontà d’indipendenza dei popoli che hanno per lungo tempo asservito. È chiaro, tuttavia, che questa nuova configurazione del mondo non ha portato al diffuso benessere economico, resta più o meno circoscritta alla sfera occidentale. Soprattutto, la liberazione dei popoli è rimasta in larga misura teorica. La maggior parte di loro sono ancora in un testa a testa impari con le ex potenze coloniali che continuano a dettare le loro linee politiche e persino influenzano la scelta dei loro leaders! L’esempio di Françafrique la dice lunga sulla artificialità dell’indipendenza di molti paesi africani e sul mantenimento della loro subordinazione nei confronti degli interessi degli ex dominatori. Se necessario, all’Occidente non ripugna ricorrere alla buona vecchia diplomazia delle cannoniere. Spesso si fa in nome di principi morali che ci spiega essere fondamento della sua politica. Si tratta, proclama, di cacciare dei dittatori e di offrire a dei popoli asserviti la prospettiva di un orizzonte di libertà e di democrazia. il risultato di questo interventismo è là, sotto i nostri occhi. L’Iraq e la Libia si liquefanno sotto lo sguardo indifferente dei loro «salvatori». L’effetto domino si propaga fino alla Siria, votata senza dubbio a trasformarsi in un conglomerato di sultanati regionali in incessante stato di guerra …

medioriente

Scartiamo l’ipotesi di un accecamento dell’Occidente che l’avrebbe condotto a disconoscere gli effetti dei propri interventi. Sarebbe come accreditargli una dose d’imbecillità senza nesso con la realtà. Scartiamo allo stesso modo la tesi di una buona azione che degenera in effetti perversi. Chi potrebbe immaginare che Blair e Bush, perdendo il sonno a causa della situazione del popolo iracheno gemente sotto lo stivale di Saddam, siano arrivati a mentire spudoratamente per poter volare in suo soccorso? Questa guerra condotta contro l’Iraq è una dimostrazione della realtà del paradigma occidentale, che subordina il futuro del mondo al suo esclusivo interesse. Poco importa che interi popoli siano coinvolti nella tempesta, poco importa che centinaia di migliaia di bambini muoiano per gli effetti del lungo embargo che ha preceduto l’invasione dell’Iraq, poco importa che il futuro stesso della Terra sia compromesso da un inquinamento disastroso generato da uno stile di vita follemente consumistico. La supremazia dell’Occidente deve essere mantenuta a qualunque prezzo. Non si accontenta di far cadere i proiettili. Riveste le proprie truppe di un discorso morale, democratico, di rispetto dei diritti umani. Vuole conservare non soltanto la sua superiorità militare ma anche il monopolio dell’universalismo. I valori che promuove, affrancandosene, sono valori universali. Non ce ne potrebbero essere altri. La «comunità internazionale», è lui. Il resto del mondo non è che un fornitore di materie prime, di manodopera a buon mercato, presidiato da governanti disponibili e attenti ai desideri di colui che gli assicura di mantenerli sul trono. Ecco dunque l’immensa zona grigia alla quale apparteniamo, nella quale coloro che presiedono ai nostri destini non rispondono al proprio popolo, ma a coloro ai quali devono la loro posizioni. Riguardo all’Occidente, c’è un «loro e noi». Loro, sono quelli la cui umanità è discutibile, o negata. Anche questa negazione fa parte della matrice occidentale. È grazie a ciò che li ha potuti massacrare su larga scala, e torturare, senza che la propria coscienza e l’inossidabile fede in se stesso ne siano significativamente alterate. Massu, il Massu della battaglia d’Algeri, spiegava che la tortura sarebbe stata possibile solo per il fatto che i soldati che la praticavano avevano fra le mani non degli esseri umani ma dei «bicots», dei «ratons», dei «bougnoules»[1]. Consideriamo che la Repubblica francese non ha avuto bisogno di modificare la sua costituzione per instaurare il codice nero in Africa o il codice nativo in Algeria. Le popolazioni che li subivano formavano il «corpo d’eccezione», composto da soggetti che non hanno vocazione ad essere dei cittadini. Questa attitudine non veniva da una minoranza razzista. Era condivisa dalla maggioranza degli artisti, intellettuali, personalità politiche dell’epoca. mai rivisitata, mai formalmente rimessa in causa, la matrice essenzialista continua ad essere la bussola dell’Occidente!
palestina-perdita-terraGaza ne fornisce oggi una nuova illustrazione. Tutto è stato detto sull’orrore che conosce questa piccola striscia di terra, sottomessa a un blocco inumano da 8 anni. Non c’è bisogno di aggiungere nulla, tranne qualcosa di essenziale. Tutto il mondo ha costatato il sostegno unanime dell’Occidente ad Israele, o piuttosto la reiterazione di questo sostegno che dura in realtà da quando Israele esiste. Tutto il mondo ha constatato la singolare mancanza di empatia dell’Occidente con le vittime palestinesi, le scarsa sensibilità davanti alle morti di bambini o di neonati. A volte scivola una parola di compassione, ma seguita immediatamente da un reportage fortemente empatico con la «sofferenza» degli Israeliani che non possono stare tranquillamente su una spiaggia, darsi al surf o alla degustazione di gelati. È la matrice essenzialista che parla. I Palestinesi non hanno ontologicamente gli stessi diritti dei loro carnefici. La loro morte è nell’ordine delle cose. Quella degli Israeliani al contrario fa scandalo. Le barriere politiche cessano d’essere rilevanti quando l’essenziale, cioè la preminenza del «Noi» sul «Loro», è in gioco. La sinistra di governo francese vola in soccorso dell’estrema destra israeliana. Obama, Merkel, Hollande, Cameron, e la quasi totalità di dirigenti occidentali, ad eccezione di alcuni paesi come la Svezia o la Norvegia, dimentichino le loro divergenze per comunicare nel loro amore per Israele. Dimenticano perfino di tentare di cambiare differenziando le loro infiammate dichiarazioni dalla solfa abituale sulla necessità di trovare un accordo. Hollande arriva anche ad accusare Hamas di far naufragare il processo di pace.. Nessuno ha avvertito che non esisteva più?

Obama e Netanyahu

Che l’Occidente getti alle ortiche il suo discorso morale abituale a vantaggio della difesa incondizionata di un dei suoi non sorprende. Lo farà sempre di più, man mano che la sua leadership fin qui incontestata farà delle crepe con l’arrivo di nuovi attori. Plus desolante, invece, è l’attitudine di alcuni nostri compatrioti (algerini) che adottano gli argomenti favoriti dei sionisti. E denunciano come l’antisemitismo sarebbe ciò che alimenta le manifestazioni contro il massacro di Gaza. Allo stesso modo, insorsero contro una sorta di solidarietà automatica con la Palestina che si esercitasse a scapito del sostegno per il popolo siriano, dell’aiuto ai berberi mozabiti di Ghardaïa e, più in generale, li distogliessero dalla lotta per instaurare la democrazia nel nostro paese. Cukierman e Prasquier, dirigenti del CRIF, non dicono altro. Loro sono in pieno servizio. I nostri, invece, malgrado la loro evidente buona fede, giocano contro il loro campo. È abbastanza strano, visto le immagini atroci di corpi smembrati di bambini, immaginare che non sia contro questi assassini che i manifestanti gridano la loro collera ma che lo facciano per un antisemitismo che sarebbe inscritto nei loro geni. Questo si chiama “processo alle intenzioni” particolarmente mal riuscito dal momento in cui popolazioni senza difesa sono sotto le bombe. Ci sono anche quelli che adottano come proprio la barzelletta di “scudi umani” di cui si servirebbe Hamas per proteggersi. È l’argomento favorito d’Israele… serve a giustificare i crimini che sta commettendo. Un’altra lamentela ricorrente: “Se gli Algerini sono solidali con i Palestinesi, è per un riflesso tribale arabo-islamico”. Perché dovremmo impedirci di solidarizzare con un popolo col quale abbiamo tante cose in comune? Perché dovremmo obbedire alle ingiunzioni di chi ci ordina di disfarci di questi «arcaismi» che ci portano verso coloro che ci somigliano, soprattutto se la giustizia è dalla loro parte? Gli autori di queste critiche hanno qualcosa da ridire sul fatto che 26 dei 27 paesi dell’Unione Europea hanno voluto includere la dimensione cristiana dell’Europa nel progetto di Costituzione? Trovano normale che la Turchia, sebbene laica, sia dichiarata non gradita nell’UE perché musulmana? Niente da dire sulla solidarietà fra paesi ortodossi o fra paesi cattolici? Ultima cosa per coloro che rimproverano ai manifestanti il loro tropismo palestinese: li invito a leggere l’opera di Alain Gresh «Da cosa viene il nome della Palestina?». Vi si ritrovano le ragioni della centralità della causa palestinese, che oltrepassa la semplice questione del condividere alcuni ettari di terreno, e che ha molto a che fare con la mappa del Medio Oriente che viene ridisegnato davanti ai nostri occhi nel sangue dei bambini in Siria.

espansione

I problemi sono generalmente gli stessi del 1550. Per l’Occidente si tratta di riaffermare la propria supremazia, in un momento in cui è contestata. La regione più sensibile è questo vicino Medio-Oriente dispensatore generoso di petrolio. È dunque là che il ferro viene riscaldato e che, a grandi colpi di forbice, si fanno sparire dei paesi vecchi come il mondo. Senza scrupoli. I milioni di vittime, dirette o indirette, sono arabi o simili, «bougnouls», una specie inferiore che non vale la pena di trattare coi guanti.

Israele, fin dalla sua nascita, si è definita come una «cittadella avanzata della civilizzazione». È il nuovo Cortés, incaricato di far regnare la legge dell’Occidente su questa terra che avrà in precedenza spogliato della sua popolazione col massacro o l’addomesticamento. Essere solidale con la Palestina oggi, significa battersi contro questa prospettiva e impegnarsi per una democrazia mondiale nella quale l’uguaglianza tra gli uomini, tutti gli uomini, diventerà la regola….

dal blog di Brahim Senouci (Le Quotidien d’Oran, 24 luglio 2014)

 

[1] “capretti”, “topolini”, “piccoli carbonai”. Tutti dispregiativi per indicare i nordafricani.

 

   Questo testo può apparire debole e rinunciatario – ma rappresenta la mia condizione di impotenza attuale rispetto a come l’occidente sta gestendo l’arroganza e la falsità delle tesi israeliane: un regime teocratico e sanguinario, violento e determinato allo sterminio, che non ha nessuna opposizione da parte dei governi “occidentali”. Davanti a ciò che succede a Gaza sono disperato e impotente: oggi non potevo scrivere un testo differente da questo, anche se avrei voluto farlo.

scarica il testo in italiano

   This text may appear weak and renunciative – but it represents my current state of helplessness with respect to how Western civilization is managing the arrogance and falsity of the Israeli thesis: a theocratic bloody regime, violent and determined to exterminate, which has no opposition on the part of  Western governments. Before what is happening in Gaza I’m desperate and helpless: today I couldn’t write a text different from this one, even if I wanted to. 

download the text in English
translated by Jack Hirschman

Alberto Masala: testo e voce
Marco Colonna: clarinetto basso e FX

1

 questo film racconta la terribile storia del sionismo molto bene

The zionist story sottotitolato in italiano

Un film indipendente di Ronen Berelovich è la storia del sionismo e dell’applicazione pratica di questa ideologia nella creazione dello stato di Israele. La pulizia etnica, il colonialismo e l’apartheid usati verso la popolazione palestinese per produrre uno stato ebraico demograficamente “puro”. Ronen Berelovich è un cittadino israeliano e ha fatto anche parte dell’esercito israeliano come riservista, esperienza che gli ha mostrato l’occupazione in prima persona.

Progetto d’arte in solidarietà con la Resistenza di Gezi Park – Istanbul

Ideazione: Fabiola Ledda e Ryta Kes
Coordinamento: Alberto Masala
Musica: Noise Of Trouble

INTERNATIONAL SOLIDARITY with OCCUPY GEZI


da un’idea di Fabiola Ledda e Ryta Kes
thanks for the LOGO to Ronny Pushpin

#ArtistsForResIstanbul

Direnişi ile dayanışma içinde sanat projesi Gezi Parkı

  Progettu de arte pro solidaridade cun sa resistentzia de su Parcu Gezi
      Projecte d’art en solidaritat amb la resistència del Parc Gezi
         Progetto d’arte in solidarietà con la resistenza di Gezi Park
            Art project in solidarity with the resistance of Gezi Park
               Kunstprojekt – Solidarität mit dem Widerstand der Gezi Park
                  Proyecto de arte en solidaridad con la resistencia del Parque Gezi
                     Πρόγραμμα Τέχνης – αλληλεγγύη με την αντίσταση του Gezi Πάρκο
                        Art projet en solidarité avec la résistance du parc Gezi


#ArtistForResIstanbul #direngezi #occupygezi #resIstanbul #OpTurkey #occupyturkey #direntürkiye #duranadam #delilimvar #polisevinedön #direntaksim #direnkızılay #direnali #uyantürkiye #bubirsivildireniş #şiddeteson #receptayyiperdoğan #YunusEmre #direnduranadam #durankadin #kızıldayanışma #direndersim #boykot #direnankara #direnizmir #direncarsı #direnadana #direneskişehir #hepmizçarşıyız #Mevlana #direnbursa #direnlobna

Devrimci 90 KusagiInternational solidarity with OCCUPY GEZI T.C Çapulcular

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Devrimci 90 KusagiInternational solidarity with OCCUPY GEZI


dedicato alla grande dignità di Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi

Dedico a te, Patrizia, al tuo coraggio e alle tue lacrime di dignità, questo testo ispirato dalla Ballata delle madri di Pier Paolo Pasolini (leggetela qui) . S’intitola “Domandati che madri abbiano avuto”. Ricalco la stessa struttura della poesia di Pasolini per riscriverlo, rispondendogli e riattualizzando il canto, e così portarlo ai giorni nostri. Per pudore e riservatezza in tanti anni non avevo mai pubblicato un mio testo poetico su questo blog. Ma l’indignazione e le tue lacrime mi hanno spinto a farlo. Chiedo comprensione…

domandati che madri abbiano avuto

A Pier Paolo Pasolini

In ricordo di Carlo Giuliani, Francesco Lorusso, Giorgiana Masi, Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi …

Quaggiù nell’assenza dei poeti
in queste strade a loro sconosciute
mi sto adattando agli ultimi presagi.
Solo. Finisco i versi. Ascolta il suono…
il grido del nemico nell’orecchio.

Ascolta… guarda…
quando evoca i riflessi di tragedie
non ha colpe lo sguardo…

Quaggiù nell’assenza dei poeti
il potere è vigliacco nella storia.
Poliziotti che corrono sfrenati
senza una pausa, per frenesia infinita.

Che vista hanno negli occhi?
Da dove sono nati? Hanno una madre?
Tu ne cantavi la semplicità.
Dimmi… lo chiedo a te…

La povertà
ne malediva le generazioni, tu
li chiamavi ragazzi
con accorata tenerezza cieca.

La rabbia è la paura di miseria…
È soggezione d’ignoranza…

Cresciuti in spazi stretti
nel nulla imprigionato che si scontra
con le pareti del suo stesso nulla,
costretti in repressioni familiari
di città epilettiche e razziste,
di dottrina dell’ordine e bisogno,
di religione e fanatismo ostile.
La radice cristiana mai estirpata
in loro sta, pietrificata, inerte.

Hanno avuto una madre?

Madri vili…
i volti modellati da un destino
che così può sfamare le apparenze
del giudizio che avanza confortante
e che valuta e impone la misura.

Madri mediocri…
i volti oppressi, addestrati a ubbidire,
a spostare all’indietro le parole,
soffocare l’urgenza di irruzioni
ed espellere i resti dell’amore.

Madri servili…
Volti d’argilla, quando il tempo è un velo
che acceca nella triste assuefazione
la noncuranza per chi è condannato
o sia infettato da un semplice male.

Madri feroci…
Volti domati, schierati sullo sfondo
della scena, tra squilli di fanfare,
che ripetono insulti ad alta voce
e sparano agli estranei, e invocano la legge.

Vili, mediocri, servi… feroci
i loro figli colpiscono altri figli
come orda di bestie
come branco famelico che sbrana
ogni preda isolata.

Quando vanno trionfanti a devastare
saziati dalla loro stessa lingua
livida di fascismo e manganello…
domandati che madri abbiano avuto.

Qui ancora ci illudiamo in ribellioni
bisbigliando la stessa cantilena
con litanie imprudenti, che da anni
cominciamo da capo all’infinito
mentre qualcosa di finale pesa,
risuona e batte sulla città Superba
a cui lavarsi non pulirà le tracce.
Il suo paesaggio ne riascolta il suono
Genova, incancellabile per sempre.

Qui non ho vie di fuga: resto
visibile…   evidente…     differenza…
Ancora non ci siamo allontanati.
Il mio scrivere si getta sulla vita.

Vengo dalla terra di Gramsci.
Proprio lui ci ha insegnato che la lotta
può somigliare alla felicità
e l’incertezza rivoluzionaria
ci nutre i dubbi dell’intelligenza.

Oggi
è coperta di sale questa terra
dove anche gli operai
si son fatti traditi e traditori.

Quaggiù, nell’assenza dei poeti
resto, sospinto da inverse traiettorie.
Un poeta bastardo, o con la schiena rotta,
non si riscalda al loro conformismo.
Resto: sebbene quel pensiero ti abbia ucciso
uccidendoti ancora.

Nel tribunale
col crocefisso della legge al muro
lo chiameranno equivoco, il futuro.

Bologna, 19 ottobre 2012

risposta del giorno dopo ai discorsi del giorno dopo

Eh, no… signora Cancellieri! Non sono parole in libertà! Quelli sono fascisti. Come la grandissima maggioranza degli appartenenti alle forze dell’ordine, di qualsiasi tipo, genere, ordine e grado. Fascisti veri e molto pericolosi, che, vigliaccamente tutelati da una divisa, agiscono con la mentalità da ultrà, da banda organizzata, da cosca, da squadraccia. E lo sono perché così sono stati selezionati, arruolati, addestrati da 65 anni a questa parte. Lo sono perché sono abituati all’impunità dell’arroganza, della prevaricazione, della violenza. Lo sono perché calpestano le leggi, ignorano la costituzione, stanno per definizione dalla parte dei padroni e mai degli umili. Potrei portarle centinaia di testimonianze personali che mi inducono a pensare così. Lei li copre, minimizza, li protegge. Come da sempre ha fatto il Potere in questa Italia così reazionaria. Se sono così è perché li avete voluti così.

E se qualcuno tra loro non fosse così… bene, sia il benvenuto, onore e rispetto a loro ed al  prezioso lavoro che svolgono onestamente. Spero sinceramente che diventino sempre di più e caratterizzino diversamente il loro servizio. Hanno la mia solidarietà. Questo discorso non è rivolto a loro, dunque non devo nemmeno delle scuse. Ma lei, per favore, spinta dal suo entusiasmo istituzionale, non venga a raccontarci fole insostenibili … non è credibile.

e per non dimenticare…

(video da Repubblica.it)

Sono circa 40 i minatori uccisi dalla polizia in Sudafrica.

Notizia secondaria sui giornali italiani, data con una tranquillità ed una freddezza agghiaccianti. La mentalità neo-liberista ha annichilito ogni capacità reattiva delle coscienze occidentali. Dove siete? Di cosa vi state occupando oggi? Cosa rompe la vostra sporca tranquillità?

Questa è anche la prova tangibile che la polizia, in tutto il mondo, sta sempre dalla parte dei padroni – e che i padroni, a lasciarli fare, rivelano facilmente il loro lato sanguinario.

Sono troppo lontani perché ce ne occupiamo?

Come si fa a boicottare la LONMIN, la compagnia INGLESE che sfrutta quei lavoratori e che ha a disposizione la polizia ASSASSINA del governo sudafricano? Bisognerebbe agire sulla Gran Bretagna, il paese delle Olimpiadi felici… che grondano sangue.

Il colonialismo in Sudafrica non era finito? Non era questo il paese di Mandela, di Tutu…? The Rainbow Nation è un regime fascista che protegge gli interessi delle compagnie occidentali sterminando chi si oppone. Sarebbe ora di sottoporli ad una moratoria internazionale ed alla sorveglianza da parte dell’ONU.

Questa è una delle più grandi stragi sul lavoro degli ultimi due secoli. Perché i lavoratori italiani non sono già in sciopero?

BOYCOTT GREAT BRITAIN TO THE UTMOST

Io sono in lutto. Dunque siete pregati di non invadermi la bacheca con sciocchezze…

(video da Al Jazeera English)

 

un commento di Raphael d’Abdon:
Personalmente ho sempre considerato il “Nuovo (???) Sudafrica” un regime fascista, abilmente imbellettato ed incipriato dai media, e celato dietro la sottile maschera della “Rainbow Nation”. L’ho sempre detto e scritto pubblicamente, e in più di un’occasione ho pagato le conseguenze per queste mie posizioni politicamente “poco corrette”. Mi duole constatare che, purtroppo, non stavo parlando a vanvera.
Da oggi in poi chi utilizzerà il termine “democrazia” associato a “Sudafrica” dovrà assumersi la responsabilità politica e morale delle proprie azioni.
Un giorno tristissimo per questo splendido Paese e per il suo martoriato popolo: la mia unica speranza è che questa carneficina “democratica” serva perlomeno ad aprire gli occhi di chi ancora si ostina a non vedere (o far finta di non vedere) ciò che è, da anni, sotto gli occhi di tutti, e che contribuisca finalmente a spostare il dibattito internazionale su questo Paese verso orizzonti di critica più adeguati di quelli attuali. Se mai è esistita una “Rainbow Nation”, oggi abbiamo assistito al suo funerale.
Un triste abbraccio a tutti,
r.

“Le dichiarazioni del ministro delle risorse stamattina erano, ovviamente, agghiaccianti. Assolveva la polizia e accusava i manifestanti (che guadagnano 400 euro al mese) di aver trasgredito la legge e non aver rispettato la prassi sindacale. Ricordo che in Sudafrica il sindacato più potente, il Cosatu, è una delle tre “gambe” dell’ANC (la cooptazione dei sindacati è un’altra caratteristica tipica degli stati fascisti)”.

17 agosto – Donne protestano per la morte dei 34 minatori uccisi dalla polizia in Sudafrica. (Foto: Siphiwe Sibeko)

Comunicato delle mogli, sorelle e figlie dei minatori: “We have joined our husbands in their bid to earn a living wage. We cannot take this thing anymore. We are joining them in their fight; we are the ones who suffer at home because of the peanuts that our husbands earn.”

Traduco: “Siamo insieme ai nostri uomini nel loro tentativo di guadagnarsi un salario di sussistenza. Non possiamo accettare più questa cosa. Li stiamo sostenendo nella loro lotta; noi siamo quelle che da casa soffrono a causa delle noccioline (il salario da fame) con cui vengono retribuiti i nostri mariti”.

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RICEVO UNA POESIA DA RAPHAEL D’ABDON

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walking to school

in marikana
i have seen black children staring
at their fathers’ lifeless bodies
on their way to school.
stale blood clots under their
perfectly polished shoes.
at school
all the teachers were in their place.
cosatu did not call no general strike.
what for?
the english teacher was crying.
the math teacher was drunk, as usual.
the history teacher spoke about the new constitution.
the geography teacher spoke about the richness
of south africa’s soil.
in the nymex
the platinum futures shot up
to unprecedented levels,
still
most kids at lunch break
had no food in their scaff tin.
with empty stomachs
they all sang nkosi sikelel’,
then went back home.
their fathers’ corpses were still there.
just a little colder.

19 august 2012

andando a scuola

a Marikana*
ho visto bambini neri fermarsi a fissare
i corpi senza vita dei loro padri
sulla strada della scuola.grumi di sangue stantio sotto
le loro scarpe perfettamente lucidate.

a scuola
tutti gli insegnanti erano al loro posto.
il COSATU* non aveva indetto alcuno sciopero generale.
e per cosa?

l’insegnante di inglese piangeva.
quello di matematica era ubriaco, come sempre.
quello di storia parlò della nuova costituzione.
l’insegnante di geografia della ricchezza
del suolo sudafricano.

al Nymex*
le quotazioni del platino schizzavano
a livelli senza precedenti,
ma
la maggior parte dei bambini alla pausa del pranzo
non aveva cibo nei cestini.

a stomaco vuoto
tutti insieme hanno cantato Nkosi Sikelel’,*
e poi sono tornati a casa.

i corpi dei loro padri erano ancora lì.
solo un po’ più freddi.

 

19 agosto 2012
(trad. Alberto Masala)

 

*Marikana – luogo della miniera e della strage
*COSATU – centrale governativa dei sindacati
*Nymex – la borsa dei metalli preziosi
*Nkosi Sikelel’ – inno nazionale sudafricano

 

i miei fratellini di scoglio… da tempo ci vogliamo bene… da tempo collaboriamo… da tempo sostengo che la loro arte è ciò di cui si ha bisogno. Oggi più che mai. Grazie a Zianu, grazie a tutti loro

StranosElementos   –   Az.Namusn.Art

NOI TENIAMO ANCORA!

SARDEGNA

sindrome Golfo-Balcani-Quirra

veleni di guerra, omicidi di Stato

Il RUOLO DELL’EUROPA

L’assenza di certezze scientifiche non deve servire da pretesto per ritardare l’adozione di misure” (ONU, protocollo di Rio 1992).

L’interesse nazionale cede di fronte al superiore interesse pubblico costituito dalla tutela della salute (…) che va protetta contro ogni iniziativa ostile da chiunque provenga e con la conseguenza che ha anche una valenza incondizionata. La tutela comprende le ipotesi in cui i rilievi scientifici non hanno raggiunto una chiara prova di nocività” (sentenza del TAR Sardegna di sospensiva all’installazione dei radar, 6/10/2011).

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività” (art 32 Costituzione italiana).

  Ancora »

 

Ho sempre sostenuto – e la storia mi ha sempre dato ragione – che scrivere un libro di prosa o poesia – sia pure bello, giusto, necessario, geniale… non solo non santifica nessuno, ma può essere fatto anche da persone che, nonostante questo, poi restano nella loro insipienza, imbecillità, miseria personale o addirittura persino la aggravano (dato che il narciso non agisce mai gratuitamente). La storia letteraria italiana di tutti i tempi trabocca di simili esempi, e, anche oggi, c’è chi fa di tutto per non smentirla. Oh, non tutti così, naturalmente, ma la maggior parte sì. Il “grosso” fra loro si allinea, diventa opinionista, addirittura si arruola e dice coglionate pericolose. Stavolta tocca a Roberto Saviano, del quale ho molto apprezzato, sostenuto, creduto necessario ed importante “Gomorra” – (ora dovrebbe però scriverne un altro per capire se quello è davvero il suo mestiere… purtroppo sono tempi di one book show: altra caratteristica degli scrittori odierni è la sveltina).

Ma arriviamo al punto: da sempre dico che essere ebrei non significa essere sionisti. Sarebbe come dire che la nazionalità italiana automaticamente ti arruola nel PDL. I sionisti sono fascisti che stanno perpetrando un genocidio nei confronti del popolo palestinese. Indossando la maschera del terribile dramma dell’Olocausto sono diventati simili ai loro aguzzini nazisti. Ma ho scritto molto su questo e non voglio ripetere qui: rimando a questo blog dove, digitando Israele nella finestrella in alto a destra “cerca nel blog”, compariranno decine di articoli sulla questione ed informazioni sull’attività degli Ebrei antisionisti.

Stavolta io non dico niente. Guardate il video messaggio  dell’attivista per i diritti umani Vittorio Arrigoni che risponde da Gaza alle dichiarazioni di Roberto Saviano rilasciate durante la manifestazione sionista di Roma “Per la verità, per Israele”.