05. Marzo 2008 · Commenti disabilitati su sonetàula · Categorie:blog news, d'arte, di Sardegna · Tag:, , ,


Salvatore Mereu presenta il nuovo film Sonatàula tratto dal bellissimo romanzo di Giuseppe Fiori
non l’ho visto… ma, conoscendolo, penso sia sicuramente bello
io ci vado… vi invito a fare altrettanto
per sostenere questo lavoro di Salvatore e dare coraggio alla sua ricerca poetica, è importante andarci subito, nel primo week-end di programmazione

a ateros menzus Meré… comente ti pregas


Con il successo di critica ottenuto al Festival di Berlino
sonetàula di Salvatore Mereu il 7 marzoarriva nelle sale italiane.


Oltre che in tutta la Sardegna, il film sarà programmato a

Bologna – Odeon
Milano Eliseo
Firenze Fulgor
Roma Quattro Fontane
Torino Fratelli Marx

Dopo Ballo a Tre Passi – vincitore della Settimana della Critica a Venezia e del David di Donatello per la migliore Opera Prima – Salvatore Mereu torna sul grande schermo con un film interamente ambientato in Sardegna. Tratto dal libro di Giuseppe Fiori (Einaudi), è la storia di Sonetàula, un ragazzo di quattordici anni che si da al banditismo per reazione all’allontanamento forzato del padre.

Parlato in sardo, il film è sottotitolato in italiano.

“La conferma di un talento capace di rievocare con tutta la sua forza poetica la Sardegna arcaica e a volte feroce di un vicino passato.”

Fabio Ferzetti – Il Messaggero

Occupati con il tira e molla patriottico su Caos calmo, molti hanno perso un altro film di straordinaria bellezza: Sonetàula, del sardo Salvatore Mereu, proiettato nella sezione Panorama. In quasi tre ore di un’intensità folgorante, il film racconta la storia di Zuanne, conosciuto anche come Sonetàula, un giovane pastore che si trova solo quando il padre viene mandato al confino da Mussolini. Sonetàula si rifugia nel banditismo come unico relitto di un mondo puro e arcaico che gli sta sfuggendo di mano. Con questo film Mereu non cita il neorealismo, lo reinventa.

Lee Marshall – Internazionale, 22 febbraio 2008

Luciana Serra per il canto

Diana Damrau per la presenza scenica e la recitazione

ecco la divina… perfetta… mai sopra le righe…

Robin Schlotz per la sua mostruosità
https://youtube.com/watch?v=F9ijwfRTv0o

e questo…?

ma questa è la più bella

>

la miglior commemorazione di Pavarotti – fuori dal coro, lontana dal rimbombo oppiaceo dei media e delle istituzioni – è firmata da Giordano Montecchi, l’ho trovata sull’Unità e vale la pena di leggerla

mi è piaciuta perché rende giustizia al Pavarotti cantante d’opera (1960/1980 circa) e non si lascia incantare dal Pavarotti successivo (dal 1980 in poi), quello mediatico, che, poverino, aveva quasi smesso di cantare… o, comunque, non lo faceva più sul serio.

volete un esempio? eccolo con la Sutherland in “che mi frena in tal momento” dalla Lucia di Lamermoor



nella foto Luciano Pavarotti, Joan Sutherland, Spiro Malas
in “la Figlia del Reggimento” di Gaetano Donizetti (1966)
dunque – nonostante tutto –
sta per cominciare la terza edizione del


AsuniFilmFestival
cinema nelle terre di confine

diretto da
Antonello Carboni


quest’anno è dedicato alla cinematografia Curda
clicca sul banner e trovi il programma

Niente. Nessun segnale. Neanche un soldo.

Cari amici, ho aspettato a ringraziarvi della vostra presenza solidale in attesa di segnali più concreti.
Ed ora sono arrivati: segnali di silenzio. Che nei codici comunicativi della politica, soprattutto in Sardegna, sono segnali di alterigia e disprezzo.
Per il nostro progetto? Non credo. Neppure lo conoscono… potrei sbagliarmi, ma sono convinto che non l’abbiano mai guardato.
Qualcosa di personale? Molto difficile. A scanso di malintesi involontari, non ho dati per pensarlo. Chi, come noi, procede alla luce del sole, normalmente non si aspetta di avere nemici.
Segnale politico? Impossibile: un’idea basata sul riscatto di una zona interna con progetti artistici e culturali non può essere politicamente sbagliata. Per nessuno che dica di governare.

Comunque, ciò che abbiamo ottenuto è silenzio… Nessuna risposta… Nulla…

Un silenzio accidioso? inerte? Non più… no: è ormai diventato astioso e punitivo. Perché?

Un detto popolare indicherebbe chiaramente la direzione in cui rivolgere lo sguardo:addaghi l’iscumbatas cun su giagu bi ‘essit soru meda e casu pagu (quando finalmente tenti di quagliare, viene fuori molto siero e poco formaggio)…

Dunque, per non lasciarmi trasportare da sfumature devianti, ne deduco che: avendo provato a quagliare da ben quattro anni e vedendo che si ottiene poca sostanza, mentre sempre più si evidenzia la figura decisionale del Presidente Renato Soru, provo ad indirizzargli il seguente messaggio.


Egregio Presidente,

visti i risultati negativi del nostro rapporto con le Istituzioni da Lei rappresentate, tento con questo autodafé di analizzare le mie mancanze, le chiedo anticipatamente scusa, spero vivamente di essere da Lei perdonato.

Forse ho mancato geograficamente.
Ma la distanza non può essere un parametro… Marcello abita a pochissima distanza da casa mia, eppure fa il progetto di Gavoi… e, per essere precisi, in linea d’aria io sono più vicino di lui alla Sardegna di almeno tre o quattrocento metri. Mi favoriscono anche i sensi unici: ci metto un po’ meno ad arrivare in aeroporto. Non parliamo poi di Paolo: lui abita addirittura un quartiere più in là. Se ragionassimo così, dovrebbe organizzare Berchidda in Veneto. E poi, nonostante una Entità Perversa cerchi di impedirmelo (ma prima o poi scopriremo chi è…), io sto ostinatamente cercando di tornarmene in Sardegna.

Allora ho mancato socialmente.
Ma anche qui la colpa non è mia: ho la consapevolezza di non essere adatto per stare a corte. La colpa è di mia madre, che mi ha condizionato fin dalla nascita dicendomi:Ricordati: noi non dobbiamo niente a nessuno. Tutto quello che vedi qui viene dal lavoro di tuo padre“.
E come può crescere un bambino allevato in maniera così distorta? Se poi si aggiunge che vengo dalla cultura dell’interno, pastori… gente senza padroni che, almeno ai miei tempi, non chinava mai la testa… Non mi si può imputare le colpe di una società così fatta… Sarebbe come rimproverare ad un viado brasiliano di essere cresciuto per strada. Che colpa ne ha? Io sono nato lì. Fra i duri sardi dell’interno. Ormai è troppo tardi per porvi rimedio. Mi perdoni… Ho anche provato a correggermi, ma senza riuscire.
Le racconto un episodio chiarificatore.

Una quindicina d’anni fa la mia agente, agendo (per questo si chiamano agenti) sui miei sensi di colpa, mi convinse che un poeta deve frequentare i salotti, stare con la gente che conta. Se non lo fa, non esiste, e la poesia ci perde. Io, sebbene scettico, dubbioso, titubante… ma volonterosamente spinto dal senso del dovere… accettai un invito.
Una bellissima villa sui colli, salone con caminetto centrale aperto su due lati (le passo un’idea d’arredamento). Un pranzo pantagruelico: già agli aperitivi ero satollo. Se aggiunge il fatto che da trent’anni non pranzo più se non per dovere di cortesia… può immaginare in quali condizioni mi trovavo. Stordito dai fumi dell’alcool (almeno dieci assaggi di vini diversi) e devastato dall’assalto spietato dei succhi gastrici, dopo le innumerevoli portate cominciai a sentire la palpebra pesante. Ebbene: un qualche Lucifero aveva predisposto proprio dietro le mie spalle la sedia a dondolo padronale. Un trono enorme, ottocentesco, davanti al camino scoppiettante. Vi caddi quasi privo di sensi e dormii profondamente per almeno tre ore disattendendo completamente le aspettative dei numerosi ospiti che avrebbero voluto un poeta attivo, compiacente, divertente, à la page, all’altezza della situazione. Ma, come lei certamente sa, per definizione carmina non dant panem. E se il poeta non è allenato al pane, s’immagini al companatico! Il disastro era completo: spero almeno di non aver russato.
A mia discolpa devo dire che i cortesi ospiti non facevano niente per tenermi sveglio. Un dato ormai verificato è che la noia e la banalità pervadono i consessi di chi, troppo preso ad accumulare danaro e potere, non ha avuto tempo per coltivare lo spirito. Non bisogna fargliene una colpa, ma – par condicio – chiedo che non venga nemmeno fatta una colpa a chi, come me, a corte si annoia. Ci ho provato: non ci riesco. L’agente mi mollò quel pomeriggio stesso senza nemmeno salutarmi. Da allora, per non ripetere la brutta figura, evito tutte le corti e frequento solo persone che intellettualmente riescono a tenermi sveglio.

Presidente, mi appello alla sua comprensione: gli Asunesi non devono pagare per me, non hanno peccato. Non sanno nemmeno di questa lettera. Punisca solo me: decida come devo comportarmi per sanare il mio deficit di adattabilità sociale e proverò a farlo. Ho tanta buona volontà.
Poi, se Le rimarrà tempo, umilmente Le parlerò anche di progetti… Scusi ancora se ingenuamente ho avuto la presunzione di pensare che, come lasciava intuire il suo programma elettorale (da me apertamente sostenuto), finalmente si potesse partire dalla dignità delle idee….
Non so proprio stare a corte.

Prima di congedarmi, le chiedo un segnale di magnanimità, ne ho davvero un urgente bisogno:
sto per andare a San Francisco, invitato ufficialmente dal Sindaco Gavin Newsom. Sarò la Sardegna nel Festival Internazionale di quella Capitale mondiale della poesia. Senza il Suo benevolo sguardo su di me, mi sento inadatto… Già da molti anni rappresento immeritatamente la Sardegna in contesti internazionali. Ormai ho paura di essere sfuggito al Suo paterno controllo. Mi sento solo… La prego, mi aiuti a riprendere coscienza della realtà: mi affianchi qualcuno di Sua fiducia, magari proprio chi abitualmente Le riferisce del PROGETTO ASUNI… quella mente illuminata mi insegnerà a comportarmi nel consesso degli umani.

Se non lo farà, mi avrà sulla coscienza.

Con deferenza,
Alberto Masala
rogo – inquisizione iberica

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i siti che hanno ripreso la lettera – li ringraziamo moltissimo
agli altri non presenti in questa lista, che non abbiamo individuato o non ci sono stati segnalati, chiediamo scusa

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ps. – da alcune reazioni telefoniche mi accorgo che dei passaggi potrebbero essere malintesi. Credevo non ci fosse bisogno di chiarire che:
  1. auguro LUNGA VITA a Marcello e Paolo ed ai festival di Gavoi e Berchidda! Non solo non sono geloso, ma sono SINCERAMENTE felice che procedano bene. Ci mancherebbe…!!!
  2. sto parlando di progetti che da QUATTRO ANNI esistono e non trovano udienza da parte di chi ha il DOVERE politico e amministrativo di conoscere. Ci piacerebbe portare le istituzioni ad un tavolo di confronto sul PIANO DI SVILUPPO del territorio – ASUNI HA FATTO SCELTE IMPORTANTI – il problema dei finanziamenti viene dopo.
  3. NIENTE DI PERSONALE col Presidente Soru o col governo regionale, ma cosa c’è di sbagliato nel cercare di proporre un metodo politico aperto e corretto su un progetto di cui dovrebbero andare orgogliosi e che invece stupidamente ignorano?

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Asuni è un comune di 397 abitanti al centro della Sardegna

l’Amministrazione comunale, guidata dal sindaco Sandro Sarai,ha votato che la destinazione produttiva del paese sia la cultura

per chi non conosce il PROGETTO ASUNI ecco qui uno schema MOLTO sintetico

clicca sull’immagine per ingrandire

agli amministratori, al pubblico

ASUNI 2007
festa della letteratura e delle arti
(Parole e visioni intorno al viaggio)


quarto anno: la sussistenza

Siamo al quarto anno: quello della transizione. Dopo tanta attività, proposte progettuali, presenze artistiche rilevanti… dopo tanto dispendio di energia produttiva, ancora non abbiamo la certezza di poter proseguire: non siamo entrati nel piano dei finanziamenti regionali, sussistiamo in maniera precaria, non ci è dato di progettare con tempi che rispettino la coerenza di un programma e la lungimiranza di uno sguardo non occasionale.

Eppure finora, grazie all’investimento professionale della direzione, agli sforzi esemplari dei volontari e delle Associazioni, a un impegno davvero grande dell’Amministrazione Comunale (che, ricordiamo, ha destinato il paese di Asuni alla produzione di cultura) ce l’avevamo fatta. Il primo anno l’idea guida era quella della migranza, il secondo della appartenenza, il terzo della memoria.

Quest’anno il tema portante sarebbe stato il confronto fra cultura metropolitana e rurale, le nuove tribalità urbane e quelle tradizionali, la relazione ideale fra le due periferie: quella dei grandi centri e quella geograficamente decentrata.

Ma abbiamo dovuto rinunciare all’idea prevista.

Ancora una volta non sono arrivati finanziamenti. Poeti e scrittori, artisti visivi con progetti specifici, musicisti, performers, attori, laboratori… niente di tutto ciò è stato visto o valutato di livello adeguato dagli operatori pubblici della cultura.

Questo non ci offende – non si installa artificiosamente uno sguardo in chi non lo coltiva – ci lascia soltanto una profonda amarezza che viene dal riconoscere un’assenza di attenzione, una superficialità da parte di chi dovrebbe rapportarsi con la sostanza delle idee, mentre sconfortevolmente ancora non è capace di distinguere un progetto da una kermesse, un pensiero da un atto che non ha altro valore che quello di attingere in maniera puramente tecnica alle agende dei promoters di spettacolo.

Due anni fa, per il convegno di Ghilarza, facemmo arrivare una lettera al Presidente Soru chiedendogli di riflettere sulla questione, di voler differenziare lo spettacolo dalla cultura, di saper riconoscere i progetti… Un’idea che probabilmente gli apparteneva, o da cui attinse immediatamente senza citare la fonte, dato che aprì il convegno sulla cultura esprimendo il medesimo concetto. Ebbene: da allora niente è cambiato.

Intanto noi procediamo nella sostanza tralasciando, forse troppo colpevolmente, di coltivare amicizie politiche che ci possano rendere il cammino più agevole. Ma il nostro stile è quello di pretendere un confronto aperto sui progetti e non rinunceremo ad imporre questo paradigma fondamentale. Siamo certi della nostra differenza, della qualità delle idee. Riconsegnamo il problema della capacità di uno sguardo sull’intelligenza a chi istituzionalmente dovrebbe assumerne l’incarico: sta a loro essere capaci di vedere, non a noi di pietire finanziamenti che crediamo dovuti.

Quest’anno aprirà LOGOS (luoghi, pensiero… il pensiero dei luoghi), un Centro residenziale di produzione artistica e progettazione culturale. Un ulteriore passo nell’affermazione di dignità di un villaggio dell’interno che decide di produrre cultura. E qui ripetiamo lo slogan che ci ha condotti finora e che qualifica l’etica di un progetto-guida (non siamo noi a definirlo così) in un rapporto reale ed equilibrato col territorio secondo un modello di sviluppo sostenibile per conservare dignità, coscienza etica e tensione partecipativa nei suoi abitanti.

LOGOS produrrà e distribuirà le sue produzioni (musica, arti visive, letteratura) di livello internazionale. Un corso di formazione farà crescere competenze e professionalità gestionali in alcuni giovani della zona. Rinviamo le informazioni a fra poco, quando il discorso si farà concreto.

Intanto il Progetto Asuni resiste, Asuni FilmFestival è alla terza edizione ed i cantieri procedono: nuovi servizi, il recupero delle strutture abitative e di accoglienza – la miracolosa nascita di 120 posti letto in un paese di 397 residenti – fanno sperare e producono nuovo coraggio. La rete dei rapporti con la zona si estende come avevamo annunciato: cominciamo a pensare di poter offrire servizi al territorio.

Caro pubblico di Asuni, siete cresciuti con noi, ci avete sostenuto, gli artisti che abbiamo ospitato in questi tre anni sono ripartiti commossi dall’accoglienza e toccati da un ascolto preparato e profondo che ormai ha raggiunto livelli di eccellenza. Quest’anno vi chiediamo di comprendere: senza finanziamenti non si può programmare e noi vi abbiamo abituati ad un’offerta culturale attenta, non casuale. È troppo tardi per attuare il progetto di arti visive, tante altre cose mancheranno, soprattutto la coerenza che ci ha sempre distinti. L’unico punto su cui non arretreremo è la qualità delle proposte. Ma sappiate che è un anno di passaggio, dimostrativo, non programmato, di sussistenza appunto. Se arriverà un tardivo finanziamento, faremo festa insieme, come sempre, alle Domus de Janas, nelle lollas, all’anfiteatro.

Con la speranza che la Sardegna riesca a decolonizzarsi ed a produrre pensiero dell’arte e della cultura in modo non subordinato.

sperando di riabbracciarvi anche quest’anno

la popolazione di Asuni
Sandro Sarai, il sindaco
Alberto Masala, il direttore artistico

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i siti che hanno ripreso la lettera – li ringraziamo moltissimo

l’altra voce (Francesca Falchi)
auroratomica (Francesca Falchi)
Michela Murgia
Sorelle d’Italia (Michela Murgia)
Smemoranda.it (Antonio Incorvaia)
Oristanesi.it (Marco Piras)
nakkiolo (Matteo Miavaldi)
emigrati sardi
su barralliccu
spettacolo sardegna
CUEC (Mario Argiolas)
Patrizia Caffiero

agli altri non presenti in questa lista, che non abbiamo individuato o non ci sono stati segnalati, chiediamo scusa

 


segnalo una mostra di Fabiola Ledda

Caminetti – Fabiola Ledda © – riproduzione non consentita


a cura di Simona Campus e Maria Francesca Lisci

il cui progetto è fra i due selezionati nell’ambito del Master in Management per Curatore nei Musei d’Arte e Architettura Contemporanea


venerdì 20 aprile 2007 ore 18:30

Coordinate dell’evento ViaTacendo


Date: 20 aprile – 11 maggio 2007
Conferenza stampa: venerdì 20 aprile ore 17.30
Inaugurazione: venerdì 20 aprile ore 18.30
Presso: Sala Petruccioli, Facoltà di Architettura Valle Giulia, Università di Roma “Sapienza” Indirizzo: Via Gramsci 53, 00197 Roma
Orari: dal lunedì al venerdì ore 11:00 – 19:00

Info, ufficio stampa:


ingresso libero

In occasione dell’inaugurazione sarà distribuito il catalogo della mostra

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23 gennaio 2007, ore 21
Arena del Sole – Sala Grande
via Indipendenza 44, Bologna

“Poi venne il diluvio dei corpi. Il seme dell’universo. La terra franava sotto i piedi, tutto si allagava dal basso. Solo il buio si fece terra del sogno. Ogni cosa fu la farfalla di un giorno. L’onda specchiava il tradimento e fece di ogni parola un gesto. Così piovve dal buio e marcirono foglie nelle stanze – ha finestre disabitate tutto quello che ci riguarda -. Poi venne l’alba senza pazienza. La luce senza ombre delle sale operatorie. E quell’uomo si edificò fra costola e costola case di dolore, giardini dello sgomento. La paura cadde dalla sua fronte come neve nera. E dal fango sbocciarono colombi – riemersero colombi dal buio della terra -. Non dal cielo ma dall’abisso, non dall’altissimo ma dal profondo desiderò l’immensa madre. Nel petto un rumore di tortore è quanto resta dell’antica bestia”

Giancarlo Sissa
(nella foto)


Bestie è la nuova creazione del Teatro delle Ariette, con la collaborazione dei poeti Giancarlo Sissa (scrittura) e Stefano Massari (immagini e ambienti sonori). E’ una produzione indipendente, cioè interamente immaginata, gestita, organizzata, amministrata e realizzata dal Teatro delle Ariette. Agli animali spesso si associano parole come istinto, libertà, piacere e nella rincorsa dell’uomo a un’utopia di un altro mondo possibile, quello con gli animali è un continuo confronto. Da anni il Teatro delle Ariette opera in luoghi non teatrali, prevalentemente nelle campagne, recuperando miti e riti dove è forte la comunicazione tra natura, animali e uomini. Bestie è un omaggio ai tanti animali che hanno accompagnato il percorso quasi ventennale delle Ariette e un’interrogazione sul presente. Un viaggio attraverso il Novecento, la nostra cultura, attraverso le parole di Kantor, Pessoa, Beck, Dylan e Kafka.

eccoli… li stavamo aspettando…

STRANOS ELEMENTOS

la crew sarda di Porto Torres presenta il primo album ufficiale oggi in concerto a Agabbakéla insieme agli Assalti Frontali


il link dei nostri amati sussinchi di scoglio

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