Sono un poeta. E non perché mi sia nominato tale, ma perché utilizzo la poesia per praticare autonomia interiore, esigenze di bellezza e di liberazione, e sono testimone che è possibile farlo. Gli altri mi chiamano poeta, tecnicamente lo so fare, vivo di questo, non ho altri mestieri se non tutto ciò che è attorno alla poesia, al pensiero, all’arte, alla cultura. Proprio come fai tu con le tue canzoni.
Non mi va di parlare di me, ma ora devo farlo per stabilire una differenza (che è il mio quotidiano) e difendere l’alternativa ad un sistema di pensiero che non mi appartiene.
Marzia D’Amico, con grande generosità, serietà e precisione, oggi ha discusso una tesi su di me alla Sapienza di Roma, ottenendo 108/110.
Non avevo realizzato che si trattasse di una vera tesi (e non di un altro Ecce Bombo). Infatti, quando mi faceva le domande, resistevo, rispondevo a malapena… una volta sono stato persino scorbutico dicendole: “Perché mi fai tutte queste domande personali? Non mi va di parlare di me e dire in giro i fatti miei…” .
Solo poco tempo fa ho capito che erano tutte molto motivate: era una vera e propria tesi di laurea (e mi sono sentito antipatico e stupido…). Bene, nonostante tutto questo, l’ha fatta lo stesso…
grazie anche al prof. Tommaso Pomilio (in arte l’ottimo poeta Tommaso Ottonieri) per aver incoraggiato e discusso con passione questo lavoro.
Un altro passo verso il precipizio.
È un’esagerazione? No… basterebbe l’elenco di tutto ciò che negli ultimi anni la Sardegna ha perso e sta continuando a perdere in termini di risorse umane e intellettuali.
Cristiana Collu se ne va. Ed anche se non ho approvato acriticamente ogni sua scelta, ma questo può rientrare solo in un fertile dibattito culturale (sempre auspicabile), dall’altro lato ne ho apprezzato il lavoro e l’intelligenza.
Finalmente una notizia che volevamo leggere da tempo. E non ci voleva una mente raffinata per capire che le accuse erano inconsistenti, fantasiose, insostenibili.
DUE ANNI E MEZZO DI CARCERE LONTANO DALLA SARDEGNA
IL LICENZIAMENTO DAL POSTO DI LAVORO ALLE FERROVIE PER ASSENZE INGIUSTIFICATE
LA CAMPAGNA MEDIATICA CHE L’AVEVA NOMINATO MOSTRO, BRIGATISTA, ATTENTATORE, ASSASSINO
Ma ora chi lo ripaga?
Cappella Santa Maria dei Carcerati (Tremlett)Palazzo Re EnzoPiazza NettunoBologna
Nel festival La violenza illustrata, la mostra itinerante Testimoni silenziose, dedicata alle vittime della violenza domestica, viene reinterpretata quest’anno da una installazione di Fabiola Ledda, che allestisce un sacrario intimo dedicato alle donne uccise in Italia nel 2010 dalla violenza maschile (elenco tratto dal report sul femicidio curato da volontarie della Casa delle donne).
Un’intervista che mi ha fatto Laura Fois su L’Universale.
La ringrazio.
In un’intervista via mail, il poeta spazia dall’arte alla situazione della cultura e della politica in Italia, mettendo due generazioni a confronto…
Se Serge Pey l’ha definito “uno fra i maggiori testimoni della poesia contemporanea”, per Jack Hirschman è “un poeta dell’esortazione, un anarchico con coscienza di livello culturalmente internazionale, ed una produzione di tale ispirazione e tanto catalisticamente avanti da essere progenitrice come lo sono stati Antonin Artaud in Francia e Julian Beck con il Living Theater negli U.S.A”. Alberto Masala non ha certo bisogno di presentazioni se non fosse tanto acclamato internazionalmente quanto sconosciuto in patria. Restio a pubblicare libri (anche se alla fine l’hanno convinto), testardo cultore e difensore della poesia orale in quanto sardo. “Non dimentico mai”, scrive nel suo blog, di provenire da una società che si è mantenuta attraverso la produzione orale”. Masala appartiene poi alla Beat Generation, perché la sua è anche poesia di rottura. Ha tradotto racconti inediti di Kerouac; di Hirschman e di Gregory Corso è un grande amico. Ad aprile di quest’anno, il suo capolavoro, “Alfabeto di strade (e altre vite)”, è stato mandato in ristampa a un anno dalla sua uscita. Negli Stati Uniti è andato a ruba. Alberto Masala è un poeta che vive di scrittura.
Di scrittura? La prima domanda mi è sorta spontanea, nella nostra lunga corrispondenza via mail. E anche se lui mi ha risposto dalla tastiera di un pc, a me è sembrato di non averle lette queste sue parole che seguono, ma di averle ascoltate. Perché ogni parola del poeta è voce, essenza che si propaga in chi non ha voce, e alfabeto di comunicazioni e significati che ti entrano in testa e restano, come la colonna sonora delle nostre vite.
Ancora »
il reading è all’interno di IM REQUIEM di Fabiola Ledda che inaugura il 31 ottobre alle ore 19
queste sono le notizie che fanno ancora sperare: dichiarati colpevoli e condannati i vigili che avevano arrestato, percosso e umiliato un giovane ghanese a Parma –
quando era successo ne avevo parlato qui
Emmanuel, ora ti abbraccio e sono felice per te
video da Repubblica.it