da Israele: riporto integralmente un articolo di Carlo M. Miele – l’articolo originale è su Osservatorio Iraq
31 maggio 2010
“La versione israeliana è assurda. Israele sostiene che i suoi soldati sono stati aggrediti, ma le immagini che vengono trasmesse in queste ore dai media internazionali parlano chiaro: c’è stato l’assalto da parte delle forze speciali che si sono calate da un elicottero, e sono state queste ad aprire il fuoco sui passeggeri inermi. Non è possibile capire al momento l’esatta dinamica dell’incidente, ma l’idea che siano stati gli attivisti ad aggredire i soldati israeliani è semplicemente assurda”.
Vittorio Arrigoni parla da Gaza dove da tempo è impegnato come cooperante. In queste ore, insieme agli altri attivisti del Free Gaza Movement, sta seguendo le sorti della Freedom Flotilla, la spedizione internazionale intenzionata a rompere l’assedio su Gaza e assaltata la notte scorsa dalla marina israeliana.
“Siamo in costante collegamento con le imbarcazioni che si trovano ancora a Cipro, in attesa di partire per Gaza, ma non è possibile parlare con coloro che si trovano a bordo delle imbarcazioni sequestrate, e portate nel porto di Ashdod”, afferma.
Secondo la Rete romana di sostegno alla popolazione palestinese, che sta monitorando da giorni la missione della Freedom Flotilla, a bordo della spedizione ci sarebbero sei italiani, ma nessuno di loro risulterebbe nell’elenco di vittime e feriti.
“In questo momento – dice Alessandra, portavoce della Rete – è impossibile parlare con coloro che si trovavano a bordo delle navi. Non sappiamo niente di loro, salvo che sono stati letteralmente sequestrati e condotti nel porto israeliano di Ashdod, per essere interrogati. Si tratta di una sorta di carcere preventivo. E Israele ha annunciato anche che avvierà dei procedimenti giudiziari contro gli attivisti, che sarebbero accusati di ‘avere aggredito’ i suoi soldati”.
Israele afferma che a bordo delle imbarcazioni sequestrate vi fossero anche delle armi.
“È un accusa ridicola – dice ancora Arrigoni – perché prima di lasciare i porti di partenza le navi vengono perquisite da cima a fondo, proprio per assicurarsi che nel carico non vi sia nulla di illegale. Ed è priva di fondamento anche l’idea della minaccia posta alla sicurezza di Israele, visto che le imbarcazioni erano pacificamente dirette verso Gaza, senza mai entrate in acque israeliane, e sono state aggredite mentre si trovavano in acque internazionali, a 75 miglia dalle coste della Palestina”.
Israele parla di una “provocazione” da parte della missione internazionale, affermando che a Gaza non vi è alcuna reale emergenza umanitario.
“Dopo tre anni e passa di assedio – ribatte Arrigoni – la Striscia è allo stremo. Lo scorso anno Jimmy Carter dopo una visita a gaza dichiarò che il blocco sta uccidendo lentamente 1,5 milioni di persone. E poi basta leggere i continui rapporti e le denunce che arrivano dalle nazioni Unite e da organizzazioni non governative, come Amnesty International. Non serve che Israele mostri le merci presenti nei negozi di Gaza. Bisognerebbe parlare delle cose che mancano, dai medicinali, alle attrezzature mediche ai materiali edilizi. Ed è bene sottolineare che anche le merci che ci sono arrivano dai tunnel e che non tutti possono permettere. E’ vergognoso che nel 21esimo secolo un popolo debba scavare tunnel venti metri sotto terra per avere le cose di cui ha bisogno”.
Molti osservatori israeliani adesso sono preoccupati per le reazioni della comunità internazionale, ma soprattutto per quelle della popolazione palestinese che vive nello Stato ebraico e nei Territori occupati. Qualcuno arriva a prevedere lo scoppio di una terza Intifada, ma secondo Arrigoni questa eventualità al momento non esiste.
“Adesso si sta preparando una manifestazione non-violenta, che si annuncia molto partecipata, con cui chiedere l’intervento della comunità internazionale e una condanna unanime per Israele e per questo ennesimo massacro compiuto dal suo governo. Ma è triste pensare che solo fino a ieri tra la popolazione di Gaza c’era tanta attesa, tanta voglia di accogliere questa nuova spedizione internazionale. Nei giorni scorsi, ho visto la speranza e i sorrisi sui volti della gente, come non accadeva da tanto tempo”.
Forse pensano che questa sia cultura: il salone del libro di Macomer con i militari (pagati per partecipare) e senza gli scrittori – i librai confinati in uno stanzone col tetto che fa acqua – i libri invisibili coperti da teli di plastica.
Si è toccato davvero il fondo – oltre ci sono soltanto i roghi nelle piazze – ormai siamo al paradosso.
E loro non provano vergogna.
Ma, cosa che mi lascia davvero senza parole né speranza, i sardi di laggiù non protestano nemmeno: nessuna manifestazione, nessuna opposizione, niente…. nessuno che opponga il proprio prezioso corpo fisico all’avanzata delle truppe dell’ignoranza.
Così, mentre loro vanno avanti imperterriti, l’opposizione diventa ‘meta-opposizione’, l’indignazione ‘meta-indignazione’, con qualche sporadica voce – necessaria, per carità… – ma solo in rete.
I sardi sono ormai convinti che basti avere un’opinione e dirsela l’un l’altro per pacificare la coscienza democratica.
E loro se ne fregano.
l’eroico comportamento dei vigili urbani di Quartu S.Elena (Cagliari): in quattro su un giovane senegalese che ha l’unica colpa di vendere per strada senza licenza e rifiutare di farsi ammanettare
il comune è di centro-sinistra, retto dal sindaco dott. Luigi Ruggeri, dal quale mi aspetto che PORGA PUBBLICHE SCUSE A QUEL RAGAZZO E SOSPENDA I VIGILI PROTAGONISTI DI UN SIMILE ATTO DI VIGLIACCHERIA RAZZISTA
intanto mi chiedo:
se non avessero avuto testimoni, lo avrebbero ucciso come hanno fatto i loro colleghi di Ferrara con Federico Aldrovandi? o pestato a sangue come Emanuel Bonsu a Parma.
Chi li ha assunti? Chi li ha formati? Chi li dirige? Quale concetto hanno dei diritti umani? Che clima pericoloso e paranazista si respira oggi dentro le caserme?
Trovo che si stia discendendo verso una china insostenibile. L’arroganza di questi delinquenti in divisa va fermata subito e con decisione.