Alberto Capitta e Masala
con Michela Murgia
Umbrialibri 2007


da LA NUOVA SARDEGNA del
09.01.2008
un intervento dello scrittore Alberto Capitta

Istituzioni, Europa, Enti Locali: Il prossimo G8 alla Maddalena, scelta sbagliata alla quale nessuno sa opporsi
E’ così triste ma non sorprende la scelta della Maddalena quale sede per il prossimo G8. Perché l’isola non ha mai negato a nessuno le sue grazie offrendosi di buon grado agli ospiti, meglio se facoltosi, meglio ancora se potenti. Come non ricordare per esempio quel lontano giorno del 1972 quando i primi militari americani sbarcarono in piazza Comando con tanto di orchestrina al seguito e lazzi e frizzi e gustosi siparietti? Che bella festa fu quella. Gli abitanti non credevano ai loro occhi. Sembrava d’essere tornati ai vecchi tempi, ai giorni della giovinezza dell’isola, quando il profumo delle divise militari invadeva le strade e il paese pullulava di marinai radiosi. La parola sbarco, poi, evocava echi di Normandia e di alleati, suscitando nei più anziani un profondo moto di nostalgia. Non c’erano domande da porsi. Erano lì e basta. E poi erano marinai e i marinai, italiani o statunitensi che siano, da sempre irradiano innocenza.
Le marine militari impersonano l’avventura, vestono di bianco e d’azzurro; loro non sono il polveroso esercito imbrattato di sanguinosi corpo a corpo, né l’aeronautica deturpata per l’eternità dalla vergogna di Hiroshima e Nagasaki; no, le marine militari hanno a che fare coi pesci e coi tramonti e i siluri che sganciano hanno l’arditezza dei delfini. Dunque perché porsi domande davanti a un’Arma che riesce nel prodigio di coniugare guerra con poesia? Benvengano, si disse. E infatti gli americani giunsero, e rimasero, a migliaia, per anni, instaurando un rapporto di pacifica e duratura convivenza con la popolazione del luogo che in trentacinque anni non si è mai permessa una sollevazione contro. Poco importa se c’era il rischio che il mare venisse spalmato di plutonio e leucemia. La cultura militare è qualcosa che si porta nel sangue e la si deve accettare con tutti i suoi rischi e le sue abitudini. E l’abitudine è di vedere sfilare le ronde come rondini, cioè come parte del paesaggio, o di vedere riaffiorare in superficie un sottomarino, atomico e placido, e seguitare a fare ciò che si stava facendo, la spesa, una passeggiata, una corsa all’ufficio postale.

In questo contesto di solare convivenza è giunta come un segnale di catastrofe la notizia dello smantellamento delle basi e dell’arsenale militare. Il tutto poco più di un anno fa. L’isola è piombata di colpo in un grave stato depressivo, un clima di privazione simile alla vedovanza. Dunque che fare? Come risarcire la popolazione per un simile torto? Si è pensato di tutto, compresa una deroga alla ferrea e giusta e sacrosanta legge salvacoste. Per costruire alberghi. Tanti. I progetti sono fioccati a decine giacché si è fiutato il momento di debolezza della Regione posta quasi nella condizione di rimediare a un danno fatto. Alberghi e non solo, sull’isola. Alla poveretta si è pensato anche come sede della Coppa America, per nuove mire dell’Aga Khan, per imprese turistiche inimmaginabili solo qualche anno fa e, naturalmente, per il G8. E’ come se una donna vittima di uno stupro chiedesse soccorso e per somma disgrazia finisse tra le braccia di un nuovo branco. Tutti a fare la fila. A insinuare che sotto sotto provi piacere. No, nessun piacere a ritrovarsi violata a pochi metri dal mare dove sono destinati a crescerle addosso i nuovi insediamenti. Nessun piacere a sentirsi calpestata dai potenti della terra così come è stato ormai deciso.

La scelta del G8 è grottesca. Perché G8 in Italia è sinonimo di infamia e il fotogramma simbolo è il corpo di un povero ragazzo investito e rinvestito dalle ruote della jeep. Perché il G8 per l’Italia è piazza Alimonda e la scuola Diaz laddove la polizia si è spogliata della sua supposta neutralità per offrire armi e divise a una folla di estremisti di destra, scrivendo così una fra le più deplorevoli pagine della storia della Repubblica. Tutto questo si vuole ora trasferire in Sardegna. Con tutto il grigiore del suo peso simbolico. Naturalmente ben pochi hanno da obiettare qualcosa. E tra quei pochi i sindaci che si oppongono per questioni di ordine pubblico, per paura dello sfascio, non certo per un imbarazzo della coscienza. Sotto il profilo etico è tutto a posto e si schiacciano pisolini tranquilli. D’altronde ciò che importa sono le luci della ribalta e per queste non solo i maddalenini ma i sardi in genere hanno da sempre un debole. Vittime di un atavico complesso di inferiorità i sardi cedono a un senso perverso della gratificazione ogni qual volta capiti loro di godere della considerazione del mondo posto oltre i loro confini. Sulla base di questa devianza si ostenta orgoglio per qualsiasi prodotto sardo in grado di fare parlare di sé fuori dall’isola e si getta in un unico spaventoso calderone miss, cantanti, scrittori, formaggi, veline, sportivi e via dicendo. Senza un filtro. Come sarebbe stato dunque possibile attendersi un diverso atteggiamento all’annuncio del G8 in Sardegna? Tanto a chi importa dei simboli e dell’etica? Oramai la coerenza politica è un bene superfluo e per molti non è più neanche un bene.

Tutto ciò sotto la promozione di un governo nazionale e uno regionale di sinistra. E allora mi domando cosa significhi oggi definirsi democratico o democratico di sinistra o semplicemente di sinistra. E il mio riferimento non va solo alla classe politica ma a tutti quelli che abbiano a cuore un filo di giustizia sociale e conservino una parvenza di memoria civile, perché si interroghino sul silenzio seguito alla scelta dell’isola quale sede dell’evento. Sul perché nessuno abbia provato ad indignarsi, sul perché di tutto questo guazzabuglio di contraddizioni, di incoerenza politica, di disordine mentale. E mi domando a che cosa servano tutti quanti gli appelli e i convegni intorno al Partito democratico se non si pone neanche in discussione una mostruosità di tali dimensioni quale è il G8 che si tiene a casa nostra. Il problema, o il dramma, è che davanti alla sirena dei finanziamenti tutti rimangono disarmati. Ma disarmante è l’intero spettacolo. Uno spettacolo davanti al quale credo che qualsiasi discorso intorno all’identità sarda resti polverizzato e vada ridiscussa seriamente l’opportunità (e la necessità) di un tale dibattito.

Né identità, né radici, né memoria quindi. Solo tristezza. Per lo sfascio culturale, per lo stato mentale collettivo, per questo pesante prolungato silenzio.

Alberto Capitta


il sequestro dei caccia bombardieri AMX è una vittoria del movimento contro la guerra

 


per gli approfondimenti rinvio ad alcuni post precedenti che portano l’etichetta Gettiamo le Basi

e pubblico il comunicato che ho ricevuto

6/1/08 – Sequestro dei caccia bombardieri AMX disposto dalla Procura di Cagliari

Dopo anni di denunce e manifestazioni di protesta del Comitato Gettiamo le Basi e altre realtà del movimento contro l’occupazione militare della Sardegna, salutiamo positivamente il sequestro cautelativo delle bare volanti, un primo atto concreto che recepisce le ripetute richieste d’interdizione dei voli degli AMX e oggettivamente si configura come tutela dell’incolumità della popolazione sarda.
Ci auguriamo che il sequestro degli AMX non rimanga lettera morta e non prevalga ancora una volta la “realpolitik” delle esigenze di bilancio della Difesa e del profitto delle ditte costruttrici. Le bare volanti vanno definitivamente rottamate, espulse dai cieli della Sardegna e del pianeta.
Auspichiamo che la magistratura si attivi per mettere sotto sequestro cautelativo anche il poligono della morte del Salto di Quirra. La catena di malattia e morte che avviluppa militari e popolazioni di un remoto angolo di Sardegna non è stata minimamente intaccata, il 2008 ha già mietuto un’altra vittima.

La recente medaglia di bronzo conferita dal presidente Napolitano al pilota che il 14 Ottobre 2005, alla guida di un Amx, riusci a evitare un incidente che avrebbe potuto causare la strage degli abitanti di Decimomannu, ha portato alla luce un’altra delle catastrofi sfiorate e occultate alla popolazione. Preoccupa constatare che “l’incidente evitato”, di cui finora nulla si sapeva, è quasi concomitante a quello occorso all’AMX precipitato nel campo di carciofi nei pressi della base militare di Decimomannu (20 ottobre 2005), l’ennesima strage sfiorata che ha innescato l’indagine della Procura di Cagliari e il sequestro cautelativo dei cacciabombardieri.
Il presidente Napolitano, per un principio di equità, dovrebbe assegnare la medaglia d’oro al popolo sardo, oggetto dei continui attentati alla sicurezza, alla salute e alla vita, per aver sopportato per 50 anni l’occupazione militare del suo territorio, i veleni di ignote sperimentazioni belliche e “giochi di guerra” giocati con vero munizionamento da guerra.

Comitato sardo Gettiamo le Basi – Comitato di Decimomannu contro le basi militari

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Le bare volanti AMX

Al momento sono noti 13 incidenti, 5 i piloti morti.
Riproponiamo la denuncia del 2002 del comitato sardo Gettiamo le Basi che, ininterrottamente, chiede l’interdizione dei voli dell’AMX:

L’Amx – cacciabombardiere da 70 miliardi prodotto da Finmeccanica e Brasile – è stato protagonista di una lunga serie d’incidenti aperta nel 1984 con la caduta del prototipo e la morte del pilota collaudatore, il comandante Manlio Quarantelli. I primi 30 esemplari sono stati fermati per un certo tempo, ma l’Aeronautica non ha bloccato la corsa agli acquisti. In vent’anni sono state apportate varie modifiche nel tentativo di porre rimedio alle carenze strutturali e al sistema di propulsione. Tutto inutile! Gli AMX continuano a precipitare. Nei primi sei mesi del 2001 si sono verificati tre incidenti: tre piloti deceduti, tre aerei distrutti.
I cacciabombardieri di Finmeccanica sono stati oggetto di numerose interrogazioni e interpellanze parlamentari presentate da tutti gli schieramenti politici: 76 nella precedente legislatura. Sono al centro di varie inchieste della magistratura presso il Tribunale di Roma, Pesaro, Treviso, Padova. Però, non si registra alcuna schiarita in quella che tanti definiscono “una sporca faccenda”: un aereo difettoso acquistato precipitosamente dalle FF.AA italiane, un aereo che nessun’altro paese ha voluto comprare, a parte il Brasile paese co-produttore, una bara volante che mette a rischio non solo i piloti ma anche tutte le comunità nei cui cieli si aggirano.
Gli “aerei da rottamare e tenuti in naftalina”– come titolava eloquentemente un articolo del Corriere della Sera del 3/12/97- hanno trovato ospitalità nella base di Decimomannu e scorrazzano “normalmente” in Sardegna dove, inoltre, ogni primavera puntuali calano gli inquietanti stormi della Spring Flag.
L’esercitazione militare interforze, poeticamente denominata Spring Flag, consiste in operazioni di “Composite Air Operations” con la partecipazione di Aeronautica, Esercito e Marina di paesi Nato e fuori Nato, ha come area di tiro preferenziale il poligono di Capo Frasca1.450 ettari a terra, a mare 3 miglia quadrate all’interno del golfo di Oristanoe l’immensa zona a mare denominata Danger 40, collegata alla base di Decimomannu dalla zona aerea interdetta R 54. Coinvolge, inoltre, le zone aeree e marittime militarizzate annesse ai poligoni di Teulada e Quirra ( una delle zone interdette alla navigazione aerea e marittima che con i suoi kmq 28.400, supera in estensione la superficie dell’intera Sardegna).
I top gun dell’autoproclamato Asse del bene, mettendo a repentaglio l’incolumità del popolo sardo, usano tutta la zona meridionale dell’isola come campo di battaglia per addestrarsi al massacro dei popoli dall’area del petrolio da liberare e democratizzare.

Oltre al rischio rappresentato dalle “bare volanti”, esiste il rischio di interferenze delle esercitazioni militari con il traffico civile. L’Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo (ANSV), nel dicembre 2000, in seguito alle denunce dei piloti civili imbattutisi in aerei militari sulle loro rotte, ha avviato un’inchiesta prendendo in esame la zona compresa tra Sardegna, Sicilia, Campania, area in cui il traffico aereo non è tutto gestito dall’ENAV ma è sotto la meno tranquillizzante e meno trasparente tutela Nato. I risultati, resi noti il 20/4/01, hanno confermato che le esercitazioni militari hanno messo a repentaglio i voli civili per otto volte e in due casi si è sfiorata la collisione. Le conclusioni dell’ANSV rilevano il mancato rispetto delle norme sul coordinamento militare-civile nel corso delle esercitazioni e definiscono inaccettabile che equipaggi e controllori del traffico aereo si siano trovati di fronte a situazioni sconosciute tali da non poter garantire adeguata assistenza ai voli civili.

Anche chi sostiene le politiche di guerre infinite e preventive non può rimuovere le tragedie di Ustica, Casalecchio, Cermis. Per scongiurare nuove sciagure non si può sempre fare affidamento sulla buona stella o sulla “scarsa densità demografica” dell’isola.

Fino a quando la Sardegna non si sarà liberata dagli abnormi e iniqui gravami militari che la mortificano, è improrogabile:

* la smilitarizzazione dei cieli e la gestione civile del traffico aereo
* l’adozione di garanzie e strumenti di controllo sulle esercitazioni militari
* l’interdizione dei voli degli AMX

Comitato sardo Gettiamo le Basi – Tel 070 823.498–338.613.27.53

 

la 194 non si tocca!!!


piuttosto che scrivere, trovo più interessante rimandarvi al sito
Sorelle d’Italia
ed al bellissimo post di Michela Murgia: lo stato interessante
le sue parole non mi trovano d’accordo, ma ne apprezzo la verità e, soprattutto, il dibattito ancora più bello che ha suscitato. Ah… se i cattolici fossero tutti così… e se i dibattiti fossero tutti così…

intanto, mentre quei due nelle foto si coalizzano e vanno all’attacco, continua la vera e tangibile violenza contro le donne
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riprendo un importante post da FacciamoBreccia

La strage quotidiana continua, ma pochi sembrano accorgersi delle sue dimensioni globali… a chi prova di parlarne, puntualmente viene risposto (specie da uomini, ma anche da donne!) che le statistiche non sono vere e che il problema viene esagerato dalle “paranoiche femministe”… C’è un vero e proprio occultamento attivo di questo fenomeno (vedi il libro di P. Romito 2005 “Un silenzio assordante”), in cui ci si rifiuta persino di riconoscere una evidenza che non è manipolabile.
I titoli sui giornali poi, sono solo la punta dell’iceberg… ad esempio la gran parte delle prostitute uccise-menate-torturate non fa notizia e rimane occultata (vedi la testimonianza di Isoke Aikpitanyi nel suo libro sulle nigeriane in Italia), così come tutte le donne quotidianamente menate e stuprate che non fanno denuncia. O che la fanno anche, ma non finiscono sul giornale.


da Repubblica
1/1/08 – Reggio Calabria:
ROMENA UCCISA DA CONVIVENTE, ERA TORNATA DAI GENITORI
2/1/08 – Milano:
18ENNE UCCIDE LA MADRE
5/1/08 – Roma:
DUE ROMENE SGOZZATE IN UN HOTEL FERMATO IL CONVIVENTE DI UNA DI LORO

e dal Corriere della Sera
5/1/08 – Bari:
PICCHIA LA MOGLIE PER STRADA E LA FOTOGRAFA NUDA E SANGUINANTE PER MOSTRARLA AI SUOCERI

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per finire vi mando ad un pezzo di Silvia Ballestra:
il primo amore

io non ho niente da aggiungere

 

pepmar

VIGLIACCHI

perché uccidono un poeta?

Peppinu Marotto, poeta, cantore, sindacalista di 82 anni, ucciso con sei colpi di pistola alle spalle ad Orgosolo, il suo paese, di cui aveva cantato le lotte e la dignità.

In un agguato in pieno centro di Orgosolo, questa mattina alle 10,30 Peppinu Marotto è stato ucciso con sei colpi di pistola sparati alle spalle mentre entrava in edicola, come ogni giorno. L’assassino, che è passato inosservato nonostante tutto sia avvenuto in pieno giorno e al centro del paese, è fuggito a piedi facendo perdere le tracce. Marotto, responsabile dello sportello pensionati del patronato Inca della Cgil, era benvoluto in paese e noto per il suo impegno sociale.

Tra le sue opere: Su pianeta ‘e Supramonte, Testimonianze poetiche in onore di Emilio Lussu, Cantones Politicas Sardas. La scheda sul sito della casa editrice Condaghes, che ha pubblicato Su pianeta ‘e Supramonte, lo descrive così: “Peppino Marotto è nato ad Orgosolo nel 1925 e la sua vita si è spesso intrecciata con le vicende che ne hanno segnato la storia negli ultimi cinquant’anni. Le sue convinzioni di giustizia sociale e la sua caparbietà barbaricina gli son valse la galera e il confino. Il suo desiderio di comunicare gli ideali di emancipazione e di libertà lo hanno portato a cantare nelle piazze della Sardegna e del mondo. Ancora oggi Peppino Marotto presta il suo impegno nell’azionismo sindacale e per condurre nel suo paese una Camera del Lavoro“.

Di lui ho molti ricordi “pubblici”, da quando dal 1968 cantava le lotte dei pastori e l’occupazione di Pratobello, ed un piccolo ricordo privato quando in un tzilleri di Orgosolo, mentre cantavano a tenore i miei testi, si complimentò dicendomi che da trent’anni in Sardegna nessuno scriveva più così… Certo esagerava, ma mi fece piacere e mi diede coraggio.

Non ho parole sufficienti a colmare la perdita di un personaggio tanto caro ed importante. Mi chiedo chi può aver odiato a tal punto una persona di tanta bellezza interiore. Spero che Orgosolo e la Sardegna sappiano ricordarlo come merita. Un abbraccio alla sua famiglia. Ci mancherà davvero.

commenti a caldo

 

* bello davvero il commento su l’Altra Voce di Fabio Coronas di Thanitart per i Kentze Neke

* sempre su l’Altra Voce, i commenti più rispettosi ed affettuosi.
Tra gli altri: Giorgio Melis, Giulio Angioni, Aide Esu, Tonino Cau.

* e così quello di Giovanna Marini sul Manifesto

miserie a freddo

Deo no isco sos carabineris, in locu nostru prit’est ki bi sune…
(Io non so proprio i carabinieri, cosa ci stanno a fare dalle nostre parti…)

* Il primo commento che registro è quello dei carabinieri che si lasciano sfuggire un ambiguo quanto misero:”aveva dei precedenti… (Corriere della Sera)”. Mi ricorda quella famosa trasmissione di Santoro in cui Maurizio Mannoni esibì una mappa di Orgosolo (fatta anch’essa dai carabinieri) che indicava le case in cui abitavano persone con precedenti. Praticamente tutte. Ignorando che, dopo le lotte di Pratobello, tutti gli uomini validi di Orgosolo vennero a vario titolo imputati e perseguitati.
Miserie vergognose … come se avere dei precedenti di resistenza e di dignità sia motivo di disonore. Peppino Marotto aveva gli stessi precedenti penali di Antonio Gramsci. Ed i carabinieri sono gli stessi di allora.

* Altra possibilità che il rampante Flavio Soriga aveva di tacere e ancora una volta non ha sfruttato… chissà che fatica dover inseguire ogni occasione per vedere il proprio nome sulla stampa. Infatti a pochi minuti dall’assassinio ha dichiarato:” «…è l’ennesima irruzione dell’arcaismo nella nostra incompleta modernità» (Quotidiano.net). Ebbene, non c’è omicidio più moderno e contemporaneo di questo… quasi Newyorkese.
Marotto aveva forse visto o sentito qualcosa ed avevano paura che una persona limpida e pulita come lui potesse denunciare. Il qualcosa più probabile ed evidente forse ha a che fare con l’intenso traffico di Coca o di armi che oggi sta dando il colpo di grazia alla nostra cultura.
Un’altra non meno terribile ipotesi è che forse tziu Peppinu Marotto abbia avuto da discutere con qualche banda di balenteddos. Delinquentelli vigliacchi con gli stessi miti dei pandilleros
metropolitani di Los Angeles o dei guaglioni di Scampìa, la stessa mancanza di valori, la stessa imbecillità arrogante…
In tutti e due i casi, modernissimi problemi di camorra.
Dunque…
Soriga legga Saviano e smetta di parlare di Barbagia: lui è come Mannoni.

 

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Afghanistan – 13.12.2007

Le donne di Kandahar hanno dato vita a un movimento pacifista nazionale

Le donne afghane escono allo scoperto in pubblico per chiedere la pace, la fine della guerra e della violenza che da trent’anni insanguina il loro paese. Un evento epocale per l’Afghanistan, dove le donne non hanno mai osato schierarsi pubblicamente.

“Siamo stanche della morte”.

Ieri, migliaia di donne si sono riunite contemporaneamente in sei diverse province afghane per pregare per la pace. L’iniziativa, denominata ‘Preghiera nazionale delle donne per la pace‘, è stata coordinata da un gruppo di donne di Kandahar. “E’ la prima volta nella storia dell’Afghanistan che le donne si organizzano a livello nazionale per chiedere la pace”, dice Rangina Hamidi, una delle organizzatrici. Siamo stanche della morte e vogliamo urlarlo forte. Per farlo abbiamo scelto la religione. Trattandosi di una cosa religiosa i nostri mariti non si sono opposti a questa iniziativa di preghiera”.

Il debutto delle donne per la pace era avvenuto circa un anno fa, con una giornata di preghiera che interessava solo le province di Kandahar e Helmand. “Con l’estendersi delle violenze in tutto il Paese, anche le donne di altre province hanno sentito la necessità di unire le loro voci alle nostre per chiedere la pace”, ha spiegato Hamidi. “La preghiera di ieri è stata solo l’inizio di un vero movimento nazionale: il nostro obiettivo è di estenderlo a tutte le trentaquattro province afghane”.

www.rawa.org

05. Dicembre 2007 · Commenti disabilitati su MAMUAN ad Oristano – 21 dicembre · Categorie:blog news, eventi, in concerto · Tag:, , , , , ,

concerto per GOFAR in sostegno della ricerca contro l’atassia di Friedreich.

MAMUAN in concerto

Alberto Masala – Gavino Murgia – Paolo Angeli

Venerdì 21 dicembre 2007 – ore 21,30
Teatro “Antonio Garau” – Oristano

Abbiamo deciso di sostenere questa causa perché negli ultimi due anni e mezzo la ricerca ha fatto grossi passi avanti e accende finalmente una speranza di cura per questa malattia devastante. Tanto più perché la sconfitta dell’Atassia di Friedreich avrebbe una valenza sociale enorme visto l’altissimo numero di portatori sani. Si risolverebbe il difetto genetico anche sull’uomo e quindi si potrebbe avere un regresso della patologia nelle “poche” persone malate, ma l’obiettivo auspicabile sarebbe che le generazioni future non dovranno più preoccuparsi di averne ereditato o di trasmetterne la portabilità. È stata individuata una categoria di molecole ed il farmaco può essere effettivamente sviluppato: un’operazione che richiede somme ingenti raggiungibili anche tramite piccoli contributi quali la partecipazione al concerto.
Alberto Masala, Gavino Murgia, Paolo Angeli
Organizzazione – Info e prenotazioni telefoniche: GOFAR
Delegata Comitato RUDI onlus: Nanna Cappai 347/0605563
Responsabile raccolta fondi: Titti Cappai 328/5334425
Prenotazioni via mail: nanna_ki@yahoo.it, titti_ki@yahoo.it

NOTE SUL CONCERTO (di Serge Pey)
Alberto Masala è uno fra i maggiori testimoni della poesia contemporanea. Interprete critico della grande tradizione orale, lucido vociferatore che estende e rinnova nello spazio ritmico del senso le sue pronunce sovversive … in questo concerto mescola i suoi testi al fluido dei suoni di Gavino Murgia (sax, voce gutturale, elettronica), divoratore di musica, amplificatore di tenerezze sonore, barbaro trascinatore di respiri e voci primordiali … e all’imprevedibilità di Paolo Angeli (chitarra sarda preparata), un Frank Zappa resuscitato, geniale inventore di chitarre, osservatore di mondi del suono che attraversa in spazi mai descritti in precedenza.

L’unicità di questo trio di sardi – nativi che hanno ereditato le rotture della contemporaneità più radicale – porta l’arte dell’improvvisazione ai livelli rigeneranti di un rituale originario. Qui l’arte riacquista la forza dell’amore e la potenza del senso, rinnovando la fisionomia della poesia e della ricerca musicale contemporanea.

04. Dicembre 2007 · Commenti disabilitati su il diavolo e l’acquasanta – 14 dicembre · Categorie:blog news · Tag:, , , , , , , ,


Un luogo comune – volgari dicerie strumentalmente diffuse per oscure questioni di potere prima dalla famiglia Savoia e in seguito riprese dalla famiglia Agnelli – indicano la sede del triangolo alchemico a Torino. Ma noi sappiamo che, se esistono davvero, il diavolo e l’acquasanta hanno certamente origine in Sardegna e solo lì possono manifestarsi nella loro vera essenza.

Michela Murgia ed Alberto Masala, due notissimi medium sardi che agiscono con lo strumento della scrittura evocativa, sospinti nelle loro accurate e costanti ricerche da un sacro amore, hanno scoperto l’unico giorno, l’ora e il luogo esatto in cui il diavolo e l’acquasanta (se esistono) si materializzeranno.

L’apparizione (se avverrà) sarà di venerdì. Il giorno 14 (due volte 7) del dodicesimo (due volte 6) mese dell’anno 2007 (!) dimostreranno l’inconsistenza delle radici del Manicheismo sfidandolo sullo stesso terreno che esso privilegia: quello della parola e della sua pronuncia verbale. Il rituale alchemico si effettuerà nei pressi della Torre Tonda, a casa di Odradek, a Sassari (tre volte S), alle ore 18 (tre volte 6).

Riassumendo…
venerdì 14 dicembre 2007
alle ore 18
presso il caffè letterario Odradek
via Torre Tonda, 42 a Sassari
incontro con
Michela Murgia e Alberto Masala

alberto masala e michela murgia
L’ingresso è libero. Si prega soltanto di indossare un abbigliamento adatto
Libreria Odradek – Caffè letterario – Via Torre Tonda 42 – Sassari – tel. 079 232189
links – OdradekMichela MurgiaAlberto Masala

dal sito di Gianni Minà questo articolo di Gennaro Carotenuto

Cosa succederebbe in Italia se un pregiudicato romeno ubriaco investisse sulle strisce una signora italiana con due bambini e la riducesse in fin di vita? La risposta è facile, diverrebbe in un lampo prima notizia su tutti i media e molti sciacalli sarebbero pronti a organizzare fiaccolate, a chiedere mano dura, espulsioni e a fare passeggiate vestiti come Humphrey Bogart. Cosa succede se avviene il contrario? Questa settimana ne abbiamo avuto una ATROCE dimostrazione pratica. E i media italiani ne escono in maniera vergognosa.
La storia, nella sua crudezza, è semplice. Il giorno 20 novembre in pieno giorno, nella città di Roma, la cittadina rumena Marinela Martiniuc, 28 anni, attraversava sulle strisce nei pressi di una scuola. Spingeva una carrozzina con suo figlio Elias di appena quattro mesi e teneva per mano sua nipote Adina di 12 anni.

Sono stati spazzati via da un’auto guidata da un cittadino italiano, in evidente stato di ebbrezza, e appena uscito di galera. Il neonato è stato sbalzato a 20 metri di distanza, la piccola Adina ha avuto multiple lesioni alle gambe. La signora Martiniuc è stata per 24 ore incosciente ed in pericolo di vita. Tutt’ora è ricoverata in condizioni critiche.

Nessun giornale o gr o tg ha ritenuto opportuno diffondere la notizia. Questa è stata diffusa oggi, cinque giorni dopo, solo in una lettera inviata da Anna Maffei, presidente dell’Unione cristiana evangelica battista italiana, pubblicata dal quotidiano Il Manifesto.

Maffei invita a una riflessione sul ruolo dei media nella costruzione del clima di insicurezza e di crescente intolleranza e xenofobia fra la gente comune. Ha ragione: i media mainstream oramai formano un compatto partito del pregiudizio e utilizzano il loro sterminato potere per diffonderlo ad arte. Per un’elementare regola giornalistica infatti, se i romeni e solo i rumeni (o i rom che per il giornalista medio è lo stesso) sono tutti stupratori, assassini, ladri, autisti ubriachi, l’ennesimo cane che morde l’uomo non deve far notizia. Ma se è l’uomo italiano (pregiudicato e ubriaco) a mordere la cagna rumena, questa non dovrebbe essere una notizia più del suo stereotipato opposto? Non dovrebbe causare scandalo e vergogna che un nostro connazionale abbia ridotto in fin di vita una donna straniera e due bambini?

Sarebbe un triste paradosso, ovviamente, se solo per questo i media facessero un buon servizio all’informazione. La Maffei centra perfettamente il punto. Oggi i media mainstream, manipolando e scegliendo le notizie in maniera intenzionale, rappresentano un generatore di insicurezza sociale, intolleranza e xenofobia. E i giornali italiani che strillano l’investimento (o lo stupro, o l’omicidio) di una cittadina italiana da parte di un cittadino straniero, ma nascondono il caso opposto e sminuiscono sistematicamente i crimini dei quali gli stranieri sono vittime, vanno definiti per quel che sono: razzisti.

Per turpi fini (politici o commerciali che siano) si stanno prestando a mettere in pericolo la convivenza civile in questo paese e stanno giocando con la nostra democrazia. E’ tempo che chi ha a cuore la convivenza civile in questo paese chieda sistematicamente loro conto delle loro intenzioni e malintenzioni. Un altro giornalismo è possibile.

>nel blog di Paolo Maccioni ho trovato un video di bluigor divertente nella sua drammaticità
pare che sia tutto vero!! andate a vedere, dura solo 2 minuti

l’ormai incredibile programma per governare la città con cui si erano fatti votare questo sindaco e questa giunta afferma i seguenti punti. Dite voi quanti vi sembrano rispettati. Cito a salti solo alcune frasi di cui si riempiono la bocca – per leggere tutto andate qui

LINEE PROGRAMMATICHE: I VALORI E LE SCELTE PER IL FUTURO DELLA CITTÀ

I. Bologna città di pace… sviluppo di una cultura di solidarietà e cooperazione tra i popoli … crescita di una cultura di pace, di incontro fra identità diverse
II. Bologna contro il terrorismo –
III. Bologna città antifascista –
IV. Bologna città dei diritti “… Libertà, giustizia, solidarietà, diritti e doveri, equità, opportunità e responsabilità sociale sono i nostri valori di riferimento … diritto alla salute e all’ambiente, alla mobilità, alla casa, alle prestazioni sociali, all’istruzione e alla formazione, alla cultura e alla conoscenza, il diritto al lavoro e nel lavoro, all’accesso alle nuove tecnologie, alla creatività, all’informazione sono inalienabili e come tali devono essere considerati esigibili da tutti, trovando il necessario riscontro nell’esercizio dei corrispettivi doveri. In particolare i diritti fondamentali della persona devono trovare nelle istituzioni democratiche gli strumenti della loro garanzia universale per tutte e per tutti, indipendentemente dal titolo giuridico della loro presenza sul territorio …
V. Bologna città dei servizi e della solidarietà –
(!)
VI. Bologna città del futuro –
VII. Bologna città dell’ambiente –
VIII. Bologna città di scuole e di cultura –
IX. Bologna città accogliente, affettuosa e sicura
“… la città reale non corrisponde alla “città brocratica” … l’intera comunità sarà più forte e più sicura affermando valori di solidarietà, dialogo fra le culture, garanzia per tutti di uguali diritti e doveri. Le politiche di inclusione e di accoglienza, soprattutto dei cittadini migranti, dovranno fondarsi sul riconoscimento della persona come portatrice di pari diritti e doveri e di opportunità di accesso ai servizi… accoglienza e di incontro delle diverse culture ed identità
X. Bologna città che valorizza il punto di vista delle donne

sindaco, vicesindaco e assessori della giunta comunale di Bologna

 

 

di quale Bologna state parlando?
questa città, che voi rappresentate,
ha sulla coscienza Florin Draghici,
quattro anni
morto bruciato in una baracca

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Bologna procede: Questa mattina un nuovo sgombero di romeni


23 novembre 2007

Nemmeno il funerale del piccolo Florin che si terrà domani (alle 9, in via Triumvirato 125, nel luogo dove è avvenuto l’incendio) ha fermato la caccia quotidiana ai rumeni.
Questa mattina, poco dopo le 6, la polizia, coadiuvata da alcune pattuglie dei vigili urbani, è intervenuta per sgomberare una fabbrica dismessa in viale Togliatti (nelle vicinanze del Centro Vittoria, a poche centinaia di metri dal Lungoreno). All’interno vivevano tra le trenta e le quaranta persone, tutte di cittadinanza rumena, tra cui 7/8 bambini. La maggior parte degli uomini che abitavano nell’officina, abbandonata da anni, ha un lavoro (alcuni anche con contratto regolare). Dalle testimonianze degli sfollati, nessuno sarebbe stato fermato.
Ora sono tutti in mezzo alla strada: in quali baracche andranno?