andate a leggere l’articolo che ho trovato su MENOSTORIE.
Parla del lavoro fatto da una documentarista sarda,
Daniela Piu, con il regista Alessandro de Palo, un intenso reportage di 25 minuti dal titolo PISQ realizzato dalla produzione indipendente dPART.


riporto dall’articolo:

“… Vi basterà sapere che il PISQ si estende per 12.700 ettari di terreno e 2.800.000 ettari di mare, con uno spazio aereo non quantificabile. Per farci un’idea delle dimensioni del poligono, ricorderemo che la sola area marina é più grande della Sardegna stessa.
Tutte le nazioni della NATO possono affittare il poligono per testare e sviluppare i propri armamenti. Sappiamo però che il PISQ é stato usato anche da libici e israeliani. Oltre che fungere da campo di prova per la sperimentazione di armamenti innovativi testando razzi, bombe, aeroplani, carri armati e creando simulazioni con (relativi inquinamenti) identici ad una vera guerra, il PISQ lavora anche come mercato.
Qui le nazioni e le imprese produttrici d’armi s’incontrano, qualcuno vende, gli altri comprano. Chi é autorizzato a partecipare in questa “esibizione commerciale” di guerra? E’ solo una questione di soldi. L’area del PISQ può essere affittata per 50.000 euro all’ora. Tre nazioni al giorno possono usarla per otto ore consecutive, se rispettano l’orario concordato. In un solo giorno operativo nel PISQ si guadagnano 1.200.000 euro. E non è tutto. Grazie al lavoro di Daniela Piu veniamo a sapere che il PISQ sta al momento costruendo nuove strutture militari e bombardando siti naturali, archeologici e storici.
Ma la cosa più grave è che sta anche avvelenando l’acqua, le piante, gli animali e gli esseri umani. Data l’alta percentuale di leucemie registrate nell’area di Quirra (10%), voci a proposito della “sindrome di Quirra” hanno iniziato a diffondersi accusando la base di fare uso di uranio impoverito. Alcuni militari che sono stati formati nel PISQ soffrono di leucemia. Alcuni agnelli sono nati senza gambe, con due teste o con altre strane malformazioni. Gli animali che vivono nel territorio del poligono non portano più a termine le gravidanze. E, infine, ciò che è ancora più grave sono gli effetti sulla popolazione civile. A titolo di mero esempio, in un paese del territorio del PISQ tredici bambini sono nati con gravi malformazioni genetiche.”

on line il nuovo numero di Soliana
rivista di arti, cinema, poesia, filosofia e letteratura
redatta da Mimmo Bua, Fabrizio Derosas, Francesca Falchi e Bruno Pittau

puoi scaricarla qui

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la miglior commemorazione di Pavarotti – fuori dal coro, lontana dal rimbombo oppiaceo dei media e delle istituzioni – è firmata da Giordano Montecchi, l’ho trovata sull’Unità e vale la pena di leggerla

mi è piaciuta perché rende giustizia al Pavarotti cantante d’opera (1960/1980 circa) e non si lascia incantare dal Pavarotti successivo (dal 1980 in poi), quello mediatico, che, poverino, aveva quasi smesso di cantare… o, comunque, non lo faceva più sul serio.

volete un esempio? eccolo con la Sutherland in “che mi frena in tal momento” dalla Lucia di Lamermoor



nella foto Luciano Pavarotti, Joan Sutherland, Spiro Malas
in “la Figlia del Reggimento” di Gaetano Donizetti (1966)

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IL GOVERNO DELLE RUSPE

una mattina d’estate, nella città vuota e silenziosa, le ruspe di cofferati hanno appiattito il CRASH, uno degli ultimi spazi di sopravvivenza a bologna

questa città è un cimitero

del pensiero
del gesto
della socialità
dell’amore

bologna, con i suoi governanti, sta morendo: è un caso evidente di accanimento terapeutico

bologna la mediocre, la superficiale, l’astiosa, l’arrogante…

bologna che millanta cultura e chiude gli unici spazi dove ancora si respira

bologna con i suoi ‘artisti’… i suoi ‘scrittori’…
ben aggrovigliati al proprio ego abnorme…

giovanilisti di quartiere, comici da salotto, indignati da dopo-strage, poeti da tavolino, avanguardie autoproclamate del nulla…
dove siete? in quale piazza state cospirando? in quale sotterraneo organizzate la resistenza? a quali ferite esponete il vostro prezioso corpo? a quale dolore il vostro spirito? dove siete? in quale festival dell’unità, con quale aperitivo, state confortando la vostra vergogna?

in africa, ogni vecchio che muore è una biblioteca che brucia
a bologna, ogni spazio che chiude distacca un tubo d’ossigeno a questa città morente

solidarietà attiva (se c’è bisogno… un fischio) e passiva (interiore) al crash

il militarismo è un cancro: lo tieni sotto controllo in Sardegna, lo curi a Vicenza… e spunta in Salento… speriamo non vada in metastasi. Gli anticorpi siamo noi. Ricevo questo comunicato e, in attesa di ulteriori notizie… tutti in Salento a bloccare l’ennesimo gesto d’arroganza dei militari

sabato 18 agosto
ore 17, 30 al faro di Punta Palascia
ore 21, alle Orte presso Salento Soccorso Sud Est diving

manifestazione concerti mostra video/foto

Apprendiamo con grande preoccupazione l’intenzione della Marina Militare di edificare ampliamenti della base militare di Otranto a ridosso del faro di Punta Palascìa, in uno dei luoghi più belli e intatti della costa salentina e dell’intera costa italiana, parte integrante ed estremamente importante del parco naturale regionale Otranto – Santa Maria di Leuca.
Siamo convinti che questa operazione sia il frutto di una valutazione superficiale del patrimonio ambientale locale, che costituisce una ricchezza irrinunciabile sia per la propria importanza intrinseca, sia per il valore che ha nei processi di sviluppo turistico del Salento.
Poiché ci pare assolutamente ingiustificabile una così grave offesa al patrimonio costiero della provincia di Lecce, siamo certi che tutte le amministrazioni direttamente o indirettamente interessate, sia civili che militari, sapranno e vorranno evitare il gravissimo scempio preannunciato, nell’interesse della popolazione salentina, dell’intera popolazione italiana e di tutti coloro che sanno e vogliono continuare ad apprezzare l’assoluta bellezza del patrimonio ambientale e paesaggistico della nostra regione.
Chiediamo che sia immediatamente revocato ogni intento edificatorio nell’area di Punta Palascìa, e che si mantenga alto, nel Salento, il livello di tutela di un patrimonio ambientale e paesaggistico che trova pochi termini di paragone e che costituisce il cardine di un importante e innovativo modello di sviluppo economico e sociale.

comitato “giù le mani da Punta Palascia!”

ricevo un sorprendente comunicato e non resisto al pubblicarne un estratto significativo.


Ci possiamo credere? mah…
secondo me è proprio il contrario…

forse lo confondono con
Dean Reed

nella foto Elvis con Richard (Nixon)…

 

 

ELVIS PRESLEY: un contributo rivoluzionario ancora attuale

A trent’anni dalla morte del compagno Elvis Presley, la Rete dei comunisti si appresta a ricordare la figura del noto artista, e membro coperto del Partito Comunista USA.

Con oltre un milione di copie vendute nel mondo e 131 dischi prodotti tra album e singoli, mantiene ancora il primato di “The King of Rock’n’Roll”, come venne soprannominato negli anni ’50. La leggenda del rock morì stroncato da un arresto cardiaco il 16 agosto del 1977 nella sua casa di Memphis, Graceland, all’età di 42 anni. Ancora oggi la sua dimora è meta di continui pellegrinaggi dei fans e, in vista dell’anniversario, si prevedono celebrazioni in tutto il mondo e un grande raduno a Memphis .

Elvis Presley è vivo e lotta insieme a noi


 

perché ne scrivo? perché è un grande festival… e poi ci sono anch’io

Mayor Gavin Newsom
San Francisco Poet Laureate Jack Hirschman
the San Francisco Public Library
Friends of San Francisco Public Library
present

 

INTERNATIONAL GUESTS – The Poets
Hanan Awwad (Palestine)
Bei Dao (China)
Ferruccio Brugnaro (Italy)
Nicole Cage-Florentiny (Martinique)
Francis Combes (France)
Agneta Falk (England/Sweden)
Sinan Gudzevic (Croatia)
Sabah Jasim (Iraq)
Marc Bamuthi Joseph (USA)
Anna Lombardo (Italy)
Miguel Mendoza Barreto (Venezuela)
Alberto Masala (Sardinia)
Sarah Menefee (USA)
Cletus Nelson-Nwadike (Nigeria/Sweden)
Sotirios Pastakas (Greece)
Aharon Shabtai (Israel)
Carmen Yanez (Chile/Spain)

HOST
Jack Hirschman, Current SF Poet Laureate
CO-HOSTS
Lawrence Ferlinghetti, Former SF Poet Laureate
devorah major, Former SF Poet Laureate
Janice Mirikitani, Former SF Poet Laureate

Schedule of Events

Thursday, July 26th
6:30-8:30 p.m. – Outdoor Reading in Jack Kerouac Alley

Lawrence Ferlinghetti, Former SF Poet Laureate
Poetry Crawl in partnership with Litquake

Friday, July 27th
7:00-9:30 p.m. – Main Reading at the Palace of Fine Arts Theatre

Carmen Yanez
Bei Dao
Francis Combes
Nicole Cage-Florentiny
Sarah Menefee
Sabah M. Jasim
Anna Lombardo
devorah major
Sotirios Pastakas
Sinan Gudzevic
Lawrence Ferlinghetti
Marc Bamuthi Joseph

Saturday, July 28th
Branch Library Day – Readings at branch libraries

2:30-4:30 p.m. – Bernal Heights Branch – Anna Lombardo and Marc Bamuthi Joseph
2:30-4:30 p.m. – Caffé Trieste – Sabah Jasim and Lawrence Ferlinghetti
3:30-5:00 p.m. – Bayview/Anna E. Waden Branch – devorah major and Francis Combes
3:00-5:00 p.m. – Excelsior Branch – Carmen Yanez and Bei Dao
3:00-5:00 p.m. – North Beach Branch – Sarah Menefee and Sinan Gudzevic
3:00-5:00 p.m. – Sunset Branch – Sotirios Pastakas and Nicole Cage-Florentiny

7:00-9:30 p.m.
Main Reading at the Palace of Fine Arts Theatre

Hanan Awwad
Miguel Mendoza Barreto
Ferruccio Brugnaro
Cletus Nelson-Nwadike
Janice Mirikitani
Agneta Falk
Aharon Shabtai
Maram Al Masri
Alberto Masala
Jack Hirschman

Sunday, July 29th
North Beach Poetry Crawl – Locations throughout North Beach

12:30-1:30 p.m. – Beat Museum – Cletus Nelson-Nwadike and Agneta Falk
2:00-3:30 p.m. – Purple Onion – Miguel Mendoza Barreto and Janice Mirikitani
4:00-5:30 p.m. – Caffé Trieste – Hanan Awwad and Ferruccio Brugnaro
6:00-7:30 p.m. – City Lights – Aharon Shabtai and Maram Al-Masri
8:00-9:30 p.m. – Live Worms Gallery – Alberto Masala and Jack Hirschman

dunque – nonostante tutto –
sta per cominciare la terza edizione del


AsuniFilmFestival
cinema nelle terre di confine

diretto da
Antonello Carboni


quest’anno è dedicato alla cinematografia Curda
clicca sul banner e trovi il programma

Niente. Nessun segnale. Neanche un soldo.

Cari amici, ho aspettato a ringraziarvi della vostra presenza solidale in attesa di segnali più concreti.
Ed ora sono arrivati: segnali di silenzio. Che nei codici comunicativi della politica, soprattutto in Sardegna, sono segnali di alterigia e disprezzo.
Per il nostro progetto? Non credo. Neppure lo conoscono… potrei sbagliarmi, ma sono convinto che non l’abbiano mai guardato.
Qualcosa di personale? Molto difficile. A scanso di malintesi involontari, non ho dati per pensarlo. Chi, come noi, procede alla luce del sole, normalmente non si aspetta di avere nemici.
Segnale politico? Impossibile: un’idea basata sul riscatto di una zona interna con progetti artistici e culturali non può essere politicamente sbagliata. Per nessuno che dica di governare.

Comunque, ciò che abbiamo ottenuto è silenzio… Nessuna risposta… Nulla…

Un silenzio accidioso? inerte? Non più… no: è ormai diventato astioso e punitivo. Perché?

Un detto popolare indicherebbe chiaramente la direzione in cui rivolgere lo sguardo:addaghi l’iscumbatas cun su giagu bi ‘essit soru meda e casu pagu (quando finalmente tenti di quagliare, viene fuori molto siero e poco formaggio)…

Dunque, per non lasciarmi trasportare da sfumature devianti, ne deduco che: avendo provato a quagliare da ben quattro anni e vedendo che si ottiene poca sostanza, mentre sempre più si evidenzia la figura decisionale del Presidente Renato Soru, provo ad indirizzargli il seguente messaggio.


Egregio Presidente,

visti i risultati negativi del nostro rapporto con le Istituzioni da Lei rappresentate, tento con questo autodafé di analizzare le mie mancanze, le chiedo anticipatamente scusa, spero vivamente di essere da Lei perdonato.

Forse ho mancato geograficamente.
Ma la distanza non può essere un parametro… Marcello abita a pochissima distanza da casa mia, eppure fa il progetto di Gavoi… e, per essere precisi, in linea d’aria io sono più vicino di lui alla Sardegna di almeno tre o quattrocento metri. Mi favoriscono anche i sensi unici: ci metto un po’ meno ad arrivare in aeroporto. Non parliamo poi di Paolo: lui abita addirittura un quartiere più in là. Se ragionassimo così, dovrebbe organizzare Berchidda in Veneto. E poi, nonostante una Entità Perversa cerchi di impedirmelo (ma prima o poi scopriremo chi è…), io sto ostinatamente cercando di tornarmene in Sardegna.

Allora ho mancato socialmente.
Ma anche qui la colpa non è mia: ho la consapevolezza di non essere adatto per stare a corte. La colpa è di mia madre, che mi ha condizionato fin dalla nascita dicendomi:Ricordati: noi non dobbiamo niente a nessuno. Tutto quello che vedi qui viene dal lavoro di tuo padre“.
E come può crescere un bambino allevato in maniera così distorta? Se poi si aggiunge che vengo dalla cultura dell’interno, pastori… gente senza padroni che, almeno ai miei tempi, non chinava mai la testa… Non mi si può imputare le colpe di una società così fatta… Sarebbe come rimproverare ad un viado brasiliano di essere cresciuto per strada. Che colpa ne ha? Io sono nato lì. Fra i duri sardi dell’interno. Ormai è troppo tardi per porvi rimedio. Mi perdoni… Ho anche provato a correggermi, ma senza riuscire.
Le racconto un episodio chiarificatore.

Una quindicina d’anni fa la mia agente, agendo (per questo si chiamano agenti) sui miei sensi di colpa, mi convinse che un poeta deve frequentare i salotti, stare con la gente che conta. Se non lo fa, non esiste, e la poesia ci perde. Io, sebbene scettico, dubbioso, titubante… ma volonterosamente spinto dal senso del dovere… accettai un invito.
Una bellissima villa sui colli, salone con caminetto centrale aperto su due lati (le passo un’idea d’arredamento). Un pranzo pantagruelico: già agli aperitivi ero satollo. Se aggiunge il fatto che da trent’anni non pranzo più se non per dovere di cortesia… può immaginare in quali condizioni mi trovavo. Stordito dai fumi dell’alcool (almeno dieci assaggi di vini diversi) e devastato dall’assalto spietato dei succhi gastrici, dopo le innumerevoli portate cominciai a sentire la palpebra pesante. Ebbene: un qualche Lucifero aveva predisposto proprio dietro le mie spalle la sedia a dondolo padronale. Un trono enorme, ottocentesco, davanti al camino scoppiettante. Vi caddi quasi privo di sensi e dormii profondamente per almeno tre ore disattendendo completamente le aspettative dei numerosi ospiti che avrebbero voluto un poeta attivo, compiacente, divertente, à la page, all’altezza della situazione. Ma, come lei certamente sa, per definizione carmina non dant panem. E se il poeta non è allenato al pane, s’immagini al companatico! Il disastro era completo: spero almeno di non aver russato.
A mia discolpa devo dire che i cortesi ospiti non facevano niente per tenermi sveglio. Un dato ormai verificato è che la noia e la banalità pervadono i consessi di chi, troppo preso ad accumulare danaro e potere, non ha avuto tempo per coltivare lo spirito. Non bisogna fargliene una colpa, ma – par condicio – chiedo che non venga nemmeno fatta una colpa a chi, come me, a corte si annoia. Ci ho provato: non ci riesco. L’agente mi mollò quel pomeriggio stesso senza nemmeno salutarmi. Da allora, per non ripetere la brutta figura, evito tutte le corti e frequento solo persone che intellettualmente riescono a tenermi sveglio.

Presidente, mi appello alla sua comprensione: gli Asunesi non devono pagare per me, non hanno peccato. Non sanno nemmeno di questa lettera. Punisca solo me: decida come devo comportarmi per sanare il mio deficit di adattabilità sociale e proverò a farlo. Ho tanta buona volontà.
Poi, se Le rimarrà tempo, umilmente Le parlerò anche di progetti… Scusi ancora se ingenuamente ho avuto la presunzione di pensare che, come lasciava intuire il suo programma elettorale (da me apertamente sostenuto), finalmente si potesse partire dalla dignità delle idee….
Non so proprio stare a corte.

Prima di congedarmi, le chiedo un segnale di magnanimità, ne ho davvero un urgente bisogno:
sto per andare a San Francisco, invitato ufficialmente dal Sindaco Gavin Newsom. Sarò la Sardegna nel Festival Internazionale di quella Capitale mondiale della poesia. Senza il Suo benevolo sguardo su di me, mi sento inadatto… Già da molti anni rappresento immeritatamente la Sardegna in contesti internazionali. Ormai ho paura di essere sfuggito al Suo paterno controllo. Mi sento solo… La prego, mi aiuti a riprendere coscienza della realtà: mi affianchi qualcuno di Sua fiducia, magari proprio chi abitualmente Le riferisce del PROGETTO ASUNI… quella mente illuminata mi insegnerà a comportarmi nel consesso degli umani.

Se non lo farà, mi avrà sulla coscienza.

Con deferenza,
Alberto Masala
rogo – inquisizione iberica

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i siti che hanno ripreso la lettera – li ringraziamo moltissimo
agli altri non presenti in questa lista, che non abbiamo individuato o non ci sono stati segnalati, chiediamo scusa

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ps. – da alcune reazioni telefoniche mi accorgo che dei passaggi potrebbero essere malintesi. Credevo non ci fosse bisogno di chiarire che:
  1. auguro LUNGA VITA a Marcello e Paolo ed ai festival di Gavoi e Berchidda! Non solo non sono geloso, ma sono SINCERAMENTE felice che procedano bene. Ci mancherebbe…!!!
  2. sto parlando di progetti che da QUATTRO ANNI esistono e non trovano udienza da parte di chi ha il DOVERE politico e amministrativo di conoscere. Ci piacerebbe portare le istituzioni ad un tavolo di confronto sul PIANO DI SVILUPPO del territorio – ASUNI HA FATTO SCELTE IMPORTANTI – il problema dei finanziamenti viene dopo.
  3. NIENTE DI PERSONALE col Presidente Soru o col governo regionale, ma cosa c’è di sbagliato nel cercare di proporre un metodo politico aperto e corretto su un progetto di cui dovrebbero andare orgogliosi e che invece stupidamente ignorano?
come nei peggiori incubi
Appello di Un ponte per…in difesa della biblioteca di Baghdad


L’esercito iracheno e americano, contravvenendo a tutte le convenzioni internazionali, è entrato con la forza nella biblioteca nazionale di Baghdad facendone, di fatto, una base militare e mettendo a serissimo rischio il patrimonio librario scampato all’incendio dell’aprile 2003. Di fronte alla resistenza del direttore e dei dipendenti della biblioteca hanno usato violenza fino a sparare alle gambe ad un bibliotecario. Al momento in cui scriviamo i soldati hanno lasciato l’edificio, ma si teme che l’occupazione possa ripetersi presto ed in qualsiasi momento.
La biblioteca nazionale di Baghdad, che Un ponte per…sostiene da tre anni, è un esempio di come gli iracheni, se lasciati liberi da ingerenze esterne, possano ricostruire il proprio paese.
Facciamo appello al Governo italiano perchè intervenga presso il Governo di Baghdad affinchè la biblioteca, sia lasciata definitivamente libera dalle armi, anche a tutela del lavoro svolto dalla cooperazione italiana nella ricostruzione della biblioteca stessa.

Invitiamo tutti a inviare immediatamente messaggi di protesta all’ambasciata irachena in Italia

fuori i militari dalla Biblioteca Nazionale di Baghdad

I militari – sia quelli Usa che quelli iracheni – stiano alla larga dalla Biblioteca Nazionale di Baghdad. Questo il monito rivolto dal suo direttore, preoccupato perché alcune recenti operazioni “di sicurezza” stanno mettendo a rischio una delle istituzioni culturali più importanti del Paese.

Progetto “La casa dei libri di Baghdad”

Da tre anni Un ponte per… assiste il direttore della Biblioteca Nazionale di Baghdad nella impegnativa opera di recupero del patrimonio librario. Il progetto che ha permesso di completare l’inventario dei libri, di fare il sito della biblioteca e di formare personale presso la Biblioteca Nazionale di Firenze alle tecniche di restauro è ora fermo in attesa di fondi.