Confronti tra poesia, letteratura, identità
Ozieri 26/27 aprile 2013
Ex-Convento delle Clarisse
Venerdì 26 aprile
– ore 18.30– Marcello Fois incontra i lettori
Sabato 27 aprile
– ore 10.00 – Alberto Masala incontra i ragazzi degli istituti superiori
– ore 16.30 – INTERVENTI: – Antonio Canalis, segretario Premio Ozieri. – Franca Masu, cantante (L’uso della lingua catalana come veicolo di espressione artistica) – Alessandro Giammei e Marzia D’Amico, studiosi (La poesia sarda come poesia post-coloniale)
Alberto Masala dialoga con Marcello Fois, scrittore (Lo stato della letteratura in Sardegna), Tommaso Pomilio (Ottonieri), poeta, docente di letteratura a La Sapienza, Roma (La poesia oggi in Italia), Paolo Zedda, poeta improvvisatore, (La poesia improvvisata in rapporto con il contemporaneo).
– Alessandro Pintus, Associazione Culturale Abreschida, (L’utilizzo della lingua sarda nel rap)
conduce Giuseppina Deligia, Direttore Istituzione San Michele.
Questo è quello che vi regala Carte da Musica, il programma della domenica mattina.
Dimitri Papanikas ci racconta tredici libri, scritti da autori sardi, contestualizzandoli nel periodo storico e culturale in cui sono nati.
È possibile raccontare cent’anni di storia della letteratura sarda attraverso la musica? Dalla pubblicazione di Canne al vento sul settimanale L’Illustrazione italiana nel 1913 al viaggio musicale In Sardegna di Paolo Fresu in occasione dei suoi primi «50 anni suonati!», dall’anno di vita trascorso sull’altopiano di Asiago da Emilio Lussu tra il 1916 e il 1917 al «fronte orientale» durante la Campagna di Russia del 1942 di Francesco Masala. Dal «grand tour» di David H. Lawrence alle memorie argentine di Mariangela Sedda e quelle americane di Costantino Nivola. Dalla poesia di Peppino Mereu a quella di Alberto Masala, passando per alcune tra le pagine più emotive di Sergio Atzeni e Marcello Fois.
Un viaggio musicale in tredici puntate attraverso altrettante opere di alcuni tra gli autori più rappresentativi della storia della letteratura sarda, da ascoltare sulle suggestive armonie della canzone d’autore italiana, europea e americana, passando per Kurt Weill e Bertolt Brecht, Miles Davis e John Coltrane, Bob Dylan e i Pearl Jam, fino ad arrivare alla classica e alla lirica, da accompagnare alle grandi tradizioni internazionali di musica popolare del Novecento. Tra queste… blues e fado, rebetiko e bolero, son e samba, flamenco e tango.
Lo storico di origini sarde Dimitri Papanikas, ogni domenica mattina alle 9, ci guiderà lungo un inedito percorso di narrazione attraverso un secolo di storia musicale e letteraria per mostrarci le originali connessioni tra artisti, opere e tematiche universali, al di là di ogni confine geografico e temporale.
Programma delle puntate che sarà possibile ascoltare in podcast anche qui:
Storico e critico musicale. Dal 2009 dirige e presenta il programma di storia Café del sur(Radio Nacional de España). Laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Bologna (2004) è dottore in Storia contemporanea presso la Universidad Autónoma de Madrid (2012). È stato autore e conduttore del programma Le Città invisibili (Radio Rai Sardegna, 2012) e tra gli autori del programma Futuro antiguo (Radio Nacional Argentina, 2007). Scrive di storia della musica latinoamericana su il manifesto. Dal 2011 è docente del Laboratorio di Radio per il Master of Communication Design LABS presso l’Istituto Europeo di Design di Madrid. È stato corrispondente dall’America Latina per diverse riviste italiane. Nel 2005 ha occupato l’incarico di addetto stampa presso Nuova Scena – Teatro Stabile di Bologna.
Ecco il link alla sua bella trasmissione sulla Radio 3 Nazionale Spagnola: “los domingos de 8 a 9 (1 hora menos en Canarias) en RNE3 Dimitri Papanikas nos acompaña con su selecciòn de tangos y memorias en su programaCafé del Sur: memorias de tango“.
dedicato alla grande dignità di Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi
Dedico a te, Patrizia, al tuo coraggio e alle tue lacrime di dignità, questo testo ispirato dalla Ballata delle madri di Pier Paolo Pasolini (leggetela qui) . S’intitola “Domandati che madri abbiano avuto”. Ricalco la stessa struttura della poesia di Pasolini per riscriverlo, rispondendogli e riattualizzando il canto, e così portarlo ai giorni nostri. Per pudore e riservatezza in tanti anni non avevo mai pubblicato un mio testo poetico su questo blog. Ma l’indignazione e le tue lacrime mi hanno spinto a farlo. Chiedo comprensione…
domandati che madri abbiano avuto
A Pier Paolo Pasolini
In ricordo di Carlo Giuliani, Francesco Lorusso, Giorgiana Masi, Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi …
Quaggiù nell’assenza dei poeti
in queste strade a loro sconosciute
mi sto adattando agli ultimi presagi.
Solo. Finisco i versi. Ascolta il suono…
il grido del nemico nell’orecchio.
Ascolta… guarda…
quando evoca i riflessi di tragedie
non ha colpe lo sguardo…
Quaggiù nell’assenza dei poeti
il potere è vigliacco nella storia.
Poliziotti che corrono sfrenati
senza una pausa, per frenesia infinita.
Che vista hanno negli occhi?
Da dove sono nati? Hanno una madre?
Tu ne cantavi la semplicità.
Dimmi… lo chiedo a te…
La povertà
ne malediva le generazioni, tu
li chiamavi ragazzi
con accorata tenerezza cieca.
La rabbia è la paura di miseria… È soggezione d’ignoranza…
Cresciuti in spazi stretti
nel nulla imprigionato che si scontra
con le pareti del suo stesso nulla,
costretti in repressioni familiari
di città epilettiche e razziste,
di dottrina dell’ordine e bisogno,
di religione e fanatismo ostile.
La radice cristiana mai estirpata
in loro sta, pietrificata, inerte.
Hanno avuto una madre?
Madri vili…
i volti modellati da un destino
che così può sfamare le apparenze
del giudizio che avanza confortante
e che valuta e impone la misura.
Madri mediocri…
i volti oppressi, addestrati a ubbidire,
a spostare all’indietro le parole,
soffocare l’urgenza di irruzioni
ed espellere i resti dell’amore.
Madri servili…
Volti d’argilla, quando il tempo è un velo
che acceca nella triste assuefazione
la noncuranza per chi è condannato
o sia infettato da un semplice male.
Madri feroci…
Volti domati, schierati sullo sfondo
della scena, tra squilli di fanfare,
che ripetono insulti ad alta voce
e sparano agli estranei, e invocano la legge.
Vili, mediocri, servi… feroci
i loro figli colpiscono altri figli
come orda di bestie
come branco famelico che sbrana
ogni preda isolata.
Quando vanno trionfanti a devastare
saziati dalla loro stessa lingua
livida di fascismo e manganello…
domandati che madri abbiano avuto.
Qui ancora ci illudiamo in ribellioni
bisbigliando la stessa cantilena
con litanie imprudenti, che da anni
cominciamo da capo all’infinito
mentre qualcosa di finale pesa,
risuona e batte sulla città Superba
a cui lavarsi non pulirà le tracce.
Il suo paesaggio ne riascolta il suono
Genova, incancellabile per sempre.
Qui non ho vie di fuga: resto
visibile… evidente… differenza…
Ancora non ci siamo allontanati.
Il mio scrivere si getta sulla vita.
Vengo dalla terra di Gramsci.
Proprio lui ci ha insegnato che la lotta
può somigliare alla felicità
e l’incertezza rivoluzionaria
ci nutre i dubbi dell’intelligenza.
Oggi
è coperta di sale questa terra
dove anche gli operai
si son fatti traditi e traditori.
Quaggiù, nell’assenza dei poeti
resto, sospinto da inverse traiettorie.
Un poeta bastardo, o con la schiena rotta,
non si riscalda al loro conformismo.
Resto: sebbene quel pensiero ti abbia ucciso
uccidendoti ancora.
Nel tribunale
col crocefisso della legge al muro
lo chiameranno equivoco, il futuro.
Bologna, 19 ottobre 2012
risposta del giorno dopo ai discorsi del giorno dopo
Eh, no… signora Cancellieri! Non sono parole in libertà! Quelli sono fascisti. Come la grandissima maggioranza degli appartenenti alle forze dell’ordine, di qualsiasi tipo, genere, ordine e grado. Fascisti veri e molto pericolosi, che, vigliaccamente tutelati da una divisa, agiscono con la mentalità da ultrà, da banda organizzata, da cosca, da squadraccia. E lo sono perché così sono stati selezionati, arruolati, addestrati da 65 anni a questa parte. Lo sono perché sono abituati all’impunità dell’arroganza, della prevaricazione, della violenza. Lo sono perché calpestano le leggi, ignorano la costituzione, stanno per definizione dalla parte dei padroni e mai degli umili. Potrei portarle centinaia di testimonianze personali che mi inducono a pensare così. Lei li copre, minimizza, li protegge. Come da sempre ha fatto il Potere in questa Italia così reazionaria. Se sono così è perché li avete voluti così.
E se qualcuno tra loro non fosse così… bene, sia il benvenuto, onore e rispetto a loro ed al prezioso lavoro che svolgono onestamente. Spero sinceramente che diventino sempre di più e caratterizzino diversamente il loro servizio. Hanno la mia solidarietà. Questo discorso non è rivolto a loro, dunque non devo nemmeno delle scuse. Ma lei, per favore, spinta dal suo entusiasmo istituzionale, non venga a raccontarci fole insostenibili … non è credibile.
Oggi una gentile giornalista mi ha chiesto, a me come a tanti, se avevo sottoscritto l’appello “Facciamolo” lanciato da 10 intellettuali alle forze politiche uscite vincenti dal voto per creare un esecutivo di alto profilo. L’appello dice fra l’altro che “Per la prima volta i giovani e le donne sono parte cospicua del Parlamento, non sprechiamo l’occasione. La speranza di cambiamento non sia travolta da interessi di partito”. Firmano tra gli altri Roberto Saviano, Roberto Benigni, Michele Serra, Fabio Fazio, Jovanotti, Ferzan Ozpetek.
ho risposto così …
Non ho sottoscritto quell’appello – Nonostante anch’io pensi che bisogna farlo – Ma con molti dei sottoscrittori non ci farei proprio nulla – Lo so, è stupido, basso, poco saggio, ma è più forte di me: ho i brividi a pensare un’Italia disegnata dal sogno di Fazio, Benigni, Saviano e Jovanotti –
Il mio “facciamolo” attinge a parametri intellettuali molto differenti, non gli stessi dei sottoscrittori dell’appello – il mio “facciamolo” non contiene bontà né buonsenso comune – abolisce, ovunque compaiano, le parole “morale” e “civile” sostituendole d’ufficio rispettivamente con “etico” e “sociale” – vede finalmente Berlusconi in galera, i suoi beni sequestrati e Napolitano in pensione insieme alla sua retorica “da Italietta” – vede una polizia della gente e non del potere, un Vaticano senza privilegi sul territorio italiano, gli armadi con i dossier sulle trame e le stragi spalancati, l’abolizione dell’inno nazionale più imbecille del mondo…
Ma, sopratutto e prima di tutto, GIUSTIZIA SOCIALE, CULTURA e INTELLIGENZA –
Non credo che da una visione del mondo superficialmente pacificata, “struzzista”, che accumula polvere sotto i tappeti ed in realtà non pulisce niente, venga un mondo che mi possa essere congeniale –
Non ho votato M5S, ma del loro progetto, se sono vere le intenzioni, accolgo a piene mani (e cuore) l’idea di una democrazia partecipata, (tra il primo Lula e il Chavez più Guevarista), dove si ridiscutano i meccanismi fin dalla loro stessa matrice – Non mi fido della visione “pragmatica” di Bersani: ne ho motivi abbondanti vivendo in Emilia-Romagna – Non mi fido nemmeno di Grillo – anche se, solo per ora, potrei fidarmi del Movimento e di parte della base PD – Ma il discorso è lungo e qui ci vuole una risposta sintetica
Non mi accontento del “facciamolo”, urlo a piena voce:
1. affermare “col cuore” una cosa
2. ripeterla indefessamente fino a volerci credere
3. crederci fortemente
4. costruirci sopra una logica e una retorica
4. combattere per difendere eroicamente questa verità
5. cercare consenso
Un vecchio meccanismo, lo stesso che usa Berlusconi quando, col PDL schierato, grida all’ingiustizia e parla di persecuzione. Ma non l’ha inventato lui, l’ha inventato proprio la Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Lo stesso meccanismo con cui hanno costruito un impero raccontando la favola di Dio.
Michela Murgia, chissà che qualche volta non ne sia stata vittima ed (innocente?) operaia anche tu…
Dunque…
Oh tu, che non ti meravigli degli “storici silenzi della Chiesa sulle dittature di ogni dove”…
Oh tu che affermi che “la linea strategica delle gerarchie vaticane è stata quella della non belligeranza, nella convinzione che tenere un profilo basso potesse salvare più vite o non metterne in pericolo di ulteriori”
Se dico che affermarlo in questo caso è una FOTTUTA MENZOGNA, mi parli di macchina del fango? (nel mio caso macchinetta, visto quanto pesa mediaticamente il mio parere).
Se cito quel bastardo di Pio Laghi, garante Vaticano del regime, e la sua santa e solida relazione con Bergoglio mi parli di “macchina del fango”? Sulla questione argentina non c’è stato alcun silenzio della chiesa, anzi… quell’assassino di Pio Laghi ne era il garante – e Bergoglio, finchè non dimostrerà il contrario, era amico suo. E non l’ha mai smentito.
Ergo, per non perdere di vista la questione, ora sta a lui dimostrare le cose, non a me.
Spero che questo papa abbia il tempo di pentirsi. Buon lavoro. Credete in pace, che nessuno da qui ve lo impedirà.
Scuola Diaz, Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi, Giorgiana Masi, Carlo Giuliani, Francesco Lorusso… tanti, e tanti altri ancora sono i nomi di giovani investiti dalla “giustizia”, a volte perfino uccisi, e poi sempre insultati dalle menzogne del potere. Ed ogni volta ci siamo posti queste domande sugli esecutori di questo potere: “Chi li sceglie? Chi li arruola? Chi li istruisce? Chi dice loro che tutto è permesso? Chi li comanda? Chi li autorizza? Chi da loro l’impunità? Conoscono la Costituzione?…”
Dopo la recente manifestazione nazionale degli studenti abbiamo visto ancora una volta come questa odiosa arroganza, violenta e omicida, fascista nel profondo (e non lo affermo come forma di insulto, ma come ulteriore presa di consapevolezza della realtà) abbia sempre dallo Stato ferme coperture e giustificazioni, autorizzazioni e ispirazione. Da tempo sostengo che non viviamo in un sistema democratico – nel quale Demos, il popolo, possa sentirsi rappresentato – ma in un sistema repressivo e distopico in cui ogni diritto viene progressivamente ed inesorabilmente svuotato secondo una strategia precisa, già da molto tempo definita negli schemi della P2. Faccio di ogni erba un fascio? Mescolo politici e golpisti, finanzieri e mafie, sporchi interessi economici e rappresentanti della Repubblica? No, per niente, no… non sono un qualunquista, so distinguere le diverse tensioni negli individui e le differenti gradazioni del potere. Ma non si dica che all’ombra dell’alto senso delle Istituzioni di questo Paese non siano celate trame oscure, connivenze, progetti infami…
Le stragi italiane impunite comunicano certezza di impunità dai vertici alla base di questo Stato che non ha mai saputo rimuovere il fascismo dai propri gangli, anzi, lo ha sempre usato per i lavoretti sporchi.
La Polizia italiana, fin dalla sua formazione e tranne pochi casi isolati, generalmente è finora stata arrogante, grezza, violenta. Chi difende le leggi è una banda di senza-legge, un corpo separato dal popolo al cui servizio dovrebbe stare. Ma così è stata voluta e strutturata fin dal dopoguerra. E non ha mai abbandonato il modello ereditato dalle squadracce precedenti. I morti di Portella della Ginestra, Reggio Emilia, Avola, Battipaglia… La vigliaccheria è il parametro, la menzogna il sistema. Finché così sarà chi li arruola, li educa, li protegge. Ne sono stato tante volte testimone oculare: questo ho visto e racconto. E se non lo facessi mi sentirei a mia volta travolto e inserito nella spirale di vigliacca connivenza che è segno distintivo delle nostre Istituzioni, di quelle forme democratiche nelle quali ci chiedono di credere, di avere fiducia.
Detto ciò, ora sarebbe sano e indicativo di speranza che il guardasigilli Severino trovasse i colpevoli per punirli adeguatamente, o, in alternativa, si dimettesse, dato che dal suo ministero stati sparati quei lacrimogeni. Troverei altrettanto serio ed utile che il Ministro Cancellieri smettesse di avallare ipotesi assurde ed evidentemente sfacciate come quella del Questore di Roma.
O pensa che ci crediamo davvero? Che tacciamo?
Non ho ancora spento il cervello e mi auguro di non farlo fino al giorno in cui mi dissolverò nella grande nebbia eterna della morte. Credo che questa tensione sia, nella miseria della mia piccola persona, ultimo baluardo dell’idea di un mondo differente in cui domini la giustizia sociale. E che, insieme a tutti coloro che la trasportano anche più degnamente di me, sia un vero patrimonio dell’Umanità: coincidere con il proprio essere umani senza vergogna è la resistenza di cui siamo dotati.
Conservo ad oltranza uno sguardo pacifico sul mondo. Dunque, credendo possibile il riscatto etico e spirituale di ogni individuo, chiedo gentilmente a Voi, che ricoprite incarichi istituzionali, di imboccare quel percorso di giustizia che comincia proprio col provare vergogna.
tutti i video e le immagini sono stati pubblicati da La Repubblica
i lacrimogeni
le incredibili dichiarazioni del Questore di Roma
le gentilezze dei poliziotti
ps:prima delle manifestazioni dell’altro giorno, il 26 ottobre 2012, avevo scritto un testo poetico sovrapponendo due poesie di Pier Paolo Pasolini per continuare il dialogo intrapreso quando riscrissile Ceneri di Gramsci– si tratta della Ballata delle Madri e di Il Pci ai giovani!! – Non voglio invadere questo spazio, ma lo spedirò in formato PDF a chiunque me ne farà gentilmente richiesta per mail.
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ECCO COSA SUCCEDE ALCUNE ORE DOPO LA MANIFESTAZIONE:
Pestaggio dopo gli scontri fra polizia e manifestanti di mercoledì scorso sul Lungotevere. Uno dei ragazzi è riuscito a videoregistrare parte del parapiglia mentre lo stavano picchiando: “Nel quartiere ebraico non ci dovete entrare. Potete andare a fare casino per tutta Roma, ma se entrate qui dentro siete morti”. E giù botte. La ricostruzione dei ragazzi: “Sembravano agenti in borghese, ma alcuni avevano la kippah”.
vedi qui il video e leggi l’articolo su Il Fatto quotidiano
Ministro Cancellieri, dunque? Volendo, non dovrebbe essere difficile individuarli e sbatterli fuori dalla polizia… ma forse le sue sono solo chiacchiere… sa che i criminali di Genova sono ancora in servizio…?
Ecco la risposta del ministro Cancellieri: piena approvazione dell’operato del Viminale, fare quadrato intorno alle scelte del Governo, applicare misure ancora più dure per chi manifesta – non una sola parola sulle violenze della polizia – sentitela…
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