Ho sempre sostenuto – e la storia mi ha sempre dato ragione – che scrivere un libro di prosa o poesia – sia pure bello, giusto, necessario, geniale… non solo non santifica nessuno, ma può essere fatto anche da persone che, nonostante questo, poi restano nella loro insipienza, imbecillità, miseria personale o addirittura persino la aggravano (dato che il narciso non agisce mai gratuitamente). La storia letteraria italiana di tutti i tempi trabocca di simili esempi, e, anche oggi, c’è chi fa di tutto per non smentirla. Oh, non tutti così, naturalmente, ma la maggior parte sì. Il “grosso” fra loro si allinea, diventa opinionista, addirittura si arruola e dice coglionate pericolose. Stavolta tocca a Roberto Saviano, del quale ho molto apprezzato, sostenuto, creduto necessario ed importante “Gomorra” – (ora dovrebbe però scriverne un altro per capire se quello è davvero il suo mestiere… purtroppo sono tempi di one book show: altra caratteristica degli scrittori odierni è la sveltina).

Ma arriviamo al punto: da sempre dico che essere ebrei non significa essere sionisti. Sarebbe come dire che la nazionalità italiana automaticamente ti arruola nel PDL. I sionisti sono fascisti che stanno perpetrando un genocidio nei confronti del popolo palestinese. Indossando la maschera del terribile dramma dell’Olocausto sono diventati simili ai loro aguzzini nazisti. Ma ho scritto molto su questo e non voglio ripetere qui: rimando a questo blog dove, digitando Israele nella finestrella in alto a destra “cerca nel blog”, compariranno decine di articoli sulla questione ed informazioni sull’attività degli Ebrei antisionisti.

Stavolta io non dico niente. Guardate il video messaggio  dell’attivista per i diritti umani Vittorio Arrigoni che risponde da Gaza alle dichiarazioni di Roberto Saviano rilasciate durante la manifestazione sionista di Roma “Per la verità, per Israele”.

Da sempre registro l’accesso ai miei blogs da parte di funzionari pubblici che, invece di lavorare, si preoccupano di monitorare il sottoscritto tutte le volte che un mio post parla di Governo e Governanti, Ministeri, Militari, Pubbliche Amministrazioni, Israele e Palestina, e così via.
Evidentemente un Pubblico Dipendente, pagato con i nostri soldi, svolge regolarmente questa inutile e dispendiosa funzione.

Non ho niente contro di lui, poveretto. Così gli dicono ed esegue acriticamente. Ma sorvegliare proprio me! un eccesso di zelo che serve solo ad alzarmi lo share degli accessi.

Comunque non gliene voglio, anzi, gli dedico questo affettuoso post giusto per fargli un po’ di compagnia. Voi, miei ventiquattro lettori, non leggetelo:

“Caro Brigadiere, scommetto che non le scrive mai nessuno… sono certo che si annoia a morte… abbia pazienza e pensi che sta maturando la pensione per tornare un giorno al paesello. Che si deve fare per campare!

Cosa troverà in ciò che scrivo? Niente di cattivo né di pericoloso, certo. Al contrario di Lei non impugno armi per profonda convinzione spirituale. Poi, come Lei, io non rubo, non evado le tasse… e come quel vanitoso coglione di D’Annunzio o quel cretino impunito di Marinetti, o come perfino il Ministro Bondi e forse anche Lei stesso, al massimo scrivo poesie. In più le leggo in pubblico… ma ha ragione: è meglio sapere piuttosto che no… Intanto fa bene a portarsi avanti col lavoro: se tornano loro, i fascisti (e a volte si ha proprio l’impressione che siano lì lì… ogni giorno una nuova conquista, così la gente si abitua lentamente, si forma all’idea…), se tornano, dicevo, avrà già selezionato il materiale e si farà tutto più in fretta: epurazioni, confino, carcere… e non oso pensare al peggio a cui la Storia sta piano piano tentando di abituarci anche nel quotidiano (ha presente Genova? Abu Graib? CPT?, Libia?). Ha ragione, non siamo più nel Ventennio: meglio procedere su basi scientifiche.
Vedo la scena, il suo computer sotto il poster dei generali argentini, il bustino di Mussolini sulla scrivania, Pinochet (il Vaticano l’abbia in gloria) sullo sfondo del pc.

Ma ora mi tolga una curiosità: non prova mai schifo sapendo che i suoi ordini discendono da alte disposizioni di delinquenti collusi con le peggiori mafie? Non ha mai un moto di repulsione sapendo che chi dispone in alte sfere è complice delle peggiori stragi (Bologna, Piazza Fontana, Brescia, Italicus… mai trovati i mandanti) degli ultimi 50 anni? Non le fa ribrezzo nemmeno un pochino sapere che i migliori ed i più onesti fra i suoi colleghi (Falcone, Borsellino, gli uomini di scorta…) sono stati trucidati proprio da quel potere da cui riceve ordini e stipendio? Ci pensi ed abbia il coraggio di guardare il mondo con i suoi occhi, non con i loro. Un caro saluto e prometto di tornare a trovarLa. Lei intanto venga quando vuole, la aspetto.”

ecco qui solo alcuni fra gli ultimi accessi da me osservati perché non ho voglia né tempo da perdere a starci dietro

13.04.10 – 15:53:52 – Presidenza del consiglio dei ministri Italia (Chrome 4.x Windows XP)
– post che dice che “IO STO CON EMERGENCY”
– miei post sul viaggio in Iraq

04.05.10 – 15:50:28 – Ministero dell’interno Italia (Firefox 1.x Windows 2000)
– controllo di routine, continuano i post sul viaggio in Iraq
– beccato post sui finanziamenti dell’Assessorato alla Cultura della Sardegna alla propaganda militare nel vergognoso Salone del Libro di Macomer.

05.05.10 – 14:47:43 – Ministero della giustizia- dip.org.gi.. Italia (Explorer 8 Windows XP)
– il giorno dopo il post viene rivisto insieme a un Superiore per verificare se ci siano gli estremi per il reato di Lesa Maestà.

25.5.10 – 11:05:09 – Ministero dell’interno Italia (Firefox 3.x Windows XP)
– controllo di routine, continuano i post sul viaggio in Iraq

giugno (visto, ma mi sono scordato di trascriverlo)
– post FB sulla cultura nella scuola e lo zio (sospetto pedofilo) della Gelmini

12.07.10 – 11:34:34 – Ministero dell’interno Italia (Firefox 3.x Windows XP)
– controllo di routine, petizione per i bambini Rom del Kosovo

11.08.10 – 10:21:17 – Ministero dell’interno Italia (Firefox 3.x Windows XP)
– post sulla legge Balilla. I sospetti vengono confermati.

Buon lavoro.

ERRATA CORRIGE

per una mia svista, ingannato dal nome (che non ho dato io), non avevo notato che la mini-naja per ora si propone a giovani dai 18 anni – correggo dunque il post con una considerazione: a quando anche i bambini?

C’è da sperare:
nuovi investimenti per la cultura giovanile. 

Su iniziativa di tre ministeri, Economia (Tremonti), Politiche Giovanili (Meloni) e Difesa (La Russa), un mese fa, nel silenzio quasi totale, è stata approvata una legge, il Ddl n. 2096 del 1 aprile 2010, altrimenti detta Legge Balilla. Lo scopo è incoraggiare i giovani a conoscere ed apprezzare la vita militare formandoli alla disciplina delle caserme, alla conoscenza delle gerarchie, ad essere pronti a morire per la patria. Ecco la loro cultura, che distoglie i fondi dallo studio per riversare ben 20 milioni di Euro in questa iniziativa così ‘formativa’ e necessaria durante la quale ai ragazzi insegneranno anche l’uso delle armi.

ed ecco l’articolo tratto da Peacereporter

Al via la mini-naja prevista dalla ‘legge Balilla’ voluta dal ministro La Russa

“Siamo soddisfatti degli esiti che hanno visto i ragazzi impegnarsi oltre i loro limiti personali per non cedere, cementare tra di loro un sano spirito di corpo, e soprattutto recepire i valori e il significato di fare il soldato, il cittadino soldato, valori che oggi, con la sospensione della leva, sono sempre meno diffusi e meno percepiti dalle giovani generazioni”.

Con queste parole d’altri tempi il colonnello Alessandro Pinelli, comandante del 6° reggimento alpini, ha commentato la conclusione delle prove generali del progetto di mini-naja: brevi corsi di formazione militare volontari voluti dal ministro della Difesa Ignazio La Russa per ”rafforzare la conoscenza e la condivisione dei valori promananti dalle forze armate” tra i giovani.

La legge Balilla (Ddl n. 2096) approvata un mese fa come emendamento alla manovra finanziaria, prevede l’avvio, dopo l’estate, di stage di tre settimane per giovani volontari di età compresa tra i 18 e i 30 anni e in possesso di idonei requisiti fisici, morali e di condotta. Costo dell’iniziativa, per i prossimi tre anni: 20 milioni di euro.

”La campagna informativa non è ancora cominciata, ma già sono migliaia e migliaia le domande che arrivano”, ha dichiarato trionfante La Russa alla stampa, spiegando che ”quest’anno si comincia dal 13 settembre, con un corso al quale parteciperanno 1.200 ragazzi e ragazze. Dal 2011 saranno invece 5.000 l’anno”.

Dopo un primo test sperimentale di quindici giorni effettuato lo scorso settembre con 145 ragazzi presso l’85° reggimento addestramento volontari di Verona, a fine luglio – subito dopo l’approvazione della legge – altri 250 giovani volontari hanno indossato la divisa per dieci giorni (previo versamento di cauzione) per le prove generali della mini-naja.

Dopo la ‘vestizione’, avvenuta presso la stessa caserma veronese, 120 ragazzi sono stati inviati al 6° reggimento alpini a San Candido (Bolzano), 90 al Centro addestramento alpino di Aosta e 40 alla scuola di paracadutismo della brigata Folgore di Pisa. Dieci giorni di vita in camerata e di addestramento militare teorico e pratico. Dieci giorni di vita militare a tutti gli effetti.

Le attività previste comprendono, tra l’altro, attività ginniche, marce, corsi di difesa personale e primo soccorso, uso di armi da fuoco individuali (tiro a segno con pistola) e lezioni teoriche su struttura e le funzioni delle forze armate, norme igienico sanitarie per la vita in collettività, procedure di comunicazione radio ed elementi di topografia.

una lettera di Marco Barone

FIRMA LA PETIZIONE

Sul Guardian è appena comparso un servizio video con il mio amico poeta Paul Polansky.

Paul, che è anche giornalista ed osservatore ONU, ha scelto di vivere con i Rom del Kossovo e difenderne i diritti e la sopravvivenza.
Questo video mostra come una comunità costretta ad accamparsi su una discarica tossica, stia, a cominciare dai suoi bambini, lentamente morendo nell’indifferenza generale dei responsabili istituzionali ed internazionali.

Su 600 persone, circa 90 sono già morti in quel campo dove i neonati, quando sopravvivono, riportano danni cerebrali irreversibili. In una lettera Paul Polansky mi invita a sottoscrivere una petizione rivolta al presidente Obama per salvare gli abitanti ed i bambini. La giro a tutti voi.

Dear Friends,
For eleven years we have been trying to get the UN to evacuate the Roma camps in Kosovo where the children have the highest lead levels in medical literature. More than 89 Roma/Ashkali have died in the camps. Every child born there has irreversible brain damage, if they live.
Since the UN doesnt want to listen to our pleas on behalf of these children we are starting a world-wide petition to President Obama asking him to evacuate the camps (less than 600 men, women and children) and medically treat them at the American military base in Kosovo.

This is the web site link to join us in signing the petition

Please help us to save these children and their families.
Many thanks,

Paul Polansky

Ecco anche il sito personale di Paul Polansky

rappresentativa argentina, mondiali davvero:  con questa foto hanno già vinto

quando si tratta di soldi,
ESSI LOTTANO x 1000
come un sol uomo
ORA ANCHE BASTA

da Israele: riporto integralmente un articolo di Carlo M. Miele – l’articolo originale è su Osservatorio Iraq

31 maggio 2010

“La versione israeliana è assurda. Israele sostiene che i suoi soldati sono stati aggrediti, ma le immagini che vengono trasmesse in queste ore dai media internazionali parlano chiaro: c’è stato l’assalto da parte delle forze speciali che si sono calate da un elicottero, e sono state queste ad aprire il fuoco sui passeggeri inermi. Non è possibile capire al momento l’esatta dinamica dell’incidente, ma l’idea che siano stati gli attivisti ad aggredire i soldati israeliani è semplicemente assurda”.

Vittorio Arrigoni parla da Gaza dove da tempo è impegnato come cooperante. In queste ore, insieme agli altri attivisti del Free Gaza Movement, sta seguendo le sorti della Freedom Flotilla, la spedizione internazionale intenzionata a rompere l’assedio su Gaza e assaltata la notte scorsa dalla marina israeliana.

“Siamo in costante collegamento con le imbarcazioni che si trovano ancora a Cipro, in attesa di partire per Gaza, ma non è possibile parlare con coloro che si trovano a bordo delle imbarcazioni sequestrate, e portate nel porto di Ashdod”, afferma.

Secondo la Rete romana di sostegno alla popolazione palestinese, che sta monitorando da giorni la missione della Freedom Flotilla, a bordo della spedizione ci sarebbero sei italiani, ma nessuno di loro risulterebbe nell’elenco di vittime e feriti.

“In questo momento – dice Alessandra, portavoce della Rete –  è impossibile parlare con coloro che si trovavano a bordo delle navi. Non sappiamo niente di loro, salvo che sono stati letteralmente sequestrati e condotti nel porto israeliano di Ashdod, per essere interrogati. Si tratta di una sorta di carcere preventivo. E Israele ha annunciato anche che avvierà dei procedimenti giudiziari contro gli attivisti, che sarebbero accusati di ‘avere aggredito’ i suoi soldati”.

Israele afferma che a bordo delle imbarcazioni sequestrate vi fossero anche delle armi.

“È un accusa ridicola – dice ancora Arrigoni – perché prima di lasciare i porti di partenza le navi vengono perquisite da cima a fondo, proprio per assicurarsi che nel carico non vi sia nulla di illegale. Ed è priva di fondamento anche l’idea della minaccia posta alla sicurezza di Israele, visto che le imbarcazioni erano pacificamente dirette verso Gaza, senza mai entrate in acque israeliane, e sono state aggredite mentre si trovavano in acque internazionali, a 75 miglia dalle coste della Palestina”.

Israele parla di una “provocazione” da parte della missione internazionale, affermando che a Gaza non vi è alcuna reale emergenza umanitario.

“Dopo tre anni e passa di assedio – ribatte Arrigoni – la Striscia è allo stremo. Lo scorso anno Jimmy Carter dopo una visita a gaza dichiarò che il blocco sta uccidendo lentamente 1,5 milioni di persone. E poi basta leggere i continui rapporti e le denunce che arrivano dalle nazioni Unite e da organizzazioni non governative, come Amnesty International. Non serve che Israele mostri le merci presenti nei negozi di Gaza. Bisognerebbe parlare delle cose che mancano, dai medicinali, alle attrezzature mediche ai materiali edilizi. Ed è bene sottolineare che anche le merci che ci sono arrivano dai tunnel e che non tutti possono permettere. E’ vergognoso che nel 21esimo secolo un popolo debba scavare tunnel venti metri sotto terra per avere le cose di cui ha bisogno”.

Molti osservatori israeliani adesso sono preoccupati per le reazioni della comunità internazionale, ma soprattutto per quelle della popolazione palestinese che vive nello Stato ebraico e nei Territori occupati. Qualcuno arriva a prevedere lo scoppio di una terza Intifada, ma secondo Arrigoni questa eventualità al momento non esiste.

“Adesso si sta preparando una manifestazione non-violenta, che si annuncia molto partecipata, con cui chiedere l’intervento della comunità internazionale e una condanna unanime per Israele e per questo ennesimo massacro compiuto dal suo governo. Ma è triste pensare che solo fino a ieri tra la popolazione di Gaza c’era tanta attesa, tanta voglia di accogliere questa nuova spedizione internazionale. Nei giorni scorsi, ho visto la speranza e i sorrisi sui volti della gente, come non accadeva da tanto tempo”.

VERGOGNA

l’eroico comportamento dei vigili urbani di Quartu S.Elena (Cagliari): in quattro su un giovane senegalese che ha l’unica colpa di vendere per strada senza licenza e rifiutare di farsi ammanettare

il comune è di centro-sinistra, retto dal sindaco dott. Luigi Ruggeri, dal quale mi aspetto che PORGA PUBBLICHE SCUSE A QUEL RAGAZZO E SOSPENDA I VIGILI PROTAGONISTI DI UN SIMILE ATTO DI VIGLIACCHERIA RAZZISTA

intanto mi chiedo:
se non avessero avuto testimoni, lo avrebbero ucciso come hanno fatto i loro colleghi di Ferrara con Federico Aldrovandi? o pestato a sangue come Emanuel Bonsu a Parma.

Chi li ha assunti? Chi li ha formati? Chi li dirige? Quale concetto hanno dei diritti umani? Che clima pericoloso e paranazista si respira oggi dentro le caserme? 

Trovo che si stia discendendo verso una china insostenibile. L’arroganza di questi delinquenti in divisa va fermata subito e con decisione.

 

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Eccoli qua, senza colpo ferire: l’operazione militare più economica e redditizia della storia espansionistica degli USA ha avuto inizio.
Mandato avanti l’alleato (il terremoto) a fare il “lavoro sporco”, gli americani, puntuali come l’esattore delle tasse, stanno occupando Haiti ed i suoi pozzi di petrolio con una rapida sistematicità che ha le parvenze della irreversibilità.
Obama? Batte sfrontatamente il ritmo dell’operazione alleandosi schizofrenicamente con l’industria della guerra e del petrolio all’estero e recuperando consenso all’interno sul welfare: un colpo al cerchio ed uno alla botte. Mai un presidente era stato tanto sottomesso ai militari (più di 700 miliardi di dollari alle industrie d’armi).
I media? Più embedded di prima, fanno da battistrada ai militari sbarcando sul disastro per primi e agitando lo spettro dell’ordine e della sicurezza per supportare l’occupazione-omaggio (le vittime stavolta le ha fatte il terremoto).
I governanti haitiani? Ricambiano deviando l’atterraggio dell’aereo francese dei Medici senza frontiere su Santo Domingo (arrivato immediatamente) perché non si presentassero alle telecamere prima delle truppe.
Lo stesso spettro di sempre, consunto e logoro, che, dopo essere comparso in Vietnam negli anni sessanta, continua a materializzarsi in tutte le parti del mondo dove ci sia una goccia di petrolio, un po’ di coca o di eroina, un oleodotto… Afghanistan… Iraq… per citare le ultime zone in cui è stato segnalato l’ectoplasma. E vorrebbe apparire anche in Iran oltre che in tutto il continente americano.

Ma la vera notizia è questa: sapete chi è stato nominato da Obama per coordinare i soccorsi? Nientemeno che il petroliere George W. Bush, una vera garanzia!

Così in un colpo solo si prendono Haiti, giusto di fronte a Cuba, e garantiscono alle lobbies un primo passo verso il controllo della zona, così fastidiosamente insidiata da alcune nascenti democrazie popolari (Venezuela, Ecuador, Bolivia).

ecco al riguardo un importante articolo
IL SEQUESTRO DI HAITI
di John Pilger

Il sequestro di Haiti è stato rapido e grossolano. Il 22 gennaio gli Stati Uniti hanno ottenuto il “formale beneplacito” delle Nazioni Unite di impossessarsi dei porti ed aeroporti di Haiti, e di “mettere in sicurezza”le strade. Nessun Haitiano ha firmato questo accordo, che non ha niente di legale. Regna l’egemonia, col blocco navale americano e l’arrivo di 13.000 marines, forze speciali, spie e mercenari, nessuno di questi addestrati ai soccorsi umanitari.

L’aeroporto della capitale Port-au-Prince è adesso una base militare americana e i voli di soccorso sono stati dirottati sulla Repubblica Dominicana. Per tre ore, tutti i voli sono stati sospesi all’arrivo di Hillary Clinton. I feriti gravi haitiani hanno dovuto aspettare mentre 800 residenti americani di Haiti venivano sfamati ed evacuati. Sei giorni sono trascorsi prima che l’aviazione statunitense paracadutasse bottiglie d’acqua alla gente assetata e disidratata.

Le prime notizie televisive sono state fondamentali nel dare l’impressione che ci fosse un diffuso caos criminale. Matt Frei, l’inviato della BBC da Washington, sembrava sul punto di soffocare mentre sbraitava circa la “violenza” e il bisogno di “sicurezza”. Nonostante la manifesta dignità delle vittime del terremoto e il visibile sforzo di gruppi di persone che da sole cercavano di soccorrere la gente, e persino nonostante l’opinione di un generale americano secondo cui gli episodi di violenza ad Haiti erano notevolmente diminuiti dopo il terremoto, Frei affermava che “il saccheggio è la sola attività” e che “la passata dignità di Haiti è ormai dimenticata”.
In questo modo la provata storia di aggressione e sfruttamento degli USA ad Haiti è passata alle vittime. “Non c’è dubbio”, asseriva Frei dopo l’invasione americana dell’Iraq nel 2003, “che il desiderio di portare il benessere, di portare i valori americani al resto del mondo, e in questo particolare momento in Medio Oriente… è ora sempre più legato al potere militare”.

In qualche modo aveva ragione. Non era mai successo che durante un periodo di cosiddetta pace, le relazioni umane fossero militarizzate da un potere così rapace. Mai prima d’ora un presidente americano e il suo governo erano stati così subordinati all’establishment militare dei suoi screditati predecessori com’è successo a Barack Obama. Nel proseguire la linea politica di guerra e dominio di George W. Bush, Obama ha ottenuto dal Congresso un budget militare senza precedenti, superiore ai 700 miliardi di dollari. Di fatto Obama è diventato il portavoce per un golpe di tipo militare.

Per il popolo di Haiti i risvolti sono chiari, benché grotteschi. Con i militari USA che controllano il loro Paese, Obama ha designato George W. Bush come “coordinatore dei soccorsi”; una facezia certamente presa dal libro “The Comedians” di Graham Greene, ambientato nell’Haiti di “Papa Doc” Duvalier. Quand’era presidente, i soccorsi che Bush predispose dopo l’uragano Katrina del 2005 si sono trasformati in una sorta di pulizia etnica di molti abitanti neri di New Orleans. Nel 2004 Bush ordinò il sequestro di Jean-Bertrand Aristide, il primo ministro di Haiti, eletto democraticamente, e lo esiliò in Africa. Aristide aveva avuto la temerità di promulgare modeste riforme, come il salario minimo per i lavoratori sfruttati nei laboratori di Haiti.

L’ultima volta che mi trovai ad Haiti, vidi giovanissime ragazze prone davanti a sibilanti e ronzanti macchinari dello stabilimento Superior Baseball di Port-au-Prince. Molte avevano occhi gonfi e braccia lacere. Estrassi la macchina fotografica e venni buttato fuori. Haiti è dove l’America produce l’occorrente per il suo sacro sport nazionale, a costi irrisori. Haiti è dove la Disney fabbrica i suoi Mickey Mouse pigiama, a costi irrisori. Ad Haiti gli USA controllano lo zucchero, la bauxite e la sisal. Alla coltivazione del riso è subentrato riso americano d’importazione, così la gente dei campi ha dovuto traslocare nelle città in case fatiscenti. Anno dopo anno Haiti è stata invasa da marines con l’infame nomea di specialisti in atrocità dalle Filippine all’Afghanistan.

Un altro comico è Bill Clinton, dopo aver ottenuto di rappresentare le Nazioni Unite ad Haiti. Un tempo il preferito della BBC, “Mr Nice Guy… portatore di democrazia ad una triste e tribolata terra”, Clinton è il più famoso filibustiere di Haiti; impose la deregolamentazione dell’economia a beneficio dei baroni dello sfruttamento. Di recente ha promosso un accordo di 55 milioni di dollari per trasformare il nord di Haiti in un parco-giochi per turisti americani.

Ma la costruzione dell’edificio della quinta più grande ambasciata statunitense a Port-au-Prince non è per turisti. Decine di anni fa, nelle acque di Haiti è stato trovato il petrolio, e gli USA lo stanno tenendo di scorta per quando i pozzi del Medio Oriente cominceranno ad esaurirsi. Ma nell’immediato un’Haiti occupata ha un’importanza strategica per i progetti di Washington in America Latina. Lo scopo è di rovesciare le democrazie popolari di Venezuela, Bolivia ed Ecuador, controllare le abbondanti riserve di petrolio del Venezuela e sabotare il crescente consenso e la cooperazione che in quelle zone ha dato a milioni di persone il loro primo assaggio di una giustizia economica e sociale a lungo negata dai regimi sponsorizzati dall’USA.

Il primo vantaggioso successo arrivò lo scorso anno con il golpe ai danni del presidente dell’Honduras, Jose Manuel Zelaya, che aveva “osato” introdurre il salario minimo e la tassazione dei ricchi. Il sostegno segreto di Obama per il regime illegale è un chiaro monito per i governi vulnerabili dell’America centrale. Lo scorso ottobre il regime colombiano, da tempo sul libro paga di Washington e protetto da squadroni della morte, ha consegnato agli USA sette basi militari che, secondo documentazioni dell’aviazione americana, servirebbero per “combattere i governi anti-USA sul territorio”.

La propaganda dei mezzi di comunicazione ha già preparato il terreno per quella che potrebbe benissimo essere la prossima guerra di Obama. Il 14 dicembre 2009, alcuni ricercatori della UWE di Bristol hanno pubblicato per la prima volta uno studio sui documentari della BBC sul Venezuela. Su 304 servizi della BBC, soltanto tre indicavano le riforme storiche introdotte dal governo Chavez, mentre la maggior parte screditava lo straordinario record democratico di Chavez, al punto da paragonarlo ad Hitler.

Queste falsificazioni e una servile attitudine nei confronti del potere occidentale abbondano tra le corporazioni mediatiche anglo-americane. La gente che lotta per una vita migliore, o per la vita stessa, dal Venezuela all’Honduras, ad Haiti, merita il nostro sostegno.

28.01.2010

L’articolo originale è qui, sul sito di John Pilger
Scelto e tradotto per comedonchisciotte da Gianni Ellena.