che 25 aprile!

comincia la notte del 24 con l’intervento di Fabiola Ledda (qui il link) che proietta il fiore del partigiano sul muro della caserma, riuscendo come sempre a far coincidere  meravigliosamente pensiero, gesto, arte.

Poi a Pratello R’esiste (qui il link) dove quest’anno di Covid il comitato sceglie di affiggere alle colonne della strada interventi, disegni, testi e un grande ricordo dedicato a Sante Notarnicola e a Lupo dei pennelli ribelli.Intervengo con questo stralcio dall’introduzione di Geometrie di Libertà

L’arte non può parlare di libertà
deve invece parlare di liberazione…

(…) rivestire l’Etica della sua capacità fondamentale: quella che consente all’uomo il poter dire no. La scelta, il libero arbitrio, la possibilità di selezionare fra le alternative, sono le costituenti dell’esistenza umana e della formazione della propria Etica, che, nell’idea che mi sono formato, non viene da un dogma assoluto e contiene in sé la coscienza di avere sempre possibilità di modificarsi, perfezionarsi nel percorso.
Non ha regole date. Quando le crea, può accettarle solo come regole di passaggio, temporanee stratificazioni che preparano allo stadio successivo di coscienza, dove si dissolveranno creando le basi dei comportamenti concreti.
La volontà che l’alimenta è consapevole nell’organizzare le proprie tensioni quanto è distante dall’ego nel testimoniarle. Ad essa ci si accosta per scelta di appartenenza.
Ed è solo così che procediamo: prendendo parte, restando partigiani, appartenendo.

Dopo arriva la bella intervista su Versante Ripido da parte di Virginia Farina

https://blog.versanteripido.it/2021/04/25/circles-di-virginia-farina-piangete-bambini-canti-e-pianti-di-liberazione-per-piccoli-e-grandi-occhi-dialogo-con-alberto-masala/?fbclid=IwAR2BkUghiA7krvB-rsBIvbFzbmZJSyG2oVR-sWUcT1BVXdiz_awzwA1F2G8

infine il mio dialogo con Anna Torre su Radio Onda d’urto

Il mondo nuovo puntata n.29 Artisti creatori di mondi Alberto Masala

nella foto col caro Marco Colonna

grazie Fabiola Ledda, Pratello R’esiste, Virginia Farina, Versante Ripido, Anna Torre, Radio Onda d’Urto… grazie a tutte le partigiane e i partigiani

grazie!
Buon 25 aprile!

una piccola intervista apparsa qui: https://www.facebook.com/watch/?v=2108356725919690

Paola Cadeddu mi ha fatto una bella intervista sulla poesia per la rivista Insula europea – grazie

http://www.insulaeuropea.eu/2018/10/03/paola-cadeddu-intervista-alberto-masala/

Sardinia Post
una bella intervista di Francesca Mulas

http://www.sardiniapost.it/culture/alberto-masala-outsider-della-poesia-soffro-la-mia-sardegna-senza-dignita/

L’intervista di Luana Farina su Pesa Sardigna a cui si fa riferimento nell’ultima domanda.

Il caro Daniele Barbieri ha ripreso l’intervista sul suo blog così attivo e necessario. Grazie.

Pesa-Sardigna

Pesa Sardigna è un blog anticolonialista (come lo sono anch’io) che ha preso nome da un mio verso. Mi fa piacere, li ringrazio ed auguro loro lunga vita. Nel primo numero aprono la pagina della cultura intervistandomi. e anche se l’intervista è anonima, io ringrazio Luana Farina per avermi fatto quelle domande. Ecco qui il link. Buona lettura.

Intervista ad Alberto Masala poeta e scrittore.

intervista di Laura Fois per L’Universale (ripresa anche da Informazione Libera e da Informare Per Resistere) il 7 novembre 2011. “Questo modello politico non tollera l’intelligenza”. Il poeta spazia dall’arte alla situazione della cultura e della politica in Italia, mettendo due generazioni a confronto…

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intervista radiofonica di Tore Cubeddu in sardu pro Jannaberta. Lastima pro sos ki non bi cumprendhen. Una bella intervista per una bella trasmissione. Mi dispiace per chi non la capisce. Registrata per Radio RAI Sardegna il 13 dicembre 2010.

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video di Christian Mascheroni per Ti racconto un libro: due poeti protagonisti del festival Isola delle Storie di Gavoi: il sardo Alberto Masala e il polacco Tomasz Różycki. Due concezioni della poesia molto differenti: è un fatto privato o voce rappresentativa di una comunità?

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intervista su Argonline sul rapporto in scrittura con la mia lingua madre, il sardo, e con le altre lingue che utilizzo.


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intervista di Elisabetta Marino – “Il poeta è la voce che ha visto le voci” – incontro con Alberto Masala. – In Limine, n°3, Edizioni Nuova Cultura, Roma, 2008, pp. 149-158 – ottobre 2008.

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In questa intervista di Paolo Piras sull’Unione Sarda del febbraio 2007 – mi ha divertito, rileggendolo a distanza di tre anni, il dibattito con una lettrice (tale “una di passaggio, italia”) che, inizialmente, avevo cortesemente preso sul serio…

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Intervista di Dimitri Papanikas del febbraio 2005 in cui per la prima volta emerge il concetto del “condominio della poesia” che oggi è per me un fondamentale punto fermo.

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Intervista online di Davide Bregola: La letteratura italiana ha/a più voci – maggio 2004 sulla letteratura della migrazione.

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intervista di Valentina Mmaka in Migrare… Migrando – Riflessioni a margine del 3° Convegno di Culture e letteratura della Migrazione. Ferrara, 26/28 Marzo 04

 

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Intervista di Franca Rita Porcu per “L”Unione Sarda” del 8 dicembre 2003 – si parla di tre lavori: Proveniamo da estremi, Nella casa del boia, Taliban.

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Le voci della luna ­ – marzo 2002 – intervista a cura di Loredana Magazzeni

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L’Unione Sarda – maggio 1998 – “Il rischio di trasformare le radici in folklore” di Franca Rita Porcu

 

Un’intervista che mi ha fatto Laura Fois su L’Universale.

La ringrazio.

In un’intervista via mail, il poeta spazia dall’arte alla situazione della cultura e della politica in Italia, mettendo due generazioni a confronto…

Se Serge Pey l’ha definito “uno fra i maggiori testimoni della poesia contemporanea”, per Jack Hirschman è “un poeta dell’esortazione, un anarchico con coscienza di livello culturalmente internazionale, ed una produzione di tale ispirazione e tanto catalisticamente avanti da essere progenitrice come lo sono stati Antonin Artaud in Francia e Julian Beck con il Living Theater negli U.S.A”. Alberto Masala non ha certo bisogno di presentazioni se non fosse tanto acclamato internazionalmente quanto sconosciuto in patria. Restio a pubblicare libri (anche se alla fine l’hanno convinto), testardo cultore e difensore della poesia orale in quanto sardo. “Non dimentico mai”, scrive nel suo blog, di provenire da una società che si è mantenuta attraverso la produzione orale”. Masala appartiene poi alla Beat Generation, perché la sua è anche poesia di rottura. Ha tradotto racconti inediti di Kerouac; di Hirschman e di Gregory Corso è un grande amico. Ad aprile di quest’anno, il suo capolavoro, “Alfabeto di strade (e altre vite)”, è stato mandato in ristampa a un anno dalla sua uscita. Negli Stati Uniti è andato a ruba. Alberto Masala è un poeta che vive di scrittura.
Di scrittura? La prima domanda mi è sorta spontanea, nella nostra lunga corrispondenza via mail. E anche se lui mi ha risposto dalla tastiera di un pc, a me è sembrato di non averle lette queste sue parole che seguono, ma di averle ascoltate. Perché ogni parola del poeta è voce, essenza che si propaga in chi non ha voce, e alfabeto di comunicazioni e significati che ti entrano in testa e restano, come la colonna sonora delle nostre vite.
Ancora »

Ecco il link ad un’intervista di Cristiano Sanna sul sito di Tiscali – se, come appare a me, vi sembrerà bella, sappiate che lo si deve alla bravura del giornalista che, al telefono, ha saputo estrarre senso dal cumulo indifferenziato e confuso delle mie risposte.

Già l’avevano fatto con altrettanta bravura anche Paolo Merlini per la Nuova Sardegna e Daniele Barbieri per Liberazione e Piazza Grande (vedi post precedente)

Io ho certo avuto fortuna, ma resta che fare giornalismo così, parlando con tipi come me, è un’arte. Grazie ancora.

E già che ci siamo, solo per fare un po’ d’ordine, anche il post con un mio reportage e tutti i links che l’hanno ripreso.

Ed un’altra intervista dovuta all’intelligenza scavatrice di Daniele Barbieri sul suo bellissimo blog

 

Grigio di Baghdad 

di Alberto Masala
Parto da Baghdad con i suoi 1400 checkpoints in una triste prima mattina di pioggia che rende ancora più plumbeo il grigio del cemento e più fangosa la polvere marrone degli sterrati. Il grigio qui non è più un colore: è una condizione mimetica che pervade lo sguardo appiattendolo in visioni disperate. Anche il respiro è razionato a brevi dosi in un soffio d’angoscia senza mai distesa. Nell’ultimo tratto, mentre il Toyota s’infila nel percorso obbligato tra i blocchi di cemento, penso alla generosità di Nicola Calipari ed alla forza di Giuliana Sgrena che ha scelto di tornare fra questa gente. Era marzo, sono passati giusto 5 anni. Mi guardo attorno e non riesco a pensare ad altro. Dov’era appostato Lozano? A che punto del percorso ha sparato?… è un’orribile sensazione percorrere uno spazio dove qualcuno ha ucciso, è un peso che arriva al cuore come se la stessa terra rifiutasse di inghiottire quel momento e lo rendesse materia solida, pesante e difficile da attraversare. E non si arriva mai… 14 passaggi, gli ultimi, dall’accesso dell’aeroporto al portellone dell’aereo: mettiti in fila, passaporto, apri la valigia, fatti perquisire, chiudi la valigia, togli la giacca, vuota le tasche, passa al metal detector, qualcosa squilla… la cintura, i bottoni metallici della camicia… lo scanner… ok, rivestiti, rimetti tutto in tasca… avanti il prossimo. Posso partire dall’Iraq. Sono illeso, le uniche tracce che esporto stanno nel profondo e mi hanno solcato l’anima lasciando detriti incancellabili. Ho visto poco e quasi tutto dai finestrini del pullman che ci ha portava sempre scortato da due pickup pieni di armati.