dedico a tutti i fratelli profughi e migranti morti nel Mediterraneo un testo rap che ho scritto per il festival di Santannarresi nel 2012
Su Cuncordu Bolothanesu canta i miei testi al Festival Isola delle Storie 2013 (Gavoi – edizione del decennale)
nota:
per chi è interessato, ma non capisce il sardo, metto il pdf scaricabile con le traduzioni: testi video 1 – testi video 2 – testi video 3
il video 2 parte soltanto dopo il minuto 6,30
intervista di Laura Fois per L’Universale (ripresa anche da Informazione Libera e da Informare Per Resistere) il 7 novembre 2011. “Questo modello politico non tollera l’intelligenza”. Il poeta spazia dall’arte alla situazione della cultura e della politica in Italia, mettendo due generazioni a confronto…
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intervista radiofonica di Tore Cubeddu in sardu pro Jannaberta. Lastima pro sos ki non bi cumprendhen. Una bella intervista per una bella trasmissione. Mi dispiace per chi non la capisce. Registrata per Radio RAI Sardegna il 13 dicembre 2010.
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video di Christian Mascheroni per Ti racconto un libro: due poeti protagonisti del festival Isola delle Storie di Gavoi: il sardo Alberto Masala e il polacco Tomasz Różycki. Due concezioni della poesia molto differenti: è un fatto privato o voce rappresentativa di una comunità?
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intervista su Argonline sul rapporto in scrittura con la mia lingua madre, il sardo, e con le altre lingue che utilizzo.
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intervista di Elisabetta Marino – “Il poeta è la voce che ha visto le voci” – incontro con Alberto Masala. – In Limine, n°3, Edizioni Nuova Cultura, Roma, 2008, pp. 149-158 – ottobre 2008.
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In questa intervista di Paolo Piras sull’Unione Sarda del febbraio 2007 – mi ha divertito, rileggendolo a distanza di tre anni, il dibattito con una lettrice (tale “una di passaggio, italia”) che, inizialmente, avevo cortesemente preso sul serio…
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Intervista di Dimitri Papanikas del febbraio 2005 in cui per la prima volta emerge il concetto del “condominio della poesia” che oggi è per me un fondamentale punto fermo.
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Intervista online di Davide Bregola: La letteratura italiana ha/a più voci – maggio 2004 sulla letteratura della migrazione.
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intervista di Valentina Mmaka in Migrare… Migrando – Riflessioni a margine del 3° Convegno di Culture e letteratura della Migrazione. Ferrara, 26/28 Marzo 04
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Intervista di Franca Rita Porcu per “L”Unione Sarda” del 8 dicembre 2003 – si parla di tre lavori: Proveniamo da estremi, Nella casa del boia, Taliban.
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Le voci della luna – marzo 2002 – intervista a cura di Loredana Magazzeni
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L’Unione Sarda – maggio 1998 – “Il rischio di trasformare le radici in folklore” di Franca Rita Porcu
dedicato alla grande dignità di Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi
Dedico a te, Patrizia, al tuo coraggio e alle tue lacrime di dignità, questo testo ispirato dalla Ballata delle madri di Pier Paolo Pasolini (leggetela qui) . S’intitola “Domandati che madri abbiano avuto”. Ricalco la stessa struttura della poesia di Pasolini per riscriverlo, rispondendogli e riattualizzando il canto, e così portarlo ai giorni nostri. Per pudore e riservatezza in tanti anni non avevo mai pubblicato un mio testo poetico su questo blog. Ma l’indignazione e le tue lacrime mi hanno spinto a farlo. Chiedo comprensione…
domandati che madri abbiano avuto
A Pier Paolo Pasolini
In ricordo di Carlo Giuliani, Francesco Lorusso, Giorgiana Masi, Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi …
Quaggiù nell’assenza dei poeti
in queste strade a loro sconosciute
mi sto adattando agli ultimi presagi.
Solo. Finisco i versi. Ascolta il suono…
il grido del nemico nell’orecchio.
Ascolta… guarda…
quando evoca i riflessi di tragedie
non ha colpe lo sguardo…
Quaggiù nell’assenza dei poeti
il potere è vigliacco nella storia.
Poliziotti che corrono sfrenati
senza una pausa, per frenesia infinita.
Che vista hanno negli occhi?
Da dove sono nati? Hanno una madre?
Tu ne cantavi la semplicità.
Dimmi… lo chiedo a te…
La povertà
ne malediva le generazioni, tu
li chiamavi ragazzi
con accorata tenerezza cieca.
La rabbia è la paura di miseria…
È soggezione d’ignoranza…
Cresciuti in spazi stretti
nel nulla imprigionato che si scontra
con le pareti del suo stesso nulla,
costretti in repressioni familiari
di città epilettiche e razziste,
di dottrina dell’ordine e bisogno,
di religione e fanatismo ostile.
La radice cristiana mai estirpata
in loro sta, pietrificata, inerte.
Hanno avuto una madre?
Madri vili…
i volti modellati da un destino
che così può sfamare le apparenze
del giudizio che avanza confortante
e che valuta e impone la misura.
Madri mediocri…
i volti oppressi, addestrati a ubbidire,
a spostare all’indietro le parole,
soffocare l’urgenza di irruzioni
ed espellere i resti dell’amore.
Madri servili…
Volti d’argilla, quando il tempo è un velo
che acceca nella triste assuefazione
la noncuranza per chi è condannato
o sia infettato da un semplice male.
Madri feroci…
Volti domati, schierati sullo sfondo
della scena, tra squilli di fanfare,
che ripetono insulti ad alta voce
e sparano agli estranei, e invocano la legge.
Vili, mediocri, servi… feroci
i loro figli colpiscono altri figli
come orda di bestie
come branco famelico che sbrana
ogni preda isolata.
Quando vanno trionfanti a devastare
saziati dalla loro stessa lingua
livida di fascismo e manganello…
domandati che madri abbiano avuto.
Qui ancora ci illudiamo in ribellioni
bisbigliando la stessa cantilena
con litanie imprudenti, che da anni
cominciamo da capo all’infinito
mentre qualcosa di finale pesa,
risuona e batte sulla città Superba
a cui lavarsi non pulirà le tracce.
Il suo paesaggio ne riascolta il suono
Genova, incancellabile per sempre.
Qui non ho vie di fuga: resto
visibile… evidente… differenza…
Ancora non ci siamo allontanati.
Il mio scrivere si getta sulla vita.
Vengo dalla terra di Gramsci.
Proprio lui ci ha insegnato che la lotta
può somigliare alla felicità
e l’incertezza rivoluzionaria
ci nutre i dubbi dell’intelligenza.
Oggi
è coperta di sale questa terra
dove anche gli operai
si son fatti traditi e traditori.
Quaggiù, nell’assenza dei poeti
resto, sospinto da inverse traiettorie.
Un poeta bastardo, o con la schiena rotta,
non si riscalda al loro conformismo.
Resto: sebbene quel pensiero ti abbia ucciso
uccidendoti ancora.
Nel tribunale
col crocefisso della legge al muro
lo chiameranno equivoco, il futuro.
Bologna, 19 ottobre 2012
risposta del giorno dopo ai discorsi del giorno dopo
Eh, no… signora Cancellieri! Non sono parole in libertà! Quelli sono fascisti. Come la grandissima maggioranza degli appartenenti alle forze dell’ordine, di qualsiasi tipo, genere, ordine e grado. Fascisti veri e molto pericolosi, che, vigliaccamente tutelati da una divisa, agiscono con la mentalità da ultrà, da banda organizzata, da cosca, da squadraccia. E lo sono perché così sono stati selezionati, arruolati, addestrati da 65 anni a questa parte. Lo sono perché sono abituati all’impunità dell’arroganza, della prevaricazione, della violenza. Lo sono perché calpestano le leggi, ignorano la costituzione, stanno per definizione dalla parte dei padroni e mai degli umili. Potrei portarle centinaia di testimonianze personali che mi inducono a pensare così. Lei li copre, minimizza, li protegge. Come da sempre ha fatto il Potere in questa Italia così reazionaria. Se sono così è perché li avete voluti così.
E se qualcuno tra loro non fosse così… bene, sia il benvenuto, onore e rispetto a loro ed al prezioso lavoro che svolgono onestamente. Spero sinceramente che diventino sempre di più e caratterizzino diversamente il loro servizio. Hanno la mia solidarietà. Questo discorso non è rivolto a loro, dunque non devo nemmeno delle scuse. Ma lei, per favore, spinta dal suo entusiasmo istituzionale, non venga a raccontarci fole insostenibili … non è credibile.
e per non dimenticare…
Marzia D’Amico, con grande generosità, serietà e precisione, oggi ha discusso una tesi su di me alla Sapienza di Roma, ottenendo 108/110.
Non avevo realizzato che si trattasse di una vera tesi (e non di un altro Ecce Bombo). Infatti, quando mi faceva le domande, resistevo, rispondevo a malapena… una volta sono stato persino scorbutico dicendole: “Perché mi fai tutte queste domande personali? Non mi va di parlare di me e dire in giro i fatti miei…” .
Solo poco tempo fa ho capito che erano tutte molto motivate: era una vera e propria tesi di laurea (e mi sono sentito antipatico e stupido…). Bene, nonostante tutto questo, l’ha fatta lo stesso…
grazie anche al prof. Tommaso Pomilio (in arte l’ottimo poeta Tommaso Ottonieri) per aver incoraggiato e discusso con passione questo lavoro.
Un’intervista che mi ha fatto Laura Fois su L’Universale.
La ringrazio.
In un’intervista via mail, il poeta spazia dall’arte alla situazione della cultura e della politica in Italia, mettendo due generazioni a confronto…
Se Serge Pey l’ha definito “uno fra i maggiori testimoni della poesia contemporanea”, per Jack Hirschman è “un poeta dell’esortazione, un anarchico con coscienza di livello culturalmente internazionale, ed una produzione di tale ispirazione e tanto catalisticamente avanti da essere progenitrice come lo sono stati Antonin Artaud in Francia e Julian Beck con il Living Theater negli U.S.A”. Alberto Masala non ha certo bisogno di presentazioni se non fosse tanto acclamato internazionalmente quanto sconosciuto in patria. Restio a pubblicare libri (anche se alla fine l’hanno convinto), testardo cultore e difensore della poesia orale in quanto sardo. “Non dimentico mai”, scrive nel suo blog, di provenire da una società che si è mantenuta attraverso la produzione orale”. Masala appartiene poi alla Beat Generation, perché la sua è anche poesia di rottura. Ha tradotto racconti inediti di Kerouac; di Hirschman e di Gregory Corso è un grande amico. Ad aprile di quest’anno, il suo capolavoro, “Alfabeto di strade (e altre vite)”, è stato mandato in ristampa a un anno dalla sua uscita. Negli Stati Uniti è andato a ruba. Alberto Masala è un poeta che vive di scrittura.
Di scrittura? La prima domanda mi è sorta spontanea, nella nostra lunga corrispondenza via mail. E anche se lui mi ha risposto dalla tastiera di un pc, a me è sembrato di non averle lette queste sue parole che seguono, ma di averle ascoltate. Perché ogni parola del poeta è voce, essenza che si propaga in chi non ha voce, e alfabeto di comunicazioni e significati che ti entrano in testa e restano, come la colonna sonora delle nostre vite.
Ancora »
il 26 agosto 2011, al festival Santannarresi Jazz , con la contrabbassista Silvia Bolognesi ed il funambolo Valentin, ho eseguito un’opera di cui, oltre al testo, ho scritto anche gli andamenti e le dinamiche.
Esperienza meravigliosa che ha segnato una tappa fondamentale del mio percorso.
* Jaco Pastorius (Norristown, 1 dic. 1951- Fort Lauderdale, 21 set. 1986) – Muore dopo aver subito un brutale pestaggio da parte di un buttafuori. I medici raccontano che dopo aver staccato la spina il cuore di Jaco continuò a battere per altre 3 ore in modo regolare come un giro di basso.