questo post sul blog di Andrea Pomella mi ha sorpreso, commosso e un po’ imbarazzato
e sono sorpreso, imbarazzato, commosso… anche per la qualità dei commenti
grazie a tutti
la resistenza è un'arte
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intervista radiofonica sul libro
a cura di Serena Schiffini in
(articolo uscito su “La Nuova Sardegna” dell’11 giugno 2009)
Quando Joseph Beuys mise il pubblico ed i critici davanti ad un mucchio di sabbia, sapeva di compiere un gesto sovversivo, come sovversiva può essere soltanto una cultura che apre nuovi spazi di visione dimettendosi dalle convenzioni dello sguardo consolidato e rassicurante. In quello storico momento l’opera veniva definitivamente sottratta ad ogni possibilità di gestione da parte del sistema dell’arte, mettendo i critici davanti alla loro stessa impotenza. Un mucchio di sabbia non poteva essere bello o brutto… era un mucchio di sabbia, quindi non poteva essere posseduto, venduto, acquistato, collezionato…. Anche trasportarlo o riproporlo uguale sarebbe stato impossibile: la mancanza di un solo granello ne avrebbe minato la sua feticistica riproducibilità tecnica. Salvandola così dal giudizio estetico, sottraendo l’opera alla sua mercificazione, Beuys da allora ci ha costretti in uno spazio più esteso che non quello della rappresentazione formale: appare con lui il territorio concreto dell’intelligenza, il pensiero contenuto nel gesto d’arte che ci riconsegna intatta la responsabilità di osservatori sull’essenza della vita, la nostra posizione sulla terra che ci accoglie.
articolo uscito su “il Domani” per la morte di Gregory Corso
Per Gregory
di Alberto Masala
Amsterdam 1983.
La casa di Simon Vinkenoog, anziano poeta olandese ed esponente di rilievo dell’ondata beat in Europa, è una tranquilla villetta con grandi vetrate che danno su un giardino. Sarebbe una casa olandese come tante altre, non distante da uno dei tanti piccoli canali secondari di Amsterdam, se alle sue pareti non vi fossero appese opere dell’avanguardia artistica della seconda metà del secolo e se in un party a casa sua non si fossero incontrati personaggi della statura di Allen Ginsberg, William Burroughs e altri ancora.
Finita di improvvisare alle 14,07 in risposta (affettuosa) a Nanni Falconi su Corona de Logu. E’ scritta in logudorese di Pattada, lingua di Nanni, in endecasillabi per essere cantata “a tenore”, e se qualcuno tenta di normalizzarla nde li sego sas francas a mossu (gli stacco le mani con un morso).
qui sotto il testo
Peppinu Mereu
Poesie complete
seconda edizione riveduta e corretta
Il Maestrale, 2007 Tascabili . Poesia € 9
a cura di Giancarlo Porcu
Morto a soli 29 anni all’alba del nuovo secolo lasciando un piccolo libro di poesie, Peppinu Mereu (Tonara 1872-1901) ha compiuto – e tuttora prosegue – un cammino letterario senza soste né cedimenti, entrando nell’immaginario collettivo di una Sardegna che continua a leggerlo e a cantarlo. La poesia di Mereu, erede di una plurisecolare tradizione in lingua sarda e al contempo proiettata nelle inquietudini espressive e ideologiche novecentesche, si colloca fra spigliatezza comunicativa e meditate turbolenze linguistiche; coniuga il taglio deciso del verso popolare agli avvolgimenti verbali di una personalità complessa. Questo volume (giunto alla seconda edizione riveduta e corretta) raccoglie per la prima volta l’intera produzione di Mereu, restituendola filologicamente all’autenticità delle edizioni ottocentesche, radunando l’opera dispersa e ridando al lettore altri testi originali sommersi, mai riproposti fino ad ora, compresi alcuni inediti in lingua italiana. L’edizione, curata da Giancarlo Porcu, è corredata di una nota biografica, una bibliografia completa, una storia del testo mereiano, apparati critici e un saggio conclusivo. La traduzione a fronte in italiano, che insegue la rima e la metrica degli originali, è ad opera di tre scrittori-poeti: Giovanni Dettori, Marcello Fois e Alberto Masala.
Recensioni:
Giulio Concu per L’Unione Sarda
Leandro Muoni per La Nuova Sardegna
Franco Loi per il Domenicale del Sole 24Ore
Paolo Cherchi per Italica
L’ultima parola. In viaggio, nel jazz.
Il Maestrale. 2003 Tascabili. Narrativa € 10
traduzione e cura di Alberto Masala
(con uno scritto di Paolo Fresu)
Questi appartati scritti di Jack Kerouac (molti dei quali tradotti qui per la prima volta in italiano) testimoniano ancora una volta due grandi motivi dello scrittore americano: il viaggio e il jazz. Meglio: in viaggio e nel jazz, perché ad imporsi nella lettura di Kerouac è ¨il dinamismo della sua prosa e l’immersione della scrittura nel suo oggetto”.
«Se chi scrive è la musica, Kerouac diventa musica. Se chi scrive è il viaggio, lui si fa percorrere dalle visioni, diventa strada. Così diventa occhio, mano che impugna una fotocamera nelle mani di Robert Frank. Diventa toro, sangue, e chi scrive è la stupidità umana… diventa gente, e linguaggio della gente: Dave, il ragazzo messicano, l’umanità di Tangeri con Burroughs, gli irochesi, la patetica visione dell’eroico country quotidiano di un’America bambina che non vorrà mai crescere. E Kerouac diventa America. Ma, come i bambini, la rompe e la rifà diversa». (Alberto Masala)
due belle recensioni:
Proveniamo da estremi
Alberto Masala, Fabiola Ledda, Antonio Are
libro (E.T.L.)+ CD (erosha) – 2002
Baobab 15
a cura di Adriano Spatola
(MC – Tam tam, 1988)
Horizontal radio
(2CD – ORF Kunstradio, Transit e Ars Electronica, Austria 1996)
su Cuncordu Bolothanesu
(CD – SMP 010, Ivan Illic, 1997)
NITA. L’Angelo sul Trapezio
di Paolo Angeli
(CD – RéR Megacorp, UK, 2005)
Isole che parlano
(CD Compilation – Erosha 2000)
Various Mouth Of The Night
(CD Compilation – La Main Gauche, France 2006)
Tenores pro sa Palestina
(CD – 2009)
Resuggontu – Stranos Elementos
(CD – 2009)
S’ardore Populare – Tzoku (ex Kenze Neke)
(CD – 2010)
L’œil du cosmonaute – di Dom Paulin
(libro + CD – France 2011)
Scritto per la raccolta Poesia a Bologna a cura di Giancarlo Sissa – ed. Gallo et Calzati, Bologna 2004
vent’anni di poesia a Bologna
Mi è stato chiesto di testimoniare, ma, purtroppo non ricordo quasi niente. E la logica non mi prepara alle domande perché ha deciso di non innamorarsi dei suoi padroni. Tutto è talmente sedimentato nel presente da sfuggire alla sfera della memoria per collocarsi in quella dell’esistenza. E dunque, non ricordo… ma vivo. E vive sono le immagini e le voci che ho sempre accanto. Farne una narrazione organica richiederebbe uno spazio davvero notevole, una testa che oggi non voglio avere, un libro intero. Quello che forse un giorno scriverò se sarò convinto che avrà una tale utilità da oltrepassare i pericoli di una sterile santificazione, se mi sentirò capace di tutelarne il racconto dall’orrore del museo, che sempre arriva ad espropriarne l’essenza, ad annichilirne la vita. E dalla storia, la gelida prostituta che aspetta i suoi morbosi clienti da soddisfare.
In questi ultimi vent’anni non ho fatto altro che vivere nella poesia. Negli anni precedenti nient’altro che prepararmi intensamente a questo.
Ho riscritto Le ceneri di Gramsci per fare un resoconto a Pasolini con uno sguardo attuale.
Non mi paragono né mi sostituisco a lui.
Ho soltanto ricalcato il suo poema utilizzandone la struttura metrica e ritmica, citando anche, ma non tanto… perché la scrittura mi ha preso la mano.
È il mio punto di vista, oggi, a 53 anni dalle Ceneri di Gramsci.
Non mi preoccupa l’approvazione o la disapprovazione, il consenso o il dissenso, che susciterà questo scritto.
Spero invece che serva almeno da stimolo per leggere, o rileggere, uno dei testi poetici più significativi di Pier Paolo Pasolini.
Le ceneri di Gramsci
di Pier Paolo Pasolini
un contratto editoriale mi vincola a non poter più fornire il mio testo
“Non è la nostra aria“… ma se vuoi contattarmi…