e intanto, dato che, come dice Patrizia, non sempre ricordano…
Patrizia Vicinelli – 1989
la resistenza è un'arte
e intanto, dato che, come dice Patrizia, non sempre ricordano…
Patrizia Vicinelli – 1989
manifesto per il tavolo poetico del social forum di bologna
manifeste pour la table poétique du social forum de bologne
manifiesto por la mesa poética del social forum de boloña
manifest per la taula poètica del bologna social forum
italiano – français – castellano – català
per ascoltare
andate da Paolo Angeli, cliccate “discography/the collaboration/Alberto Masala”
o anche qui con Terroritmo
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il maqam, parola araba, è una struttura musicale, ma anche un concetto: indica le prove, gli ostacoli, i passaggi iniziatici che il pellegrino incontra nel cammino verso la Mecca, ma, in un senso più esteso, quello in cui io stesso l’ho voluto usare, verso la purificazione, l’unità armonica dell’essere fisico e metafisico.
Non ho trovato una parola che fosse più sintetica ed espressiva
Questo testo si ispira – in maniera ideale – alla struttura improvvisativa del maqam. Basato su due ritmi alternati ed un ritmo finale risolutivo, incrocia delle domande in francese e delle risposte in sardo, ma può essere combinato anche con altre lingue.
qui la versione originale del testo in francese/sardo insieme alle traduzioni complete in sardo, catalano, italiano: testo maqam
e, da ascoltare, in francese /italiano con la mia voce e le musiche di Terroritmo – è disponibile anche il download
Sul Maqam come “contro/rappresentazione della modernità”, vedi invece un bell’articolo di Iain Chambers – di cui cito un passaggio:
“l’arte rappresenta il rifiuto incessante a porre una fine e dunque ad accettare lo stato presente delle cose; in ultima analisi, resta non inquadrabile, e dunque senza forma o dimora fissa. Nel suo rifiuto del suolo, della proprietà e delle convenzioni sociali, l’arte è sempre in divenire verso un altrove incerto. L’arte non trionfa sulle ragioni della modernità, piuttosto le attraversa, asserendo un altro spazio, nel complesso più ambiguo, in cui la domanda del desiderio di finalità è sospesa. In questo risiedono la sua autonomia e la sua politica”.
le Sarde de l’interieur est ma langue maternelle
mais souvent dans l’écriture j’en utilise des autres
des fois je les melange, ou, l’italien à part, j’écris directement en l’autre langue – même en français.
vous pouvez écouter le texte à Artaud, dans proveniamo da estremi
Serge Pey
Nierika o le memorie del quinto sole
Il Maestrale. 2001 Poesia € 14.46
traduzione e cura di Alberto Masala
Le poesie che compongono questo libro sono state vissute e redatte da Serge Pey fra il 1978 e il 1992 sotto l’influenza delle visioni allucinatorie del peyotl. Sono le tracce dei viaggi iniziatici del rito dei huicholes, indios dell’alta falesia di Las Latas, nella Sierra Madre messicana, presso i quali Serge Pey ha vissuto. Il rito huichole del peyotl è il Nierika: spesso simbolizzato da un piccolo specchio, il Nierika è “un buco da fare nella materia per vedere al di là di questa e ritrovare se stessi”. Sotto la guida dei cantori-sciamani-artisti il rito prepara “il passaggio ad una poesia non separata, una poesia di totalità , una poesia fisica prodigiosa e magica”. Un passaggio che conduce il poeta a riconoscersi un altro da se stesso, riprendendo nella sua profonda verità l’Io è un altro di Rimbaud. In questo poema Serge Pey mescola la bellezza dei nomi di differenti dialetti huicholes incontrati sul suo cammino, ma esso resta comunque una traduzione: quella della lingua del peyotl. La parola poetica è qui accompagnata da disegni, ideogrammi personali che riprendono, direttamente o dalla memoria, i disegni allucinati del peyotl. Sono i grafismi che Pey incide sui bastoni di castagno sui quali scrive anche i suoi testi. “Questi grafismi si confrontano alla mia visione scaturita dal viaggio allucinogeno e alle memorie di fuoco dei marakaame, i cantori-artisti-sciamani”.
libretti… cose vecchie… librettini…
mentre in Chiapas si sterminavano esseri inermi, a Bologna i poeti, sulle pagine di Repubblica, discutevano imperterriti sulle forme della poesia
entrai tardi nel dibattito con questo intervento che non fu pubblicato, ma uscì in seguito con una piccola edizione militante
libretti… cose vecchie… librettini…
un libriccino dal mio angelo
alla fine c’è anche la versione in sardo
che viene cantata “a tenore”
da Su Cuncordu Bolothanesu
due interviste sulla letteratura migrante