Ho visto un bambino morto in braccio a suo padre. Dopo questa immagine è davvero difficile mantenere la calma ed una presumibile obiettività. Cerco di trattenere il fiato e le lacrime e mi guardo attorno. Stasera il servizio sul TG1 è stato aperto da un giornalista che, con voce squillante e quasi allegra, annunciava l’avanzata delle truppe israeliane sulla striscia di Gaza infestata dagli integralisti di Hamas. dal tono si capiva chiaramente che anche lui, insieme a quelli che lo pagano, stava conducendo una Santa Guerra.
Non sto qui a dire che Hamas ha vinto con regolari elezioni e che i palestinesi hanno il diritto di autodeterminarsi anche se fanno enormi cazzate come votare Hamas. Sarebbe come dire che io invado l’Italia perché ha vinto le elezioni un ladro piduista e golpista come Berlusconi, che governa con fascisti e Lega. E già che ci sono invado anche Treviso e i trevigiani ai quali, col sindaco che si ritrovano, Hamas non gli fa nemmeno un baffo in quanto a integralismo. Poi invado la Sicilia perché da sessant’anni votano fermamente e coscientemente Cosa Nostra.
La lotta è impari. Non si può competere. L’informazione mainstream è troppo forte e non c’è alternativa. Ovvero, ci sarebbe, ma non la segue quasi nessuno. Come paragonare i venti lettori di questo blog ai TG o al Resto del Carlino? Comunque, per non lasciare mai niente di intentato, vi rimando ad una importante inchiesta che ho letto su Rekombinant dal titolo: “Il modello di costruzione delle news che ha unificato i tg di Rai e Mediaset nella copertura della crisi di Gaza viene da lontano”.
Si tratta di una serissima ricerca fatta dal Glasgow Media Group, una rete di accademici e ricercatori britannici che si occupa da oltre un trentennio di monitorare i media del Regno Unito, e che ha pubblicato nel 2006 un interessante testo di analisi sulla copertura che i media inglesi e scozzesi hanno dato al conflitto israelo-palestinese. La ricerca diretta da Greg Philo e Mike Berry s’intitola Bad News From Israel. Evidentemente non è tradotta in Italia dove la saggistica sull’informazione è sotto il controllo della politica istituzionale drogata dal conflitto d’interessi di Berlusconi e dall’illusione che, eliminato il conflitto, le notizie torneranno vere. Le autorità di controllo che commissionano un monitoraggio di comunicazione lo fanno su criteri non certo critici. È un circolo vizioso: l’intreccio tra media e politica produce la notizia, le autorità di controllo, all’interno dello stesso intreccio, la assumono secondo gli stessi criteri con cui viene emessa. Così si ottiene una comunicazione “utile”, ma non certo un’inchiesta. Andate a leggere i risultati ed avrete molto più chiaro questo discorso.
Ma torniamo a noi.
Come si fabbrica una falsa notizia?
Oggi sui giornali di Bologna si è palesata unanimemente l’isteria antislamica per le manifestazioni di sabato a sostegno della Palestina. Il motivo che ha maggiormente scatenato la rabbia è stata la preghiera del tramonto – salat-al-maghreb – intonata dai manifestanti.
Mi sono informato: la salat è un dovere per i credenti praticanti. Farla tutti insieme in pubblico durante la manifestazione per Gaza aveva il preciso significato di orazione funebre per onorare la memoria di tutte le vittime, e non di affermazione dell’identità musulmana, o peggio, come blaterato dai leghisti, di “prova di forza”. O ancora peggio la Curia, che l’ha percepita come “una sfida” e “una regia per l’islamizzazione dell’Europa”.
Cito da una mail ricevuta:
(…) l’Imam in piazza non si è limitato a condurre la salat con le formule di rito, ma ha anche aggiunto diverse frasi esplicite su “donne, bambini e vecchi caduti sotto le bombe”. E il finto feretro davanti alle file stava una volta di più a rimarcare il senso di “orazione funebre alla memoria” più che il puro e semplice senso di identità musulmana: non era un “mettersi in mostra” fine a sè stesso, ma aveva un preciso scopo….
Ecco perchè quasi tutti i migranti hanno partecipato con sentimento alla salat, a prescindere dal fatto che fossero tutti praticanti o meno. Anche per noi è la stessa cosa: la commemorazione solenne dei caduti civili sotto un vigliacco attacco nemico è una cosa che coinvolge tutti gli esseri umani di qualsiasi religione o convinzione, anche gli atei.
E se la percentuale di partecipanti fosse stata di meno maghrebini e più palestinesi, si sarebbe svolto anche un rito cristiano di commemorazione dei defunti, dato che in Palestina c’è una forte presenza cristiana (anche a Gaza ci sono cristiani, chiese e scuole cristiane), un 20% circa della popolazione palestinese. (…)
A questo punto, se si seguisse la lettura leghista o quella della chiesa, si dovrebbe parlare di identità. Parola che io stesso, sardo ed appartenente ad un popolo, ho da molto tempo rimosso dal mio vocabolario per la sua valenza oscura, becera ed integralista. L’ho felicemente sostituita con la parola appartenenza, che non mi obbliga a dotarmi di uno stato, un inno, una bandiera, e, soprattutto, mi lascia tranquillo nella mia singolarità senza costringermi ad essere identico. Dico sempre che, quando sono partito dalla Sardegna, al mio paese non ero identico a nessuno, anzi… ero piuttosto diverso. Ma appartenevo ed appartengo con tutto me stesso, in corpore spirituque, a quella terra e quella gente. E mai me ne sono voluto distanziare né distinguere. Anzi… è lì che vorrò morire ed essere sepolto. Fra la mia gente.
Comunque, per capire dove stanno i brutti personaggi, quelli davvero pericolosi, ecco qui uno stralcio del comunicato leghista sul Domani di Bologna :
[…] il comunicato della Lega Nord provinciale diramato ieri pomeriggio, «condanna senza mezzi termini questa prova di forza mascherata da un esigenza di preghiera che non trova spiegazione alcuna» […] «è bastato un pretesto per scatenare le organizzazioni musulmane e portarle alla occupazione delle nostre piazze e dei nostri simboli religiosi e istituzionali, come lo è Piazza Maggiore in cui si erge la “blindata “, per motivi di sicurezza, Basilica di San Petronio ed il Palazzo Comunale, in cui la discussione sulla costruzione della nuova moschea è stata furbescamente congelata in vista delle prossime elezioni comunali». La Lega Nord parla di “strumentalizzazione e occupazione delle nostre piazze “e giunge a chiedere di fatto «l’immediata chiusura del centro islamico di via Pallavicini e preannuncia per sabato prossimo un sit-in in Piazza Maggiore per risvegliare le coscienze dei bolognesi».[…]
e per capire in che mani staremmo se non fossimo abbastanza resistenti, ecco un pezzo dell’intervista di Monsignor Vecchi sul Carlino. Una vera chicca che ci dice quanto questi figuri siano socialmente pericolosi. Oltre che guerrafondai. Un alto prelato che condivide un’azione di sterminio criminale e demonizza chi in piazza ha elevato una preghiera. Ma perché Bologna è da sempre condannata ad una Curia simile? Perché Milano ha Martini e Bologna questi loschi figuri?
La preghiera sul Crescentone è una sfida alla nostra identità
Intervista al vescovo vicario monsignor Vecchi: “C’è una regìa, vogliono islamizzare l’Europa. hanno usato la piazza come strumento di pressione”
Cos’ha pensato quando ha visto la fotografia dei musulmani, a centinaia, chini a pregare sul Crescentone, davanti a San Petronio?
«Ho pensato che è un segnale su cui riflettere. Questa non è una preghiera e basta. E’ una sfida, più che alla basilica al nostro sistema democratico e culturale. Da quel che è successo a Bologna ma anche in altre città abbiamo avuto la conferma che c’è un progetto pilotato da lontano. Cosa prevede? L’islamizzazione dell’Europa. Se ne accorse il cardinal Oddi, tra i primi. E aveva buone fonti». […]
Monsignore, la Costituzione garantisce la libertà di culto.
«Certo, l’articolo 8 riconosce quel diritto a tutte le religioni che accettano l’ordinamento giuridico italiano. Ma dev’essere letto assieme all’articolo 7».
“Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”, dice fra l’altro.
«Quella cattolica è la religione storica del popolo italiano. Ci sono certi professori che vogliono farmi lezione ma anch’io farei volentieri un esame a loro».
Per spiegare cosa?
«Che c’è una distinzione tra Stato e nazione. La nazione ha un’identità. La sua identità di fondo, le coordinate fondamentali, il popolo italiano le ha ricevute dal cattolicesimo».
Quindi lei dice: la preghiera sul Crescentone come una sfida alla nostra cultura.
«Nelle manifestazioni di sabato c’è stata una regìa, è chiaro. La piazza come strumento di pressione, questo ormai lo hanno imparato bene. La religione è stata usata, strumentalizzata. Sono pienamente d’accordo con don Righi. La questione palestinese è politica, non religiosa. Confondere i due piani non è corretto. E poi penso alla svastica, alla bandiera d’Israele bruciata. Mi meraviglia molto la preghiera contro qualcuno. Si prega per i fratelli, non per il male degli altri».
Bologna è reduce da una lunghissima polemica sul progetto di un minareto.
«Ma sabato i musulmani non hanno manifestato per quello, quello non c’entra».
Non ha pensato, come il vicesindaco di Milano: la piazza come una moschea.
«No, ho pensato che questo metodo di non distinguere i problemi religiosi da quelli politici porta altro caos, e il nostro Paese ne ha già abbastanza. C’è bisogno, invece, di recuperare la nostra identità per arrivare a un’integrazione vera, che non dev’essere un affastellamento di culture».
La giunta ha congelato la nuova moschea, la comunità musulmana aspetta il prossimo sindaco.
«Quel progetto secondo me dev’essere abbandonato per sempre, è prematuro. Per integrare davvero i musulmani, servono luoghi di preghiera nelle diverse comunità dove queste persone vivono. Certo che c’è il diritto di culto. Ma non è vero che costruire una moschea è come costruire una chiesa».
[…]
>Che schifo questo vescovo vicario Vecchi! “La nazione ha un’identità. La sua identità di fondo, le coordinate fondamentali, il popolo italiano le ha ricevute dal cattolicesimo».
Sembra di sentir parlare Pio Laghi o il monsignor Tortolo che nella cattedrale di Buenos Aires investiva i militari argentini del sacrale compito di difendere la Patria dagli ideali anticattolici.
Non una parola sulle sofferenze del popolo palestinese. Si è chiesto il perché della rabbia di chi pregava? Vecchi, la Storia ti considererà un complice di questo massacro, di questa punizione ocllettiva!