>ANCORA UN ATTO DI RAZZISMO
solo che questa volta ne è vittima lo scrittore e giornalista di origine senegalese Pap Khouma e, appunto per questo, almeno si viene a sapere.
Ieri pomeriggio in pieno centro a Milano è stato aggredito poi picchiato dai controllori dell’ATM (l’azienda di trasporti) perché si era rifiutato di esibire la sua tessera di abbonamento mentre era SUL MARCIAPIEDE in attesa dell’autobus!
Nella rabbia per l’accaduto e con la solidarietà per uno di noi, c’è anche la consapevolezza del fatto che questo costituisce solo la punta di un iceberg, di una montagna ghiacciata di soprusi quotidiani in questo paese e in questo occidente sempre più razzista, militarizzato, vigliacco.
Basta con l’italia fascista dei CPT e della Bossi-Fini.
L’episodio è gravissimo e non va taciuto.
Sono disponibile ad azioni pubbliche perché la cosa non passi sotto silenzio ed i responsabili paghino. Chiedo lo stesso a tutti voi
a Pap (eccolo nella foto sopra alla redazione della rivista ‘el Ghibli’ di cui è direttore) esprimo tutta la mia fraterna solidarietà con un forte abbraccio
anche voi potete mandare messaggi di solidarietà al suo indirizzo mail: papkhouma@libero.it
>Caro Pap
Ti dedico tutta la mia solidarietà e qualsiasi appoggio avrai bisogno per rievendicare giustizia nel brutto atto comesso contro di te.
Un forte abbraccio
Rosana Crispim da Costa
>Ciao Pap e Alberto,
Alberto grazie per l’informazione che mi fa salire una rabbia tremenda perché come dice Alberto queste cose sono lì che bollono e se accadono non le sappiamo. Quindi, Pap, per favore vai alla stampa, cerca un giornalista di sinistra e pubblica un articolo su quanto successo, oppure, visto che sei conosciuto, cerca di divulgarlo a qualcuno che conta, vai da un deputato di sinistra lì a Milano….un avvocato perfino, per mandare una lettera alla direzione dei trasporti pubblici e denunciare il fatto. o anche un quotidiano a Bologna?? Paolo Trabucco a Ferrara, lo avete contattato?
Voglio dire, non divulghiamolo solo tra di noi, esponiamolo al pubblico più vasto
Vi prego tenetemi informata che io qui a Londra mi sento isolata e impotente…
un abbraccio dal cuore
marta
>Non so rassegnarmi alla perdita delle notizie originali, vengo qui e inciampo in questa, se non fossi venuta qui non avrei mai saputo.
Caravaggio fu ucciso a Napoli, in un agguato fuori da un’osteria. Amava più di tutto il dramma che risiede nella Figura Umana e il risultato lo abbiamo proprio “visto”. Ma non tutto abbiamo “visto”, qualcosa, più di qualcosa è andato perduto. Forse il suo quadro più bello, distrutto dal nazismo nella Berlino del 1945. Anche il suo quadro è stato ucciso: raffigurava Matteo nell’atto di scrivere l’incipit del suo vangelo mentre un angelo-femmina gli guida la mano come si fa con i bambini quando, il capo chino sul foglio di scuola, imparano a scrivere. Il Nuovo Testamento è stato scritto in greco ma Caravaggio portò la scrittura di Matteo al livello dell’originale: l’ebraico. Per questo il quadro si meritò di morire. Ne esistono copie in bianco e nero, i colori sono andati smarriti.
Non mi rassegno mai alla perdita dei colori-notizie originali.
Un abbraccio forte, autentico, per quello che serve a Pap e Masala.
Luisa Ruggio
>Grazie a tutti!
Cari amici,
vi chiedo scusa, se non ho risposto tempestivamente ai vostri messaggi di solidarietà, di indignazione, di condanna per quello che mi è successo a Milano il 24 maggio 2006.
Vi confesso che non sapevo cosa dirvi o scrivervi.
Io che di mestiere uso le parole, io che spaccio artigianalmente parole mie e altrui, io che dalle parole ottengo persino un salario, dopo quel che mi è successo il pomeriggio 24 maggio 2006 a Milano in Piazza Repubblica, sono rimasto senza parola.
E’ vero, ho risposto alle tante domande dei giornalisti, ma meccanicamente.
Sono stato aggredito e ferito fuori e dentro da due, poi da tre, poi da quattro controllori dell’Azienda di Trasporto Milanese (ATM). Sono finito sull’asfalto e sono stato insultato e pestato da quattro esseri umani che si definivano pubblici ufficiali. Sono tutt’ora sgomento.
I poliziotti sono arrivati e – da quello che ho potuto vedere e sentire, sono stati molto, molto corretti nei miei confronti. Avevo riportato una ferita sotto l’occhio sinistro e sanguinava. Uno dei poliziotti ha insistito per chiamare l’ambulanza e per farmi mandare al pronto soccorso del vicino Ospedale Fatebene Fratelli.
I giornalisti sono arrivati subito e l’indomani “il caso” era sulle pagine della stampa locale, diventando così di dominio pubblico. Anche se ogni individuo con un briciolo di buon senso dovrebbe augurarsi di non ricevere “quel genere di notorietà”, possiamo almeno sperare (illuderci, forse) che l’accaduto serva non tanto a far riflettere bensì ad allarmare quell’uomo in divisa, quel pubblico impiegato, quell’ufficiale pubblico abituato a esercitare ricatti, prevaricazioni e discriminazioni soprattutto – e questo lo rende ancora più codardo – su soggetti che ritiene (ahimé abbagliato da fisime, ossessioni) portatore di tara, perché nero, perché occhi a mandorla, perché donna, perché straniero/extracomunitario, perché anziano, perché troppo magro o troppo obeso…
Vivo a Milano dal gennaio del 1985 e non sono mai stato fisicamente aggredito nemmeno dal più sciocco dei delinquenti. Ho speso la mia vita, la mia salute per cercare di diffondere il verbo del rispetto reciproco, a tracciare il solco di una società dove religioni, culture ed “etnie” diverse possano convivere e progredire serenamente.
Sono stato umiliato, discriminato, ferito dentro e fuori da mascalzoni in veste di pubblici ufficiali.
Continuo ancora a ricevere centinaia di telefonate, sms, e-mail, lettere… da amici, colleghi di lavoro, politici, sindacalisti, sconosciuti, persino da poliziotti, dall’America, dal Sudafrica… Non ce la faccio a rispondere a tutti e mi dispiace tanto.
Lo so che non lo avete fatto soltanto per Pap Khouma ma anche per tutte le persone – immigrati o autoctone – che ogni giorno subiscono la prepotenza vigliacchi del genere
Milano, la città di Milano, alla quale credo di aver dato tanto sul piano sociale e culturale e senza mai chiedere o ottenere nulla in cambio, ha leso la mia dignità.
Sono tornato al lavoro, ho ripreso a frequentare convegni e dibattiti, ho ricominciato a sorridere, a ridere, e a scherzare con parenti, amici e colleghi… ma in fondo sono sempre tentato di mollare tutto e ad andarmene via…
Tuttavia la vostra indignata, tempestiva e forte reazione mi suggerisce di continuare a lottare e a non disarmare.
Grazie a tutti!
Pap Khouma
>Carissimo Pap,
ho letto con piacere, ma anche con una certa tristezza la lettera che hai spedito a tutti gli amici, conosciuti e non, che ti sono stati vicini dopo l’aggressione del 24 maggio.
Anche per me che abito da più tempo di te in questa città l’episodio è stato sconvolgente. Mi ha turbato: l’arroganza dei tuoi aggressori e l’indifferenza delle persone attorno sono aspetti di Milano che forse non vogliamo vedere, eppure ci sono.
Comprendo la tua sfiducia e la sensazione di impotenza che emerge dalle tue parole. E’ vero, hai combattuto sempre per diffondere l’idea che il rispetto e la convivenza sono indispensabili nel mondo di oggi. Anche noi, qui in Provincia con Daniela Benelli , come sai, lavoriamo per far passare il messaggio che il multiculturalismo non è una moda, ma una necessità di adattamento e una straordinaria occasione per le nostre società.
E’ per questo che ti chiedo di non arrenderti . La battaglia per una società in cui tutti siano trattati con dignità e tutti abbiamo uguali diritti è ardua, è complicata. Ha bisogno di individui determinati come te Pap. Sono certo che non basta la volontà delle istituzioni e della politica per svegliare Milano dal suo torpore e portare fatti del genere sotto i riflettori di una riflessione a trecentosessanta gradi. I cambiamenti si costruiscono all’interno del tessuto della società, con pazienza, tramite le persone. In questo il tuo contributo, come uomo, italiano e intellettuale, è indispensabile.
Ti mando un caro saluto,
Ermanno Tritto
>Ciao Pap,
non ti conoscevo, e ho letto di te. Ho iniziato una ricerca su tutto ciò che concerne la letteratura in italiano da parte di persone di altra lingua, e sono arrivata a questo blog.
La tua rivista la leggo on-line e mi piace. Ho conosciuto molti scrittori a me sconosciuti, continuerò a leggere.
>caro anonimo,
grazie per aver scritto, ma se vuoi contattare direttamente Pap Khouma devi cliccare al link del suo indirizzo mail in questo stesso post
saluti
alberto masala
PS
e continua a leggere gli scrittori migranti… hai visto qui sopra la notizia dell’antologia curata da Mia Lecomte?