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VIGLIACCHI

perché uccidono un poeta?

Peppinu Marotto, poeta, cantore, sindacalista di 82 anni, ucciso con sei colpi di pistola alle spalle ad Orgosolo, il suo paese, di cui aveva cantato le lotte e la dignità.

In un agguato in pieno centro di Orgosolo, questa mattina alle 10,30 Peppinu Marotto è stato ucciso con sei colpi di pistola sparati alle spalle mentre entrava in edicola, come ogni giorno. L’assassino, che è passato inosservato nonostante tutto sia avvenuto in pieno giorno e al centro del paese, è fuggito a piedi facendo perdere le tracce. Marotto, responsabile dello sportello pensionati del patronato Inca della Cgil, era benvoluto in paese e noto per il suo impegno sociale.

Tra le sue opere: Su pianeta ‘e Supramonte, Testimonianze poetiche in onore di Emilio Lussu, Cantones Politicas Sardas. La scheda sul sito della casa editrice Condaghes, che ha pubblicato Su pianeta ‘e Supramonte, lo descrive così: “Peppino Marotto è nato ad Orgosolo nel 1925 e la sua vita si è spesso intrecciata con le vicende che ne hanno segnato la storia negli ultimi cinquant’anni. Le sue convinzioni di giustizia sociale e la sua caparbietà barbaricina gli son valse la galera e il confino. Il suo desiderio di comunicare gli ideali di emancipazione e di libertà lo hanno portato a cantare nelle piazze della Sardegna e del mondo. Ancora oggi Peppino Marotto presta il suo impegno nell’azionismo sindacale e per condurre nel suo paese una Camera del Lavoro“.

Di lui ho molti ricordi “pubblici”, da quando dal 1968 cantava le lotte dei pastori e l’occupazione di Pratobello, ed un piccolo ricordo privato quando in un tzilleri di Orgosolo, mentre cantavano a tenore i miei testi, si complimentò dicendomi che da trent’anni in Sardegna nessuno scriveva più così… Certo esagerava, ma mi fece piacere e mi diede coraggio.

Non ho parole sufficienti a colmare la perdita di un personaggio tanto caro ed importante. Mi chiedo chi può aver odiato a tal punto una persona di tanta bellezza interiore. Spero che Orgosolo e la Sardegna sappiano ricordarlo come merita. Un abbraccio alla sua famiglia. Ci mancherà davvero.

commenti a caldo

 

* bello davvero il commento su l’Altra Voce di Fabio Coronas di Thanitart per i Kentze Neke

* sempre su l’Altra Voce, i commenti più rispettosi ed affettuosi.
Tra gli altri: Giorgio Melis, Giulio Angioni, Aide Esu, Tonino Cau.

* e così quello di Giovanna Marini sul Manifesto

miserie a freddo

Deo no isco sos carabineris, in locu nostru prit’est ki bi sune…
(Io non so proprio i carabinieri, cosa ci stanno a fare dalle nostre parti…)

* Il primo commento che registro è quello dei carabinieri che si lasciano sfuggire un ambiguo quanto misero:”aveva dei precedenti… (Corriere della Sera)”. Mi ricorda quella famosa trasmissione di Santoro in cui Maurizio Mannoni esibì una mappa di Orgosolo (fatta anch’essa dai carabinieri) che indicava le case in cui abitavano persone con precedenti. Praticamente tutte. Ignorando che, dopo le lotte di Pratobello, tutti gli uomini validi di Orgosolo vennero a vario titolo imputati e perseguitati.
Miserie vergognose … come se avere dei precedenti di resistenza e di dignità sia motivo di disonore. Peppino Marotto aveva gli stessi precedenti penali di Antonio Gramsci. Ed i carabinieri sono gli stessi di allora.

* Altra possibilità che il rampante Flavio Soriga aveva di tacere e ancora una volta non ha sfruttato… chissà che fatica dover inseguire ogni occasione per vedere il proprio nome sulla stampa. Infatti a pochi minuti dall’assassinio ha dichiarato:” «…è l’ennesima irruzione dell’arcaismo nella nostra incompleta modernità» (Quotidiano.net). Ebbene, non c’è omicidio più moderno e contemporaneo di questo… quasi Newyorkese.
Marotto aveva forse visto o sentito qualcosa ed avevano paura che una persona limpida e pulita come lui potesse denunciare. Il qualcosa più probabile ed evidente forse ha a che fare con l’intenso traffico di Coca o di armi che oggi sta dando il colpo di grazia alla nostra cultura.
Un’altra non meno terribile ipotesi è che forse tziu Peppinu Marotto abbia avuto da discutere con qualche banda di balenteddos. Delinquentelli vigliacchi con gli stessi miti dei pandilleros
metropolitani di Los Angeles o dei guaglioni di Scampìa, la stessa mancanza di valori, la stessa imbecillità arrogante…
In tutti e due i casi, modernissimi problemi di camorra.
Dunque…
Soriga legga Saviano e smetta di parlare di Barbagia: lui è come Mannoni.

 

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la miglior commemorazione di Pavarotti – fuori dal coro, lontana dal rimbombo oppiaceo dei media e delle istituzioni – è firmata da Giordano Montecchi, l’ho trovata sull’Unità e vale la pena di leggerla

mi è piaciuta perché rende giustizia al Pavarotti cantante d’opera (1960/1980 circa) e non si lascia incantare dal Pavarotti successivo (dal 1980 in poi), quello mediatico, che, poverino, aveva quasi smesso di cantare… o, comunque, non lo faceva più sul serio.

volete un esempio? eccolo con la Sutherland in “che mi frena in tal momento” dalla Lucia di Lamermoor



nella foto Luciano Pavarotti, Joan Sutherland, Spiro Malas
in “la Figlia del Reggimento” di Gaetano Donizetti (1966)

ricevo un sorprendente comunicato e non resisto al pubblicarne un estratto significativo.


Ci possiamo credere? mah…
secondo me è proprio il contrario…

forse lo confondono con
Dean Reed

nella foto Elvis con Richard (Nixon)…

 

 

ELVIS PRESLEY: un contributo rivoluzionario ancora attuale

A trent’anni dalla morte del compagno Elvis Presley, la Rete dei comunisti si appresta a ricordare la figura del noto artista, e membro coperto del Partito Comunista USA.

Con oltre un milione di copie vendute nel mondo e 131 dischi prodotti tra album e singoli, mantiene ancora il primato di “The King of Rock’n’Roll”, come venne soprannominato negli anni ’50. La leggenda del rock morì stroncato da un arresto cardiaco il 16 agosto del 1977 nella sua casa di Memphis, Graceland, all’età di 42 anni. Ancora oggi la sua dimora è meta di continui pellegrinaggi dei fans e, in vista dell’anniversario, si prevedono celebrazioni in tutto il mondo e un grande raduno a Memphis .

Elvis Presley è vivo e lotta insieme a noi


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– Torra a lacanas tuas, ite bi faghes incúe? Béni, como toccat a tie… lèadindhe su logu meu… nos namus fintzas cheppáre. E deo so ‘etzu… como toccat a tie.

– Ma si mi che torro mi toccat de pedire a calecunu. E a mie no’ mi piaghet a pedire. E pius pagu mi diat piágher a línghere.

– E cun rejone. Ma candhomai no’ agattas sa manéra. Eo mi che so andhendhe. Est a ti mover in presse. Cheret chi torres a inoghe. Torra a lacanas tuas.


Fit amigu cun babbu. Mi connoschiat da-e minóre. E custas sun’ sas peraulas chi mi naraiat a donzi telefonáda chi a bías li faghía
da-e continente pro preguntare coment’istaíat.


dispedída

Lizéra bos siat sa tuccáda. Nos azis lassadu sas peraulas pius mannas. Ndhe las collimus. Como toccat de las sighíre pro contivizare su ch’azis ispramminádu in custa terra.

è morto Francesco Masala
una delle più grandi voci della gente sarda
che il viaggio gli sia leggero
noi qui continueremo a farlo vivere nelle sue parole

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– Ritorna ai tuoi confini, cosa fai là? Vieni, ora spetta a te… prendi il mio posto… abbiamo anche lo stesso nome. Io sono vecchio… ora spetta a te.
– Ma se torno devo chiedere favori a qualcuno. E a me non piace domandare. E tanto meno mi piacerebbe leccare.
– Giusto. Ma è possibile che non trovi un modo. Io me ne sto andando. Devi fare in fretta. Bisogna che torni qui. Ritorna ai tuoi confini.

Era amico di mio padre. Mi conosceva fin da piccolo. E queste sono le parole che mi diceva ad ogni telefonata che a volte facevo per sapere come stava.

addio

Che il viaggio vi sia leggero. Ci avete lasciato le parole più grandi. Le raccogliamo. Ora bisogna continuarle per conservare quello che avete seminato su questa terra.

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Il 16 aprile dello scorso anno l’incidente, poi il ricovero e otto lunghissimi mesi di coma.
Roberto Bozzetti – Pappa DJ Rodriguez è deceduto alla Casa Risvegli di Bologna. Domenica 2 luglio ci sono stati i funerali.

Martedì 27 giugno a Cà de Mandorli c’era stata una festa per raccogliere fondi. Poco dopo Pappa ci ha lasciati.

Per me è e resta il più grande D.J. del pianeta, dotato di un gusto musicale e di una tecnica ad oggi, non eguagliata. Roberto è stato sfortunato, troppo per la persona che è, troppo per le notti di allegria e musica che ha saputo regalarci sempre e senza mai risparmiarsi“.

Massimo Siddi