>gente non tutelata

comitati per l’ambiente… contro le basi… circoli culturali… circoli politici… associazioni… gruppi di consumo responsabile… cantieri sociali… pacifisti… collettivi di donne… comitati spontanei… persone…

Se queste persone, questi gruppi, accomunati da un’etica e una coscienza, sostengono una candidatura per le prossime elezioni, significa che gli riconoscono capacità rappresentativa, intelligenza politica, affidabilità…

Se questo candidato nella precedente legislatura risulta essere il più presente in Parlamento fra gli eletti in Sardegna, è evidentemente il più sensibile alle problematiche del territorio che rappresenta, il più infaticabile sostenitore delle istanze che vengono dal basso

Se tutto questo ha un valore politico, etico, umano… non si capisce come si possa correre il rischio che la formazione politica che nel programma rivendica proprio questi valori non lo voglia ricandidare. Dovrebbero esserne fieri. Dovrebbero considerarsi fortunati di poter sostenere la scelta di una così ampia, varia, importante aggregazione di elettori… molti dei quali non voterebbero altrimenti.

La formazione è la Sinistra Arcobaleno
il candidato è Mauro Bulgarelli
(qui per il suo sito)

Non volerlo ricandidare sarebbe uno stupido errore:

etico, calpestando la volontà di chi immagina un diverso modo di costruire la vita
politico, eliminando dal Parlamento una voce chiara e competente espressa da un territorio
tecnico, interrompendo un prezioso lavoro cominciato nella legislatura precedente
strategico, allontanando dal voto realtà responsabili e vive nell’azione sociale

per sostenerlo si è costituito spontaneamente il comitato Unità Dal Basso con un appello al quale ho dato la mia adesione


questo appello, pubblicato in rete dall’ottimo Tiziano Scarpa – scrittore che mi è molto simpatico… (io sono un
fan della scuraglia) – e sottoscritta da molti sulle riviste il primo amore e Nazione Indiana (vedi in fondo) mi lascia perplesso per la sua leggerezza, la sua cieca “obiettività”, il suo freddo senso della “democrazia”.

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Nel nome di quale idea della letteratura si parla? Penso subito ad un’idea della letteratura astratta, inconsapevolmente (…?) e colpevolmente funzionale ai sistemi di riproduzione e tutela del controllo sociale.
Al potere, da sempre, serve un’arte inoffensiva che fornisca un’idea del mondo pacificante e pacificata e magari metta anche in discussione i meccanismi, sì… ma solo in maniera prudentemente astratta ed in condizioni di apparente uguaglianza del diritto di parola.
Da sempre i sistemi delegano agli artisti il compito di rappresentare libertà fittizia in sistemi sociali basati sul privilegio, in cui la libertà è inesistente o estremamente sacrificata. Da sempre agli artisti viene affidato il compito di rappresentare ‘liberamente’ le frustrazioni e gli orrori di sistemi malati, inumani, oppressivi. Gli artisti assolvono il compito di alleggerire la cattiva coscienza del potere rappresentando in maniera innocua le sue malattie più orribili e, per questo, venendone ricompensati con l’accredito a corte, alla parola, ai media, al privilegio…
Niente di male… stiamo lavorando… dobbiamo campare… abbiamo famiglia… ma che almeno qualche volta questa parola si ritorca contro… che almeno si sfruttino gli spazi di visibilità per sforzarsi di avere una visione critica!

Cari scrittori, vedete, io da sempre sono convinto (e per questo eticamente indistruttibile) che il privilegio della parola pubblica possa essere delegato soltanto da un popolo, una gente, un gruppo: quello nel cui nome si è autorizzati a parlare. E che questo popolo stesso ti tolga la delega nel momento in cui non lo rappresenti più, nel momento in cui non viene assolto il debito. Sono convinto (ed ho anche pubblicato un libro al riguardo), che quando un artista calpesta in pubblico un metro quadro di mondo e si espone alla visibilità, svolga il dovere di parlare in nome di qualcuno che l’ha incaricato. Ogni artista, nell’atto creativo ed in ogni suo gesto pubblico, non porta soltanto un’opera, ma, anche solo temporaneamente, aggrega un popolo che lo ascolta, compra i suoi libri o va a vederlo in teatro e nei luoghi dell’arte.
Qui, in questi luoghi, ognuno sceglie la propria committenza e ne porta la voce trasformata dalla propria arte in opera, in sublime, in necessario, in fantastico, in bello, in terribile…
L’arte è dunque per me è solo lo strumento tecnico di cui ci si è dotati per rendere credibile socialmente la propria presenza – sperabilmente etica.
E dato che la mia presenza è spesso dannatamente dissidente, divergente, mi servo dell’arte per raffinare e mantenere la mia credibilità pubblica, per non essere punibile nella mia pratica di testimonianza e quindi continuare a percorrerla.
Per quanto mi riguarda (ma a questo nessuno è obbligato) il compito è di trasportare la voce di chi non ha voce.
Per farlo bisogna però ‘transvivere’ oltre le proprie miserie personali, diventare esemplare, trasformare il proprio Ego-Centrico in Ego-Topico, calpestando con tale intensità quel metro quadro di mondo da scavare un solco visibile, oltre sé stessi, riscattando i propri limiti personali e quelli della società che ti vorrebbe invece ‘funzionale’.
Poi si rientra tranquillamente nella propria miseria quotidiana, della quale non si deve rendere conto a nessuno oltre sé stessi.

In questo senso la vostra firma è troppo leggera ed innesca un meccanismo perverso il cui risultato è: “Vedete… qui siamo liberi di parlare e di lasciar parlare…”
Niente di più falso e strumentale al potere. Niente di più acquiescente…
In nome di quale popolo state parlando?
Quando ci si astrae pronunciandosi in nome di una solo apparente libertà, si perde il senso profondo delle cose. Io credo solo nella libertà applicata, nell’etica concreta dei comportamenti quotidiani privati e pubblici.
Quanti di voi, che avete sottoscritto l’appello, hanno rapporti con quegli scrittori dissidenti e pacifisti di Israele che, anch’essi totalmente israeliani, boicottano il sistema aggressivo e colonizzatore e vengono per questo messi a tacere? Quanti di voi sostengono quegli scrittori israeliani che disperatamente si oppongono? Ho l’idea che non vi siate nemmeno posti il problema.
Ecco perché sostengo che questa firma sia troppo comoda, distratta, inconsapevole ed incosciente. Perché sostiene un governo, non una cultura. Un potere, non un popolo. Un brutto potere…. un brutto governo… colonialista e sanguinario… che violenta ogni cultura. Anche la propria.
Israele, come ogni sistema, si serve evidentemente dei suoi scrittori e dei suoi artisti per poter avallare un’idea orribilmente falsa di stato democratico, di pensiero e respiro dell’arte e dell’espressione.
Anch’io firmo e firmerò sempre per la libertà e la pace, per i diritti alla terra ed alla vita, alla cultura, ma di tutti… non di uno contro gli altri. E non di un potere.

Così immagino che questa firma sia stata posta da voi, scrittori, quasi come un ‘dovere’ da assolvere velocemente, distrattamente perfino, senza guardare troppo a ciò che Israele compie rispetto al popolo palestinese. Sono convinto che nessuno di voi in questi giorni si sia posto il problema di agire “con altrettanta forza e consapevolezza” rispetto al dramma di Gaza, dove si continua a sterminare, dove qualcuno subisce un’oppressione di tale portata che, senza dubbi, oggi può essere indicata col termine di genocidio.

leggete l’intervista al caro Aharon Shabtai, poeta di grande qualità e profondità, che riporto in un post precedente, e pensateci sopra un momento

La vostra è una firma ciecamente ‘coraggiosa’, che manca totalmente di coraggio e di sguardo.
E’ una firma superficiale che ci trascina in basso, che colpisce la dignità di due popoli: quello palestinese e quello israeliano insieme.
E’ una firma POLITICA, ma non ETICA, che conforta l’arroganza di un sistema basato sull’oppressione e sul potere economico, un sistema sostenuto da questa Europa ipocrita ed altrettanto arrogante.

E’ l’occidente, amici… il comodo e confortevole occidente…
e chi non ci sta, scenda dal carro.

Non abbiatevene a male… ancora una volta sto solo cercando di pensare. E, come sempre, mi conduce un istinto d’amore.
Infatti pubblico il vostro appello e invito chi lo condivide ad aderire…
Ma anche c
hi non lo condivide ad opporsi fermamente.
E tutti voi a ripensarci (e quello sì, sarebbe un gesto di vero coraggio)

Con immutato affetto
Alberto Masala

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Nel nome della letteratura
Israele ospite della Fiera del Libro di Torino 2008

Con questa firma esprimiamo una solidarietà senza riserve nei confronti degli organizzatori della Fiera del libro di Torino, nel momento in cui questo evento di prima grandezza della vita letteraria nazionale viene attaccato per aver scelto Israele come paese ospite dell’edizione 2008.
L’appello a cui aderiamo s’intende apartitico, e politico solo nell’accezione più alta e radicale del termine. Non intende affatto definire uno schieramento, se non alla luce di poche idee semplici e profondamente vissute.
In particolare, l’idea che le opinioni critiche, che chiunque fra noi è libero di avere nei confronti di aspetti specifici della politica dell’attuale amministrazione israeliana, possono tranquillamente, diremmo perfino banalmente!, coesistere con il più grande affetto e riconoscimento per la cultura ebraica e le sue manifestazioni letterarie dentro e fuori Israele. Queste manifestazioni sono da sempre così strettamente intrecciate con la cultura occidentale nel suo insieme, rappresentano una voce talmente indistinguibile da quella di tutti noi, che qualsiasi aggressione nei loro confronti va considerata un atto di cieco e ottuso autolesionismo.

Raul Montanari

prime adesioni:

Alessandra Appiano, Alessandra C., Gabriella Alù, Cosimo Argentina, Sergio Baratto, Paola Barbato, Antonella Beccaria, Silvio Bernelli, Gianfranco Bettin, Daria Bignardi, Gianni Biondillo, Riccardo Bonacina, Elisabetta Bucciarelli, Gianni Canova, Fabrizio Centofanti, Benedetta Centovalli, Piero Colaprico, Giovanna Cosenza, Sandrone Dazieri, Francesco De Girolamo, Girolamo De Michele, Donatella Diamanti, Paolo Di Stefano, Luca Doninelli, Marcello Fois, Francesco Forlani, Gabriella Fuschini, Giuseppe Genna, Michael Gregorio (Daniela De Gregorio, Mike Jacob), Helena Janeczek, Franz Krauspenhaar, Nicola Lagioia, Loredana Lipperini, Valter Malosti, Antonio Mancinelli, Valentina Maran, Federico Mello, Antonio Moresco , Gianfranco Nerozzi, Chiara Palazzolo, Gery Palazzotto, Paolo Pantani, Leonardo Pelo, Guglielmo Pispisa, Laura Pugno, Andrea Raos, Roberto Moroni, Mariano Sabatini, Rosellina Salemi, Flavio Santi,Tiziano Scarpa, Beppe Sebaste, Gian Paolo Serino, Luca Sofri, Monica Tavernini, Annamaria Testa, Maria Luisa Venuta, Andrea Vitali, Vittorio Zambardino, Zelda Zeta (Pepa Cerutti, Chiara Mazzotta, Antonio Spinaci)

 

il militarismo è un cancro: lo tieni sotto controllo in Sardegna, lo curi a Vicenza… e spunta in Salento… speriamo non vada in metastasi. Gli anticorpi siamo noi. Ricevo questo comunicato e, in attesa di ulteriori notizie… tutti in Salento a bloccare l’ennesimo gesto d’arroganza dei militari

sabato 18 agosto
ore 17, 30 al faro di Punta Palascia
ore 21, alle Orte presso Salento Soccorso Sud Est diving

manifestazione concerti mostra video/foto

Apprendiamo con grande preoccupazione l’intenzione della Marina Militare di edificare ampliamenti della base militare di Otranto a ridosso del faro di Punta Palascìa, in uno dei luoghi più belli e intatti della costa salentina e dell’intera costa italiana, parte integrante ed estremamente importante del parco naturale regionale Otranto – Santa Maria di Leuca.
Siamo convinti che questa operazione sia il frutto di una valutazione superficiale del patrimonio ambientale locale, che costituisce una ricchezza irrinunciabile sia per la propria importanza intrinseca, sia per il valore che ha nei processi di sviluppo turistico del Salento.
Poiché ci pare assolutamente ingiustificabile una così grave offesa al patrimonio costiero della provincia di Lecce, siamo certi che tutte le amministrazioni direttamente o indirettamente interessate, sia civili che militari, sapranno e vorranno evitare il gravissimo scempio preannunciato, nell’interesse della popolazione salentina, dell’intera popolazione italiana e di tutti coloro che sanno e vogliono continuare ad apprezzare l’assoluta bellezza del patrimonio ambientale e paesaggistico della nostra regione.
Chiediamo che sia immediatamente revocato ogni intento edificatorio nell’area di Punta Palascìa, e che si mantenga alto, nel Salento, il livello di tutela di un patrimonio ambientale e paesaggistico che trova pochi termini di paragone e che costituisce il cardine di un importante e innovativo modello di sviluppo economico e sociale.

comitato “giù le mani da Punta Palascia!”

come nei peggiori incubi
Appello di Un ponte per…in difesa della biblioteca di Baghdad


L’esercito iracheno e americano, contravvenendo a tutte le convenzioni internazionali, è entrato con la forza nella biblioteca nazionale di Baghdad facendone, di fatto, una base militare e mettendo a serissimo rischio il patrimonio librario scampato all’incendio dell’aprile 2003. Di fronte alla resistenza del direttore e dei dipendenti della biblioteca hanno usato violenza fino a sparare alle gambe ad un bibliotecario. Al momento in cui scriviamo i soldati hanno lasciato l’edificio, ma si teme che l’occupazione possa ripetersi presto ed in qualsiasi momento.
La biblioteca nazionale di Baghdad, che Un ponte per…sostiene da tre anni, è un esempio di come gli iracheni, se lasciati liberi da ingerenze esterne, possano ricostruire il proprio paese.
Facciamo appello al Governo italiano perchè intervenga presso il Governo di Baghdad affinchè la biblioteca, sia lasciata definitivamente libera dalle armi, anche a tutela del lavoro svolto dalla cooperazione italiana nella ricostruzione della biblioteca stessa.

Invitiamo tutti a inviare immediatamente messaggi di protesta all’ambasciata irachena in Italia

fuori i militari dalla Biblioteca Nazionale di Baghdad

I militari – sia quelli Usa che quelli iracheni – stiano alla larga dalla Biblioteca Nazionale di Baghdad. Questo il monito rivolto dal suo direttore, preoccupato perché alcune recenti operazioni “di sicurezza” stanno mettendo a rischio una delle istituzioni culturali più importanti del Paese.

Progetto “La casa dei libri di Baghdad”

Da tre anni Un ponte per… assiste il direttore della Biblioteca Nazionale di Baghdad nella impegnativa opera di recupero del patrimonio librario. Il progetto che ha permesso di completare l’inventario dei libri, di fare il sito della biblioteca e di formare personale presso la Biblioteca Nazionale di Firenze alle tecniche di restauro è ora fermo in attesa di fondi.

un appello importante a cui ho aderito

Dopo aver pubblicato in prima pagina una lettera intitolata “Aiuto, sono di sinistra ma sto diventando razzista” e la risposta acquiescente di Corrado Augias, il quotidiano “La Repubblica” ha avviato il 7 maggio un forum on line, inaugurato da una domanda faziosa e fuorviante: “E’ razzismo chiedere di rispettare le leggi?”.
Si tratta, in realtà, dell’avvio di una campagna che sovrappone artificiosamente temi e questioni indipendenti fra loro e il cui fine sembra essere il sostegno alla cultura sicuritaria del nascente partito democratico.
Come cittadini e cittadine di sinistra, respingiamo l’assioma, sostenuto dal Ministro Amato in un’intervista pubblicata lo stesso giorno dal medesimo quotidiano, secondo il quale per accrescere il consenso dell’opinione pubblica la sinistra italiana avrebbe di fronte a sé una sola strada: far proprio l’approccio sicuritario e poliziesco proposto dalle destre in Italia ed esemplificato dalla vittoria in Francia di Sarkozy, il quale avrebbe vinto perché “ha affermato l’esigenza di una grande difesa dalla criminalità e alle invasioni straniere”.
E’ un’operazione politica e culturale che conosciamo bene. Da tempo le destre, per calcolo o vocazione, cavalcano in modo demagogico il tema della sicurezza sovrapponendolo a quello delle politiche migratorie. Spesso la sinistra ha cercato d’imitarle o se ne è fatta ricattare, mostrando così la propria subalternità culturale.
Il tema della sicurezza sociale sembra scomparso dall’agenda politica in favore di altre priorità: non riduzione delle disuguaglianze sociali, non politiche sociali, di redistribuzione del reddito, di risoluzione del disagio abitativo, di riqualificazione delle periferie urbane, di miglioramento della legislazione sul lavoro, ma l’irrigidimento delle politiche migratorie, l’aumento delle forze di pubblica sicurezza, l’incremento del ricorso alla repressione.
In questo contesto, la figura dello straniero è scelta deliberatamente come capro espiatorio su cui proiettare le contraddizioni sociali. I mass media assecondano l’operazione: i titoli allarmistici su episodi di cronaca nera che hanno come protagonisti cittadini stranieri fanno
vendere molto di più di quelli che segnalano i casi -nella realtà ben più numerosi- in cui gli stranieri sono vittime.
Noi non ci stiamo: la presenza di cittadini stranieri nel nostro paese non è la causa del peggioramento delle nostre condizioni di vita; la sicurezza delle nostre città dipende molto più dalle condizioni sociali ed economiche dei cittadini e dalle politiche promosse per migliorarle che dal numero di operatori di pubblica sicurezza sul territorio.
Sollecitiamo i membri del Governo, i rappresentanti delle istituzioni, gli intellettuali a prendere le distanze da campagne di tal fatta, venate da demagogia e intolleranza.
Invitiamo i cittadini e le cittadine democratiche a discutere e a contrastare in ogni occasione la logica del capro espiatorio, nemica della pacifica convivenza fra cittadini di diversa origine.
Chiediamo ai media democratici di non prestare il fianco a campagne di stampo xenofobo e razzista e di avviare su questi temi una riflessione d’ampio respiro culturale.

Per adesioni: antirazzismo@lunaria.org

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Lunaria – Migrazioni e antirazzismo
via Buonarroti 39 – 00185 Roma
Tel. 06.8841880
il sito di lunaria

>una lettera di Mauro Bulgarelli e don Alberto Vitali.

Sconcerto, preoccupazione e indignazione sono i sentimenti che ci pervadono in queste ore, dopo che l’organizzazione umanitaria “Emergency” ha dovuto ritirare, per ragioni di sicurezza, il proprio personale internazionale dall’Afghanistan.

Sconcerto, per come le ragioni della politica hanno prevalso su quelle umanitarie, fino al punto di servirsi di persone e strutture da anni dedite alla cura di chiunque ne avesse bisogno – in maniera incondizionata e senza discriminazioni di sorta – senza preoccuparsi di compromettere questo servizio, a danno esclusivo delle popolazioni più disagiate e già abbondantemente martoriate della regione.

Preoccupati, per la vita di Rahmatullah Hanefi, manager dell’ospedale di Emergency a Lashkar Gah, detenuto – non si sa in quali condizioni – senza la possibilità di incontrare un avvocato, nelle carceri di un paese, per cui l’Italia sta spendendo milioni di euro, non soltanto in campo militare, ma anche nella ricostruzione dell’apparato giudiziario.

Addolorati per la morte di Adjmal Nashkbandi, l’interprete afghano di Daniele Mastrogiacomo e di Sayed Hagha, l’autista che li accompagnava, così come delle centinaia di migliaia di vittime anonime di questo conflitto.

Indignazione, per il comportamento tenuto dal nostro Governo in tutta questa vicenda, nella quale non soltanto si è rifiutato di compiere gesti formali (nei confronti di un Governo che tanto deve al nostro paese) a tutela di tutte le parti in pericolo; ma – nonostante le calunnianti affermazioni dei servizi segreti afghani contro l’Organizzazione umanitaria italiana – ancora non si è pronunciato in difesa dell’onorabilità della stessa.

Siamo uomini e donne di diversa estrazione culturale, laici e credenti, impegnati in differenti campi dell’associazionismo sociale, religioso e politico, ma oggi ci esprimiamo comunemente, in qualità di cittadini italiani. Ed è in ragione dei valori condivisi che fondano la nostra civiltà, che esigiamo da tutti che “tengano giù le mani da Emergency”, perché così facendo si colpiscono immediatamente le migliaia di persone che dipendono esclusivamente dalle loro cure.

Non tutto può essere ridotto a mera questione ideologica: poiché riteniamo inviolabile la vita di tutti e di ciascuno, non possiamo accettare che le ragioni della politica facciano scempio della pelle e del sangue degli indifesi.

In quanto poi amici di Gino Strada e di decine di altri medici, paramedici e volontari, che dedicano con generosità il proprio tempo e servizio, esigiamo che venga rispettata la loro onorabilità, come si conviene in uno Stato di diritto.

Infine, in quanto cittadini, auspichiamo che il nostro Governo sappia difendere la dignità e la sovranità nazionale, non piegandosi supinamente a logiche internazionali, ma riaffermando quei principi di Legalità, Umanità e Pace, di cui è garante la Costituzione repubblicana.

Sen. Mauro Bulgarelli, Alghero – Don Alberto Vitali, Milano

clicca qui per mandare le adesioni

i militari italiani in Afghanistan sono già coinvolti in vere e proprie operazioni di guerra alla faccia dell’articolo 11 della Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…

qui anche una lettera da Nella Ginatempo

Carissimo Gino, e Teresa, e Maso e Vauro e tutti i medici e i volontari di questa meravigliosa realtà che si chiama Emergency.
Credo che il merito più importante che sempre mi commuove è il fatto che Emergency tiene fermo un piede dentro la porta. Su quella porta c’è scritto GUERRA e se si chiudesse sarebbe finita la speranza per tutte e tutti noi. Ogni volta che apro il sito o leggo il giornale di Emergency o leggo i reportage di peacereporter mi dico: ci sono ancora per fortuna. C’è ancora qualcuno che parla il linguaggio della ragione e della solidarietà, non quello delle armi e della totale violazione della Persona Umana.
La logica della guerra non tollera questo linguaggio e soprattutto non tollera i comportamenti solidali di chi rifiuta l’idea di nemico, di chi vuole curare tutti gli esseri umani vittime di violenza, di chi si apre ad ogni trattativa, alla diplomazia dal basso per salvare vite umane. Ciò che il governo afghano sta facendo contro Emergency è davvero infame proprio perchè è basato sulla logica di guerra, su ritorsione, menzogna, violenza. Ma altrettanto infame è il trattamento riservato ad Emergency dal governo italiano che per codardia e servilismo nei confronti degli USA ha brutalmente chiuso la trattativa per liberare gli ostaggi, causando indirettamente la morte di Adjmal, un afghano, dunque un morto che non pesa nel teatrino politico italiano.L’infamia continua con la detenzione di Rahmat da parte del governo fantoccio di Kabul. Un sequestrato torturato e fatto sparire senza processo, senza diritti, in quella culla di democrazia che è il regime di Kabul, alimentato dalla guerra per la democrazia !!!
Di questa infame guerra siamo complici noi italiani brava gente, complici di un regime di criminali di guerra e terroristi, complici di una occupazione militare schifosa al seguito di una potenza staniera che ha asservito anche noi, complici di migliaia di omicidi di persone innocenti tramite i bombardamenti della NATO e le sparatorie della polizia afghana sui civili. Se avessimo un governo ispirato non alla democrazia ma anche soltanto alla dignità e alla lealtà, dovremmo ritirare il nostro ambasciatore da Kabul, interrompere i rapporti diplomatici con Karzai e ritirare le truppe da un paese il cui governo viola i diritti umani e minaccia l’esistenza stessa della nostra Emergency. Rahmatullah dovrebbe essere un vanto nazionale per noi, avendo fatto liberare due ostaggi italiani e dovrebbe ricevere un premio speciale: la sua liberazione sarebbe una restituzione di sovranità nazionale al nostro paese. Ad ogni costo il governo italiano dovrebbe difendere Emergency e assumersi le sue responsabilità, affrontando gli USA e finalmente dissociandosi dalla guerra, da questa schifosa missione militare e dalla sua insostenibile logica di guerra.
Un abbraccio, Nella Ginatempo

>

ecco a chi dovremmo destinare il nostro 5 x 100 !!
magari… intanto cominciamo con il 5 x 1000…

un ultimo sforzo: col vostro aiuto
la ricerca sull’Atassia di Friedreich procede!



il 17 FEBBRAIO A VICENZA

CONTRO TUTTE LE BASI

PARTECIPA ADERISCI SOTTOSCRIVI

COMITATO ALTRA VICENZA

Il Presidio Permanente è il cuore della protesta No Dal Molin; un luogo di lotta, attraversato in questi giorni da migliaia di persone. Purtroppo, però, ha anche dei costi molto alti di gestione: strutture, volantini ecc. Tutto è auto-finanziato…

Vuoi fare una donazione al Presidio Permanente? E’ stato aperto un conto corrente!
Ecco gli estremi:

NO DAL MOLIN PRESIDIO PERMANENTE
Banca Popolare Etica – n. 000000120140 – ABI 05018 – CAB 11800 – CIN B

Il futuro è nelle nostre mani: difendiamo la terra per un domani senza basi di guerra.

 

>


L’ATASSIA DI FRIEDREICH è una malattia ereditaria recessiva, finora incurabile, che colpisce 1 BAMBINO o ADOLESCENTE SU 50.000 e 1 PERSONA SU 100 è PORTATORE SANO.

Due portatori sani hanno il 25% di possibilità per ogni gravidanza di generare 1 figlio malato e per il carattere recessivo della trasmissione può accadere che la malattia si presenti improvvisamente in una generazione colpendo più fratelli o sorelle.

L’AF si manifesta generalmente in età scolare con progressive disfunzioni neurologiche: mancanza di coordinazione dei movimenti, disturbi dell’equilibrio (entro 10-15 anni costringe alla sedia a rotelle e ad una progressiva limitazione dei movimenti) fino, in alcuni casi, alla perdita della vista, dell’udito e della parola. E’ spesso accompagnata da grave cardiopatia ipertrofica e da un rischio elevato di diabete mellito, oltre ad anomalie scheletriche. Al ragazzo che viene colpito da tale patologia si dice che dovrà vivere di cervello, per sottolineare il fatto che le facoltà mentali restano intatte.

Il Comitato RUDI ONLUS, che in Italia si occupa dell’Atassia di Friedreich, propone per il secondo anno la Campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi GoFAR (andiamo lontano) per finanziare la ricerca. Mancano fondi istituzionali: è necessario ricorrere a forme di finanziamento privato.

si possono effettuare donazioni tramite:

  • bonifico bancario intestato a Comitato RUDI ONLUS – Go FAR Unicredit Banca Via D’Ovidio, 5 10129 TORINO Conto corrente n. 0000 4028 7283 ABI 02008 CAB 01160;
  • versamento sul c\c postale 63539662 intestato a Comitato RUDI ONLUS per Go FAR;
  • carta di credito collegandosi al link www.fa-petition.org/donation_ita.html;

Le ultime ricerche genetiche aprono nuove prospettive. Recenti studi hanno messo in luce il ruolo chiave di una proteina, la fratassina. Secondo gli scienziati la ricerca sta entrando in una fase nuova. Progetti sono già in corso in varie parti del mondo.
L’ultima scoperta, sensazionale, è quella apparsa sulla prestigiosa rivista scientifica Nature che il 20 agosto ha pubblicato on-line lo studio di una équipe dell’Istituto Scripps e della University of California – School of Medicine diretta dal dott. Joel Gottesfeld. Sono stati individuati dei composti che riattivano il gene responsabile della malattia offrendo la speranza di un trattamento efficace per questa patologia devastante.
GoFAR sta finanziando il progetto delle équipes guidate dal prof. Massimo Pandolfo, chef de Service de Neurologie-Hopital Erasme-Université Libre di Bruxelles, e dal prof. Joel Gottesfeld. Tale progetto utilizza le molecole di Joel che, in coltura su linfociti umani, aumentano significativamente la produzione di fratassina correggendo le modificazioni biochimiche indotte dal deficit della proteina e riattivando il gene ‘silente’.
La speranza di bloccare la malattia o addirittura di farla regredire potrebbe diventare una certezza.

Siti di riferimento sono

www.fagofar.org

www.atassiadifriedreich.it

>ricevo e pubblico il comunicato che segue.
Ma approfitto per ricordare il ‘duro’ (uso un dolce eufemismo) rapporto dell’Italia con la Sardegna, caduta, ahimé, nelle sue avide spire un paio di secoli fa.

Ebbene, da circa duecento anni l’Italia ha agito come la Turchia con i Curdi o la Russia con i Ceceni. La sanguinosa colonizzazione è arrivata con due leggi pesanti: divieto delle lingue (abolita solo recentemente su pressione della Comunità Europea) e creazione della proprietà privata delle terre per originare una borghesia agraria che reggesse il sistema.
E sempre repressione, carceri, basi militari… pensate che a Nuoro c’è una divisa ogni otto abitanti. Infine il turismo… “quel turismo” che è riuscito persino a cambiare la toponomastica dei luoghi. La storia è lunga e costellata di morti e di ingiustizia.
La colpa dei sardi? essere sardi in un isolamento intellettuale e politico che viene indiscriminatamente da tutte le componenti, da destra a sinistra.
Normalmente gli intellettuali, gli artisti, tutti coloro che dovrebbero avere una relazione immediata ed abituale con le questioni etiche, in Italia come in Sardegna tacciono infastiditi o ne sorridono con sufficienza, portando la responsabilità colpevole di una complicità con i sistemi repressivi. La criminalizzazione di un popolo, la sua espropriazione culturale e materiale, è un percorso tipico di ogni colonizzazione. Cercare di resistere, soprattutto culturalmente, è un crimine. Questo, a mio parere, appare il caso dei dieci arrestati in base ad un TEOREMA di cui finora non si conoscono elementi concreti. Chiediamo di saperne di più.

ECCO IL COMUNICATO

11 luglio, Sassari trema. Alle cinque del mattino gli elicotteri della polizia prendono d’assalto la città, decine di uomini delle forze dell’ordine in tenuta anti-sommossa fanno irruzione a casa di 55 militanti dell’organizzazione “a Manca pro s’Indipendentzia”. Il bilancio dell’operazione “Arcadia” è di dieci arresti: Emanuela Sanna, Pier Franco Devias, Marco Delussu, Marco Peltz, Salvatore Secchi, Roberto Loi, Bruno Bellomonte, Stefania Bonu, Alessandro Sconamila e Massimiliano Nappi. Accusati di associazione sovversiva con finalità di terrorismo. Tutti appartenenti secondo gli inquirenti a due formazioni terroristiche: Npc (Nuclei proletari per il comunismo) e Oir (Organizatzione indipendentista rivolutzionaria). Gruppi armati, secondo l’inchiesta, che si sarebbero resi responsabili, negli ultimi quattro anni, di almeno trenta fra attentati dinamitardi e azioni dimostrative. Passa un mese, passano due mesi, Bruno Bellomonte viene scarcerato perché la macchina delle intercettazioni s’inceppa. Bellomonte, al tempo di un’intercettazione effettuata a Sassari, si trovava in Tunisia. Mentre per Massimiliano Nappi, Stefania Bonu e Alessandro Sconamila, il Tribunale del riesame decide di tradurre la carcerazione preventiva in arresti domiciliari. Chi conosce i ragazzi di “a Manca” trova davvero improbabile l’ipotesi del pm De Angelis, che vedrebbe nei militanti dell’organizzazione dei pericolosi criminali che hanno attentato all’incolumità delle persone in varie occasioni.

Naturalmente la giustizia deve fare il suo corso e riponiamo nelle istituzioni fiducia perché la verità prevalga. Ma chiediamo anche che l’inchiesta sia veloce e si arrivi presto al processo, come del resto dovrebbe essere in tutti i casi nei quali ci sono detenzioni preventive, tanto più che le accuse risalgono a fatti accaduti oltre 18 mesi fa. Non esiste certo la possibilità di inquinamento delle prove. Né il pericolo di reiterazione del reato. Anche il trasferimento improvviso (del 23 ottobre) di Salvatore Sechi dal carcere cagliaritano del Buoncammino a quello di massima sicurezza di Parma appare poco comprensibile per il momento in cui avviene.

CHIEDIAMO DUNQUE CHE SU QUESTA INCHIESTA NON CALI IL SILENZIO.

sito del comitato 11 luglio

per sottoscrivere o dare solidarietà