sta per cominciare la terza edizione del
cinema nelle terre di confine
diretto da Antonello Carboni
la resistenza è un'arte
Niente. Nessun segnale. Neanche un soldo.
Cari amici, ho aspettato a ringraziarvi della vostra presenza solidale in attesa di segnali più concreti.
Ed ora sono arrivati: segnali di silenzio. Che nei codici comunicativi della politica, soprattutto in Sardegna, sono segnali di alterigia e disprezzo.
Per il nostro progetto? Non credo. Neppure lo conoscono… potrei sbagliarmi, ma sono convinto che non l’abbiano mai guardato.
Qualcosa di personale? Molto difficile. A scanso di malintesi involontari, non ho dati per pensarlo. Chi, come noi, procede alla luce del sole, normalmente non si aspetta di avere nemici.
Segnale politico? Impossibile: un’idea basata sul riscatto di una zona interna con progetti artistici e culturali non può essere politicamente sbagliata. Per nessuno che dica di governare.
Comunque, ciò che abbiamo ottenuto è silenzio… Nessuna risposta… Nulla…
Un silenzio accidioso? inerte? Non più… no: è ormai diventato astioso e punitivo. Perché?
Un detto popolare indicherebbe chiaramente la direzione in cui rivolgere lo sguardo: “addaghi l’iscumbatas cun su giagu bi ‘essit soru meda e casu pagu“ (quando finalmente tenti di quagliare, viene fuori molto siero e poco formaggio)…
Dunque, per non lasciarmi trasportare da sfumature devianti, ne deduco che: avendo provato a quagliare da ben quattro anni e vedendo che si ottiene poca sostanza, mentre sempre più si evidenzia la figura decisionale del Presidente Renato Soru, provo ad indirizzargli il seguente messaggio.
Egregio Presidente,
visti i risultati negativi del nostro rapporto con le Istituzioni da Lei rappresentate, tento con questo autodafé di analizzare le mie mancanze, le chiedo anticipatamente scusa, spero vivamente di essere da Lei perdonato.
Forse ho mancato geograficamente.
Ma la distanza non può essere un parametro… Marcello abita a pochissima distanza da casa mia, eppure fa il progetto di Gavoi… e, per essere precisi, in linea d’aria io sono più vicino di lui alla Sardegna di almeno tre o quattrocento metri. Mi favoriscono anche i sensi unici: ci metto un po’ meno ad arrivare in aeroporto. Non parliamo poi di Paolo: lui abita addirittura un quartiere più in là. Se ragionassimo così, dovrebbe organizzare Berchidda in Veneto. E poi, nonostante una Entità Perversa cerchi di impedirmelo (ma prima o poi scopriremo chi è…), io sto ostinatamente cercando di tornarmene in Sardegna.
Allora ho mancato socialmente.
Ma anche qui la colpa non è mia: ho la consapevolezza di non essere adatto per stare a corte. La colpa è di mia madre, che mi ha condizionato fin dalla nascita dicendomi:“Ricordati: noi non dobbiamo niente a nessuno. Tutto quello che vedi qui viene dal lavoro di tuo padre“.
E come può crescere un bambino allevato in maniera così distorta? Se poi si aggiunge che vengo dalla cultura dell’interno, pastori… gente senza padroni che, almeno ai miei tempi, non chinava mai la testa… Non mi si può imputare le colpe di una società così fatta… Sarebbe come rimproverare ad un viado brasiliano di essere cresciuto per strada. Che colpa ne ha? Io sono nato lì. Fra i duri sardi dell’interno. Ormai è troppo tardi per porvi rimedio. Mi perdoni… Ho anche provato a correggermi, ma senza riuscire.
Le racconto un episodio chiarificatore.
Una quindicina d’anni fa la mia agente, agendo (per questo si chiamano agenti) sui miei sensi di colpa, mi convinse che un poeta deve frequentare i salotti, stare con la gente che conta. Se non lo fa, non esiste, e la poesia ci perde. Io, sebbene scettico, dubbioso, titubante… ma volonterosamente spinto dal senso del dovere… accettai un invito.
Una bellissima villa sui colli, salone con caminetto centrale aperto su due lati (le passo un’idea d’arredamento). Un pranzo pantagruelico: già agli aperitivi ero satollo. Se aggiunge il fatto che da trent’anni non pranzo più se non per dovere di cortesia… può immaginare in quali condizioni mi trovavo. Stordito dai fumi dell’alcool (almeno dieci assaggi di vini diversi) e devastato dall’assalto spietato dei succhi gastrici, dopo le innumerevoli portate cominciai a sentire la palpebra pesante. Ebbene: un qualche Lucifero aveva predisposto proprio dietro le mie spalle la sedia a dondolo padronale. Un trono enorme, ottocentesco, davanti al camino scoppiettante. Vi caddi quasi privo di sensi e dormii profondamente per almeno tre ore disattendendo completamente le aspettative dei numerosi ospiti che avrebbero voluto un poeta attivo, compiacente, divertente, à la page, all’altezza della situazione. Ma, come lei certamente sa, per definizione carmina non dant panem. E se il poeta non è allenato al pane, s’immagini al companatico! Il disastro era completo: spero almeno di non aver russato.
A mia discolpa devo dire che i cortesi ospiti non facevano niente per tenermi sveglio. Un dato ormai verificato è che la noia e la banalità pervadono i consessi di chi, troppo preso ad accumulare danaro e potere, non ha avuto tempo per coltivare lo spirito. Non bisogna fargliene una colpa, ma – par condicio – chiedo che non venga nemmeno fatta una colpa a chi, come me, a corte si annoia. Ci ho provato: non ci riesco. L’agente mi mollò quel pomeriggio stesso senza nemmeno salutarmi. Da allora, per non ripetere la brutta figura, evito tutte le corti e frequento solo persone che intellettualmente riescono a tenermi sveglio.
Presidente, mi appello alla sua comprensione: gli Asunesi non devono pagare per me, non hanno peccato. Non sanno nemmeno di questa lettera. Punisca solo me: decida come devo comportarmi per sanare il mio deficit di adattabilità sociale e proverò a farlo. Ho tanta buona volontà.
Poi, se Le rimarrà tempo, umilmente Le parlerò anche di progetti… Scusi ancora se ingenuamente ho avuto la presunzione di pensare che, come lasciava intuire il suo programma elettorale (da me apertamente sostenuto), finalmente si potesse partire dalla dignità delle idee….
Non so proprio stare a corte.
Prima di congedarmi, le chiedo un segnale di magnanimità, ne ho davvero un urgente bisogno:
sto per andare a San Francisco, invitato ufficialmente dal Sindaco Gavin Newsom. Sarò la Sardegna nel Festival Internazionale di quella Capitale mondiale della poesia. Senza il Suo benevolo sguardo su di me, mi sento inadatto… Già da molti anni rappresento immeritatamente la Sardegna in contesti internazionali. Ormai ho paura di essere sfuggito al Suo paterno controllo. Mi sento solo… La prego, mi aiuti a riprendere coscienza della realtà: mi affianchi qualcuno di Sua fiducia, magari proprio chi abitualmente Le riferisce del PROGETTO ASUNI… quella mente illuminata mi insegnerà a comportarmi nel consesso degli umani.
Se non lo farà, mi avrà sulla coscienza.
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agli amministratori, al pubblico
quarto anno: la sussistenza
Siamo al quarto anno: quello della transizione. Dopo tanta attività, proposte progettuali, presenze artistiche rilevanti… dopo tanto dispendio di energia produttiva, ancora non abbiamo la certezza di poter proseguire: non siamo entrati nel piano dei finanziamenti regionali, sussistiamo in maniera precaria, non ci è dato di progettare con tempi che rispettino la coerenza di un programma e la lungimiranza di uno sguardo non occasionale.
Eppure finora, grazie all’investimento professionale della direzione, agli sforzi esemplari dei volontari e delle Associazioni, a un impegno davvero grande dell’Amministrazione Comunale (che, ricordiamo, ha destinato il paese di Asuni alla produzione di cultura) ce l’avevamo fatta. Il primo anno l’idea guida era quella della migranza, il secondo della appartenenza, il terzo della memoria.
Quest’anno il tema portante sarebbe stato il confronto fra cultura metropolitana e rurale, le nuove tribalità urbane e quelle tradizionali, la relazione ideale fra le due periferie: quella dei grandi centri e quella geograficamente decentrata.
Ma abbiamo dovuto rinunciare all’idea prevista.
Ancora una volta non sono arrivati finanziamenti. Poeti e scrittori, artisti visivi con progetti specifici, musicisti, performers, attori, laboratori… niente di tutto ciò è stato visto o valutato di livello adeguato dagli operatori pubblici della cultura.
Questo non ci offende – non si installa artificiosamente uno sguardo in chi non lo coltiva – ci lascia soltanto una profonda amarezza che viene dal riconoscere un’assenza di attenzione, una superficialità da parte di chi dovrebbe rapportarsi con la sostanza delle idee, mentre sconfortevolmente ancora non è capace di distinguere un progetto da una kermesse, un pensiero da un atto che non ha altro valore che quello di attingere in maniera puramente tecnica alle agende dei promoters di spettacolo.
Due anni fa, per il convegno di Ghilarza, facemmo arrivare una lettera al Presidente Soru chiedendogli di riflettere sulla questione, di voler differenziare lo spettacolo dalla cultura, di saper riconoscere i progetti… Un’idea che probabilmente gli apparteneva, o da cui attinse immediatamente senza citare la fonte, dato che aprì il convegno sulla cultura esprimendo il medesimo concetto. Ebbene: da allora niente è cambiato.
Intanto noi procediamo nella sostanza tralasciando, forse troppo colpevolmente, di coltivare amicizie politiche che ci possano rendere il cammino più agevole. Ma il nostro stile è quello di pretendere un confronto aperto sui progetti e non rinunceremo ad imporre questo paradigma fondamentale. Siamo certi della nostra differenza, della qualità delle idee. Riconsegnamo il problema della capacità di uno sguardo sull’intelligenza a chi istituzionalmente dovrebbe assumerne l’incarico: sta a loro essere capaci di vedere, non a noi di pietire finanziamenti che crediamo dovuti.
Quest’anno aprirà LOGOS (luoghi, pensiero… il pensiero dei luoghi), un Centro residenziale di produzione artistica e progettazione culturale. Un ulteriore passo nell’affermazione di dignità di un villaggio dell’interno che decide di produrre cultura. E qui ripetiamo lo slogan che ci ha condotti finora e che qualifica l’etica di un progetto-guida (non siamo noi a definirlo così) in un rapporto reale ed equilibrato col territorio secondo un modello di sviluppo sostenibile per conservare dignità, coscienza etica e tensione partecipativa nei suoi abitanti.
LOGOS produrrà e distribuirà le sue produzioni (musica, arti visive, letteratura) di livello internazionale. Un corso di formazione farà crescere competenze e professionalità gestionali in alcuni giovani della zona. Rinviamo le informazioni a fra poco, quando il discorso si farà concreto.
Intanto il Progetto Asuni resiste, Asuni FilmFestival è alla terza edizione ed i cantieri procedono: nuovi servizi, il recupero delle strutture abitative e di accoglienza – la miracolosa nascita di 120 posti letto in un paese di 397 residenti – fanno sperare e producono nuovo coraggio. La rete dei rapporti con la zona si estende come avevamo annunciato: cominciamo a pensare di poter offrire servizi al territorio.
Caro pubblico di Asuni, siete cresciuti con noi, ci avete sostenuto, gli artisti che abbiamo ospitato in questi tre anni sono ripartiti commossi dall’accoglienza e toccati da un ascolto preparato e profondo che ormai ha raggiunto livelli di eccellenza. Quest’anno vi chiediamo di comprendere: senza finanziamenti non si può programmare e noi vi abbiamo abituati ad un’offerta culturale attenta, non casuale. È troppo tardi per attuare il progetto di arti visive, tante altre cose mancheranno, soprattutto la coerenza che ci ha sempre distinti. L’unico punto su cui non arretreremo è la qualità delle proposte. Ma sappiate che è un anno di passaggio, dimostrativo, non programmato, di sussistenza appunto. Se arriverà un tardivo finanziamento, faremo festa insieme, come sempre, alle Domus de Janas, nelle lollas, all’anfiteatro.
Con la speranza che la Sardegna riesca a decolonizzarsi ed a produrre pensiero dell’arte e della cultura in modo non subordinato.
sperando di riabbracciarvi anche quest’anno
la popolazione di Asuni
Sandro Sarai, il sindaco
Alberto Masala, il direttore artistico
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i siti che hanno ripreso la lettera – li ringraziamo moltissimo
l’altra voce (Francesca Falchi)
auroratomica (Francesca Falchi)
Michela Murgia
Sorelle d’Italia (Michela Murgia)
Smemoranda.it (Antonio Incorvaia)
Oristanesi.it (Marco Piras)
nakkiolo (Matteo Miavaldi)
emigrati sardi
su barralliccu
spettacolo sardegna
CUEC (Mario Argiolas)
Patrizia Caffiero
agli altri non presenti in questa lista, che non abbiamo individuato o non ci sono stati segnalati, chiediamo scusa
Programma
LUNEDI’ 9 Luglio – L’opposizione planetaria alle basi della guerra
Coordina Walter Falgio, giornalista
Ore 16,00 Presentazione del Convegno
Ore 16,15 Le lotte della Sardegna
Ore 16, 30 Interventi di:
– Nilda Medina (Vieques-Portorico)
– Mauro Bulgarelli Senatore
– Anabel Estrella (Ecuador)
– Luigi Malabarba, ex senatore Sinistra critica, già segretario della Commissione del Senato sull’uranio impoverito.
– Wanda Colòn Cortes (Portorico)
Ore 19,00 Dibattito
Ore 20,30 Chiusura lavori
Ore 21,00 – Teatro, proiezione documentari/film
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Martedì 10 Luglio
Mattina – Strumenti, metodi e iter percorribili
Coordina Francesco Bachis
Ore 9- 9,20 – Lo strumento giuridico
Carlo Dore avvocato del pool giuridico del referendum sulla base Usa di La Maddalena
9, 20 –9,35 – Strumenti istituzionali
Salvatore Sanna (componente del CoMiPa 1976/2000)-
9,35 – 9,55 – Strumenti scientifici
9,55–10,15 Valerio Gennaro epidemiologo, consulente della Commissione Senato sul DU
10,25 -10,35 Pausa
10, 35 – 11,05 Herbert Docena (Filippine)
11, 05 – 11,35 Corazon Valdez (Filippine)
Ore 12 Dibattito
Ore 13,30 Chiusura lavori
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Martedì 10 Luglio
Pomeriggio – L’opposizione dal basso: strumenti e metodi
15,30 – 16,30 Wanda Colòn Cortes e Nilda Medina: l’azione diretta nella lotta contro la US Navy
16,30 –18,30 Interventi/tavola rotonda delle organizzazioni impegnate per la smilitarizzazione dei territori
18,30 – 20,30 Tavoli di lavoro tematici: informazione, costruzione reti, sovranità negata, impatto ambientale, sanitario, economico, G8 a La Maddalena, altri temi proposti dai partecipanti
21,00 Chiusura lavori
21, 30 – Teatro e concerto
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Mercoledì 11 Luglio
9,00-9,20 Mauro Cristaldi Comitato scienziate/i contro la guerra
9,20 – 11,00 Relazione dei lavori dei tavoli tematici, proposte operative
11-12 Dibattito
12,30 Conclusioni
13,00 Chiusura lavori
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Informazioni: Comitato Sardo Gettiamo le Basi – 070 823498 – 338 6132753
Organizzano: Comitato sardo Gettiamo le Basi, Don Chisciotte, Rete Nuovo Municipio di Quartu, Città di AR associazione culturale, Libreria Odradek (Sassari), Cagliari Social Forum
Contributo per la partecipazione: Euro 20,00
Per motivi organizzativi preghiamo di provvedere alla PREISCRIZIONE (sms 3386132753)
Cagliari, martedì e venerdì presso la sede del Cagliari Social Forum, via Lanusei.
Sassari, libreria Odradek via Torre Tonda 42 tel. 079 232189.
Pochi giorni dopo un altro post quando un paio di quei cretini caddero mettendo a rischio la loro vita e quella altrui.
Adesso ci risiamo! Politici mentitori su tutto (Afghanistan, uranio impoverito, basi militari), e per di più qualcuno eletto in Sardegna (sic), che autorizzano ancora degli irresponsabili in divisa a giocare alla guerra.
Per fortuna qualcun altro in Parlamento tenta di opporsi. Ce la farà? Sì, se avrà il nostro sostegno. Pubblico questa INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA ringraziando i due Senatori che l’hanno presentata. In attesa della risposta, cominciamo a chiedere le dimissioni di Parisi, affettuoso complice dell’arroganza dei militari.
concentramento alla stazione di Decimomannu
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Senatore Giannini – Senatore Martone
Al Ministro della Difesa
Premesso che:
il 7 maggio è iniziata in Sardegna la manifestazione ‘SPRING FLAG 2007’, la principale esercitazione aerea in Italia che si concluderà il prossimo 25 maggio;
all’esercitazione parteciperanno velivoli, mezzi e personale dell’Aeronautica Militare, dell’Esercito Italiano, della Marina Militare, nonché unità della NATO, della Germania, della Gran Bretagna, degli Stati Uniti, della Turchia e dell’Ungheria;
questa manifestazione è stata più volte criticata dai cittadini sardi, costretti a subire l’inquinamento acustico ed i rischi della circolazione continua dei velivoli nei loro cieli;
tra i velivoli che solcheranno il cielo sardo ci sarà anche l’AMX, aereo divenuto famoso per un incidente avvenuto nell’ottobre 2001 quando si schiantò nelle campagne sarde destando molta preoccupazione per le bombe che lo stesso trasportava;
la Sardegna è un territorio che da anni lamenta l’invasività della presenza militare sul territorio e la sua pericolosità, che si è potuta riscontrare anche attraverso i numerosi incidenti avvenuti, l’ ultimo dei quali, nel maggio 2006, proprio durante la precedente edizione di “Spring Flag”, quando due F16 partiti da Decimo si sono scontrati durante un’esercitazione e sono caduti in mare a Costa Rei;
considerato che:
il sottosegretario Casula, rispondendo all’interrogazione 3-00014 del Sen. Martone ha ammesso che “lo svolgimento di tali attività possa comportare ripercussioni sul contesto territoriale e sotto diversi aspetti”;
Si chiede di sapere:
quali sono i costi di gestione di questa esercitazione e come sono suddivisi tra gli stati partecipanti;
come sono utilizzati gli eventuali introiti che il Ministero della Difesa ricava dalla manifestazione;
se il Ministro non ritenga opportuno intervenire affinché il territorio sardo non venga investito nelle prossime “Spring Flag”.
Roma 17/05/2007
GIOVEDI’ 8 FEBBRAIO
VAG61 – Officina dei media indipendenti
Via Paolo Fabbri 110 Bologna
Dalle ore 18:QUALE LIBERTA’ DI PENSIERO?
Martedì 11 Luglio 2006, 54 persone dell’Organizzazione sarda “A manca pro s’indipendentzia” furono svegliate all’alba, perquisite, inquisite e imputate per associazione sovversiva, nell’ambito di quella che venne denominata “operazione Arcadia”.
Per 10 di queste persone vi fu anche l’arresto ed il trasferimento nel carcere di Buoncammino. Dalla notte alla mattina queste persone vennero “messe al bando” e marchiate dalla Stato italiano come “terroristi”.
Decine di persone che da anni lottano a viso aperto nei luoghi di lavoro, nelle scuole, fra i disoccupati, per difendere la lingua e la cultura sarda, per lottare contro le basi che devastano la Sardegna, contro la guerra, accusate sulla base di intercettazioni telefoniche frammentarie e senza alcuna prova concreta.
Ad oggi 3 di queste persone sono ancora in carcere mentre le altre sono state colpite da misure cautelari di vario genere.
Questo caso è paradigmatico della progressiva limitazione della libertà di pensiero e di espressione in vigore in Italia, avvallata dal persistere di leggi speciali come la Reale-Cossiga e dall’introduzione del “pacchetto Pisanu” antiterrorismo.
Ore 18 discussione aperta con:
– Rappresentanti del “Comitato 11 Luglio – Contro la repressione”
– Alberto Masala (Poeta – Scrittore)
– Un rappresentante della “Campagna contro la legge 270 ed i reati associativi”
A seguire aperitivo sociale!
Ore 21 Cena popolare di finanziamento per il “Comitato 11 luglio – Contro la repressione”
A seguire letture e musica dal vivo!
VAG61 – Officina dei media indipendenti – via Paolo Fabbri 110 Bologna
rieccoli!
nel momento in cui si discute di liberare la Sardegna dalle servitù militari, nel momento in cui si crea un PACIFICO movimento d’opinione, eccoli di nuovo!
Due quasi-bombe a due quasi-ministri la cui azione, da questo momento in poi, verrà santificata. Come è successo da sempre quando si vuol far passare un’opzione più repressiva (se in Sardegna più di così fosse possibile…), un’ipotesi santificata dall’emergenza…
Dunque, eliminate subito dal sospetto le vittime (pur non credendo nella loro politica, davvero credo nella loro buona fede), chi rimane?
Da miscredente, ateo e pacifista, da sempre sostengo che il miglior sistema per rafforzare la FEDE sia quello di creare un contro/altare che si presti al gioco. La Chiesa Romana crea il demonio, lo Stato Romano crea il demone del terrorismo.
Allora i casi sono due:
1 – i terroristi esistono, e fanno spudoratamente il gioco della repressione con un’utilissima e fondamentale azione di ‘riscaldamento’ del clima. In questo caso sono solo degli imbecilli – utili e ben utilizzabili – che, se non in malafede perché stipendiati dal potere (il passato ci ha fornito luminosi esempi), sono certo carenti dal punto di vista umano ed intellettivo. E sono più ‘amici’ dell’altra parte che nostri.
2 – i terroristi non esistono, sono inventati dai servizi, e allora bisogna cercare lì, come sempre. Ma chi può indagare? i servizi stessi? Non fateci ridere: come per la stazione di Bologna, l’Italicus, Ustica, Gladio, la P2, solo per citarne alcuni…
In ogni caso non siamo ancora del tutto rincretiniti… lasciateci almeno il sospetto: tutto è sempre così perfetto e funzionale… al punto ed al momento giusto.
L’antica saggezza della nostra gente ci ha trasmesso un atteggiamento che consiglio sempre a tutti quelli che, senza porsi troppe domande come la maggior parte dei giornalisti, assimilano immediatamente le analisi e le versioni ‘ufficiali’ dei fatti:
Chi ci guadagna?
Tutti coloro che voglio conservare lo ‘status quo’, lo stato delle cose. Chi vuole una Sardegna militare, sottomessa e rassegnata, turistica quel che basta per alimentare il bisogno di ‘selvaggio’ degli zombies costieri. Mentre in Quirra si pensa di potenziare il ‘supermarket’ delle armi ed a Teulada appare lo spettro di un ‘passo indietro’ sulla liberazione dell’area.
Chi ci rimette?
La Sardegna ed i Sardi… gli arrestati dell’11 luglio a cui spero arriverà giustizia e risarcimento… gli abitanti delle zone ‘occupate’… le inchieste sull’uranio impoverito… sui tumori… un’ipotesi di contrattazione differente con uno Stato oppressivo ed arrogante. Ci rimettiamo tutti noi: i divergenti, i non-omologati, i pacifisti, le persone che attivano il cervello e lo spirito.
Queste bombe, per fortuna senza vittime, hanno solo un aspetto positivo: ancora una volta ci costringono a pensare… e dunque, da spiriti liberi, anche a dubitare…
Auguro in tutti i casi, a chiunque le abbia confezionate, ki ancu sas manos si lis sikken’ ke-a su Milesu, ki contaiat s’arantzu cun su pé. (Traduzione: Che gli si possano seccare le mani come al Milese, che contava le arance con i piedi – ovvero… come a quel signore di Milis che al mio paese vendeva arance, ma non aveva le mani e le contava con i piedi).
E speriamo che funzioni, così scopriamo chi è stato.
Alberto Masala
p.s.
a proposito, un giorno dopo aggiungo l’intervista di Giorgio Pisano dell’Unione Sarda con Erricu Madau, portavoce di A manca pro s’indipendentzia.
Irbarriatikéla (download) – comitato 11 luglio
>
Il Comitato 11 Luglio costituito dopo gli arresti dei dieci militanti di a Manca pro s’Indipendentzia, a seguito del divieto imposto ad uno dei reclusi di tenere in cella la bandiera dei quattro mori si domanda:
Essa è il simbolo del popolo sardo e della nostra terra in questo caso viene invece considerato alla stregua di un simbolo eversivo!
Il comitato intende sensibilizzare tutti proponendo di esporre la bandiera dei quattro mori fuori dalle finestre in segno di solidarietà e per manifestare pubblicamente l’orgoglio per la propria appartenenza
Per adesioni contattare il seguente numero: 3497817180
11 Novembre 2006 Casteddu: Manifestazione!
26 Ottobre, e 9 Novembre 2006, dalle 18 alle 20, Sassari: Il Comitato 11 Luglio sarà presente in p.zza Castello con un banchetto informativo e di sensibilizzazione sulla incostituzionalità della legislazione vigente in materia di reati associativi e di pensiero, art. 270 e seguenti.
info: comitato 11 luglio
>ricevo e pubblico il comunicato che segue.
Ma approfitto per ricordare il ‘duro’ (uso un dolce eufemismo) rapporto dell’Italia con la Sardegna, caduta, ahimé, nelle sue avide spire un paio di secoli fa.
Ebbene, da circa duecento anni l’Italia ha agito come la Turchia con i Curdi o la Russia con i Ceceni. La sanguinosa colonizzazione è arrivata con due leggi pesanti: divieto delle lingue (abolita solo recentemente su pressione della Comunità Europea) e creazione della proprietà privata delle terre per originare una borghesia agraria che reggesse il sistema.
E sempre repressione, carceri, basi militari… pensate che a Nuoro c’è una divisa ogni otto abitanti. Infine il turismo… “quel turismo” che è riuscito persino a cambiare la toponomastica dei luoghi. La storia è lunga e costellata di morti e di ingiustizia.
La colpa dei sardi? essere sardi in un isolamento intellettuale e politico che viene indiscriminatamente da tutte le componenti, da destra a sinistra.
Normalmente gli intellettuali, gli artisti, tutti coloro che dovrebbero avere una relazione immediata ed abituale con le questioni etiche, in Italia come in Sardegna tacciono infastiditi o ne sorridono con sufficienza, portando la responsabilità colpevole di una complicità con i sistemi repressivi. La criminalizzazione di un popolo, la sua espropriazione culturale e materiale, è un percorso tipico di ogni colonizzazione. Cercare di resistere, soprattutto culturalmente, è un crimine. Questo, a mio parere, appare il caso dei dieci arrestati in base ad un TEOREMA di cui finora non si conoscono elementi concreti. Chiediamo di saperne di più.
ECCO IL COMUNICATO
11 luglio, Sassari trema. Alle cinque del mattino gli elicotteri della polizia prendono d’assalto la città, decine di uomini delle forze dell’ordine in tenuta anti-sommossa fanno irruzione a casa di 55 militanti dell’organizzazione “a Manca pro s’Indipendentzia”. Il bilancio dell’operazione “Arcadia” è di dieci arresti: Emanuela Sanna, Pier Franco Devias, Marco Delussu, Marco Peltz, Salvatore Secchi, Roberto Loi, Bruno Bellomonte, Stefania Bonu, Alessandro Sconamila e Massimiliano Nappi. Accusati di associazione sovversiva con finalità di terrorismo. Tutti appartenenti secondo gli inquirenti a due formazioni terroristiche: Npc (Nuclei proletari per il comunismo) e Oir (Organizatzione indipendentista rivolutzionaria). Gruppi armati, secondo l’inchiesta, che si sarebbero resi responsabili, negli ultimi quattro anni, di almeno trenta fra attentati dinamitardi e azioni dimostrative. Passa un mese, passano due mesi, Bruno Bellomonte viene scarcerato perché la macchina delle intercettazioni s’inceppa. Bellomonte, al tempo di un’intercettazione effettuata a Sassari, si trovava in Tunisia. Mentre per Massimiliano Nappi, Stefania Bonu e Alessandro Sconamila, il Tribunale del riesame decide di tradurre la carcerazione preventiva in arresti domiciliari. Chi conosce i ragazzi di “a Manca” trova davvero improbabile l’ipotesi del pm De Angelis, che vedrebbe nei militanti dell’organizzazione dei pericolosi criminali che hanno attentato all’incolumità delle persone in varie occasioni.
Naturalmente la giustizia deve fare il suo corso e riponiamo nelle istituzioni fiducia perché la verità prevalga. Ma chiediamo anche che l’inchiesta sia veloce e si arrivi presto al processo, come del resto dovrebbe essere in tutti i casi nei quali ci sono detenzioni preventive, tanto più che le accuse risalgono a fatti accaduti oltre 18 mesi fa. Non esiste certo la possibilità di inquinamento delle prove. Né il pericolo di reiterazione del reato. Anche il trasferimento improvviso (del 23 ottobre) di Salvatore Sechi dal carcere cagliaritano del Buoncammino a quello di massima sicurezza di Parma appare poco comprensibile per il momento in cui avviene.
CHIEDIAMO DUNQUE CHE SU QUESTA INCHIESTA NON CALI IL SILENZIO.