I golpisti del Sahel e il loro piano genocida

di Walet Ekadey (traduzione italiana Alberto Masala)
lunedì 12 agosto 2024

I miei cari amici Hawad e Hélène Claudot-Hawad mi hanno spedito un articolo che ho subito tradotto. Spero che venga diffuso e che il mondo Occidentale si renda conto di che disastri sta combinando in Africa. Sterminio e genocidio dei popoli nomadi del deserto. E intorno il silenzio complice del mondo.
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Equiparando ai «terroristi» i movimenti indipendentisti dell’Azawad che lottano da decenni per il riconoscimento dei diritti umani, sociali, economici e politici del loro popolo, la giunta maliana ha riavviato una guerra coloniale, atroce e asimmetrica, condotta dall’esercito principalmente contro i civili indifesi. Intanto prosperano i gruppi jihadisti (Stato Islamico e JNIM affiliati ad Al-Qaeda), oggi presenti a poche decine di chilometri dalla capitale Bamako, senza che le autorità si mostrino capaci di fermarli.

Vittime civili dell’attacco dei droni a Tin-Blagh (marzo 2024)

Sia in Mali, che in Burkina Faso e in Niger, i golpisti militari che hanno preso il potere e si sono confederati militarmente in seno all’Alleanza degli Stati del Sahel, dimostrano attraverso le loro decisioni e i loro propositi bellicosi in stile coloniale che fanno affidamento solo sulla forza per risolvere i conflitti e per annientare qualsiasi contestazione al loro governo. 
In Mali, le truppe dell’esercito nazionale associate ai mercenari russi Wagner, pagati a caro prezzo dalle casse statali a detrimento della popolazione, hanno instaurato l’arbitrarietà e il terrore nel centro e nel nord del paese, lasciando agli abitanti solo due opzioni: fuggire o morire 1.
Il modus operandi di queste truppe aggressive per creare terrore è simile a quello dei gruppi jihadisti: rapimenti, amputazioni, esecuzioni sommarie, decapitazione, furto di bestiame, distruzione di case, cisterne d’acqua, magazzini, incendi di cibo e pascoli… Queste pratiche sono accresciute da ulteriori crudeltà come l’occultamento di ordigni esplosivi nei cadaveri, la caccia all’uomo inseguito come selvaggina da schiacciare, gli stupri, il cannibalismo filmato in diretta da soldati maliani e burkinabe ubriachi di potere. Cancellando con un colpo di mano l’Accordo di Algeri del 2015 che in Mali aveva messo fine agli scontri con i gruppi indipendentisti, la giunta dimostra innanzitutto la sua immaturità e inesperienza politica, precipitando il paese nella violenza e, ancora una volta, nel pericolo di disgregazione.

Va detto che fin dalla loro istituzione le tre giunte hanno lavorato per costruire una vera e propria cupola di silenzio attorno alle loro azioni: arresto di giornalisti, messa al bando di partiti politici, soppressione di associazioni per i diritti umani, sradicamento di ogni voce critica, reclusione o sparizione forzata degli oppositori, espulsione degli osservatori esterni.
In che misura la ricetta del silenzio imposta dai golpe saheliani agli avvenimenti più recenti riuscirà ad anestetizzare l’arena nazionale e internazionale? Fino a che punto le potenze internazionali che pretendono di difendere i diritti umani – ma sperano di reintrodursi sulla scena sahariana da cui sono state espulse per l’iniquità dei loro rapporti con questi nuovi Stati da loro stessi creati dal nulla – taceranno di fronte agli abusi di questi regimi militari che da quasi 9 mesi massacrano le popolazioni del nord per annettere le loro terre ricche di minerali, merce di scambio con le milizie russe che ne proteggono il potere? 

Uno dei 27 civili giustiziati dai FAMA e Wagner il 19 dicembre nell’Azawad

Ecco alcuni di questi silenzi urlanti sulle più recenti offensive condotte dai militari saheliani contro gli abitanti delle regioni del nord 2. Nel maggio 2024, quando le Forze armate del Burkina Faso hanno giustiziato nella totale impunità centinaia Ie civili nella zona di Dori 3, l’ONU non ha detto niente, la CEDEAO non ha detto niente, gli Stati vicini non hanno detto niente, la Francia non ha detto niente, gli USA non hanno detto niente, nessuno ha detto niente.

Uno dei 27 civili giustiziati dai FAMA e Wagner il 19 dicembre nell’Azawad

Quando il 28 maggio 2024, le Forze di Difesa e Sicurezza del Niger hanno compiuto l’esecuzione sommaria di 10 civili (9 Tuareg e 1 Peul) a Torodi, nella regione di Tillabéri, l’ONU non ha detto niente, la CEDEAO non ha detto niente, gli Stati vicini non hanno detto niente, la Francia non ha detto niente, gli USA non hanno detto niente, nessuno ha detto niente. Nessuno tranne Alhassane Intinicar, presidente del Partito nigerino per la Pace e lo Sviluppo, che si è recato dai parenti delle vittime per raccogliere le loro testimonianze. È stato arrestato pochi giorni dopo e condannato a Niamey il 9 luglio a un anno di prigione per «criminalità informatica» e «diffusione di dati che potrebbero disturbare l’ordine pubblico e minare la dignità umana».

Quando a fine giugno 2024, le Forze armate maliane e i loro sostituti russi della milizia Wagner hanno massacrato intorno ad Abeïbara, nella regione di Kidal, circa 70 Tuareg, per lo più civili 4, l’ONU non ha detto niente, la CEDEAO non ha detto niente, gli Stati vicini non hanno detto niente, la Francia non ha detto niente, gli USA non hanno detto niente, nessuno ha detto niente.

Quando, il 20 luglio 2024, le Forze armate maliane e i loro sostituti russi della milizia Wagner hanno hanno continuato le loro sanguinose atrocità contro i civili a Tin Zaouaten uccidendo a bruciapelo Intisniyaken ag Hamady, capo della frazione, e altri 7 civili incontrati per strada, l’ONU non ha detto niente, la CEDEAO non ha detto niente, gli Stati vicini non hanno detto niente, la Francia non ha detto niente, gli USA non hanno detto niente, nessuno ha detto niente.

Quando, nel luglio 2024, le Forze armate maliane e i loro sostituti russi della milizia Wagner hanno giustiziato freddamente, nelle aree di Abeïbera e di Aguelhok, 82 persone (identificate per nome) e decine d’altri resi irriconoscibili perché carbonizzati, l’ONU non ha detto niente, la CEDEAO non ha detto niente, gli Stati vicini non hanno detto niente, la Francia non ha detto niente, gli USA non hanno detto niente, nessuno ha detto niente.

Quando le Forze armate maliane e i loro sostituti russi della milizia Wagner nel nord e nel centro del paese hanno colpito gli accampamenti e i villaggi Tuareg, Arabi e Peul  con i loro droni di fabbricazione turca uccidendo diverse centinaia di persone, in particolare donne e bambini, l’ONU non ha detto niente, la CEDEAO non ha detto niente, gli Stati vicini non hanno detto niente, la Francia non ha detto niente, gli USA non hanno detto niente, nessuno ha detto niente.

Quando dal 25 al 27 luglio, le Forze armate maliane e i loro sostituti russi della milizia Wagner partiti all’assalto di Tin Zaouaten hanno subito una grave sconfitta militare e sono stati messi in rotta da alcune centinaia di combattenti tuareg del CSP-DPA  (Quadro strategico per la difesa del popolo dell’Azawad), il generale Tiani, golpista del vicino Stato del Niger, ha fatto propria la retorica maliana. Ha espresso il suo sgomento e la sua compassione ai leader del Mali e della Russia per «l’attacco terrorista barbaro, codardo e ignobile, da parte di una coalizione di forze terroristiche» il 25 luglio nella zona di Tin Zaouaten (ActuNiger, 31/07/24). La CEDEAO non è da meno; omettendo la presenza dei supplenti russi, essa «condanna fermamente i recenti attacchi contro membri delle forze di difesa e sicurezza maliane a Tin Zaouatine nel nord del paese, che hanno causato numerose vittime tra le forze maliane. La Commissione CEDEAO presenta le sue sincere condoglianze al governo e al popolo della Repubblica del Mali, nonché alle famiglie delle vittime», secondo il comunicato ADS, 7/08/24.

Nemmeno gli animali sono sfuggiti alle pratiche omicide di FAMA e Wagner

La cocente sconfitta dell’esercito maliano e dei suoi mercenari stranieri ha lasciato sul terreno oltre 80 morti russi, più di 45 maliani, circa 30 feriti evacuati e una decina di prigionieri 5. Subito nello spazio mediatico si è scatenata la consueta campagna di denigrazione dei fronti di resistenza tuareg:
1. il CSP sarebbe affiliato agli jihadisti del JNIM (Jamāʿat nuṣrat al-islām wal-muslimīn), propaganda lanciata dal sito di supporto ai mercenari Wagner e ripetuta più volte dalla stampa internazionale. Anche se queste due organizzazioni combattono l’esercito maliano, le loro azioni non sono state coordinate negli eventi di Tin Zaouaten ed è stato dopo lo scontro con il CSP che i mercenari russi e i soldati maliani che fuggivano dal combattimento sono stati attaccati dal JNIM. 
2. il CSP avrebbe beneficiato – si attendono prove tangibili che per ora si limitano a dichiarazioni – di un sostegno degli ucraini sul piano dell’intelligence fino all’idea assurda, per chi conosce il terreno, di istruttori ucraini presenti sul luogo, portando insieme all’Ucraina ad una crisi diplomatica che coinvolge gli altri Stati dell’Africa Occidentale.
3. infine, il CSP avrebbe ricevuto l’aiuto del deserto stesso: terreno morbido che provoca l’insabbiamento, suolo roccioso che frena la velocità, vento di sabbia che gli avrebbe permesso di raccogliere un numero impressionante di combattenti probabilmente usciti da dune immaginarie, introvabili in quel luogo. 

Tali supposizioni, per quanto immaginarie, richiamano l’intensa propaganda dello Stato coloniale e poi degli Stati eredi della colonizzazione, che hanno sempre diffamato le lotte tuareg, cercando di farle passare come guerre sorpassate di etnie, razze, caste, di un mondo passato contro il mondo «moderno», o ancora di gruppi certamente strumentalizzati da potenze internazionali occulte. L’obiettivo resta sempre lo stesso: negare qualsiasi significato politico a questi movimenti di resistenza a lungo termine. L’unica prospettiva delle autorità di fronte alla protesta è stata quella di preferire l’opzione genocida ai colloqui e ai negoziati 6. Una tendenza confermata dall’interesse del ministro della Difesa nigerino, generale Salifou Modi, per il modello di gestione degli uiguri da parte del governo cinese, durante la sua recente visita in Cina nel giugno 2024 7.
Quando il 30 luglio 2024, come rappresaglia per la debacle di Tin Zaouaten, l’esercito maliano, con il supporto delle forze militari alleate del Burkina Faso, ha effettuato un attacco con droni a Tin Zaouaten, ha ucciso solo dei civili (da 6 a decine di vittime secondo le fonti) e costringe i compagni a fuggire col rischio di morire di sete nel deserto. Sono tutti minatori subsahariani originari del Niger, Sudan e Ciad. Su questo fatto le autorità del Mali e del Burkina Faso sono rimaste in silenzio, l’ONU non ha detto niente, la CEDEAO non ha detto niente, gli Stati vicini non hanno detto niente, la Francia non ha detto niente, gli USA non hanno detto niente, nessuno ha detto niente. 

Solo gli abitanti del deserto assediati dalle forze russo-maliane e dai gruppi jihadisti urlano, resistono, piangono. Ma le loro voci restano finora inascoltate.

Saccheggio di negozi da parte dei soldati della FAMA e dei mercenari Wagner
Una donna umiliata dai mercenari a Tin Zawatin

https://www.facebook.com/watch/?v=347153677691346
La notte del 16 marzo 2024 a Amasrakad, nei pressi di Gao, un drone tra i civili ha fatto 8 feriti e 13 morti, sopratutto dei bambini. Communiqué de presse d’Amnesty International

Alcune immagini che mostrano la crudeltà dei FAMA e di Wagner anche nei confronti degli animali

qui l’articolo originale: https://tamazgha.fr/Rayer-de-la-carte-le-monde-pastoral-et-en-particulier-touareg.html
e qui molti importanti reportages: https://www.facebook.com/agmohamed.abdollah.5

  1. https://tamazgha.fr/FUIR-OU-MOURIR.html ↩︎
  2. I fatti citati si riferiscono ai dati documentati in maniera dettagliata dall’Associazione Kel Akal, da Human Rights Watch e da diversi testimoni diretti degli avvenimenti con cui sono in contatto. ↩︎
  3. Vedere il rapporto di Human Rights Watch che documenta l’esecuzione a fine febbraio da parte dell’esercito del Burkina di 223 civili, fra cui 56 bambini ; France 24: https://urlz.fr/rDev ↩︎
  4. David Baché, Mali : una sessantina di corpi ritrovati vicino a Abeibara, nella regione di Kidal, RFI, 5 juillet 2024. ↩︎
  5. Vedere tra gli altri il rapporto del collettivo All eyes on Wagner, https://alleyesonwagner.org/2024/08/02/ordre-de-debandade-en-azawad/ e il bilancio dettagliato fornito dalle CSP da confrontare con le dichiarazioni delle autorità maliane. ↩︎
  6. Vedere per esempio le testimonianze sulla gestione genocida del conflitto nel 1990 dalle autorità maliane, in Touaregs. Voix solitaires sous l’horizon confisqué, Survival International, 1996, https://shs.hal.science/halshs-00293895/document ↩︎
  7. https://mondafrique.com/decryptage/serie-niger-5-5-la-chine-premier-partenaire-strategique/ ↩︎

COVER_STRANOS ELEMENTOSNonostante la mia tenera età, i cari fratellini rappers – #StranosElementos – continuano a chiamarmi nelle loro imprese. Il loro ultimo lavoro è fantastico. E con un bel po’ di contributi fortissimi che elenco più sotto. Il disco si può scaricare interamente gratis a questo link su YouTube. La tematica? Lo dice il titolo stesso: una denuncia della vera Sardegna di oggi, colonizzata, invasa dai militari, inquinata, espropriata. Una Nazione senza diritti… la terra dei tumori e delle bombe. Per saperne di più, un’intervista su NOOTEMPO a questo link.

Oro Incenso e Quirra

Ecco il mio pezzo con la traduzione per chi non capisse il sardo-logudorese. S’intitola “A unu sard’ arressu” ed ho fatto una scommessa con me stesso: calare nel rap metri classici attingendo (e adattando) forme sardo-ispaniche che probabilmente hanno almeno quattro secoli (la struttura è: undhighina cun serrada / sestina retrogada). Ma, in fondo, basta restare sempre nel 4/4…

i contributi al disco sono di:

✘ Acero Moretti
✘ Alberto Masala
✘ Arricardu Pitau
✘ Camicie di Forza
✘ Dj Dras alias Sandro Rocchigiani
✘ ERGOBEAT
✘ Feitz
✘ Futta
✘ Pietro Rigosi
✘ MALAM InTè
✘ Marco Colonna
✘ Micho P Maloscantores
✘ Quilo kg Sa Razza
✘ Peterson Junior
✘ Su Akru
✘ Tone Abstract
✘ Tony Covarrubias

Racconto un fatto di cui sono stato informato dal caro amico Paul Polansky.

Milano, mercoledì all’alba. Un incendio che distrugge il campo Rom. I pompieri che arrivano a spegnerlo col tubo della doccia. La versione – ormai diffusa in tutti questi casi – della “candela accesa che scatena l’incendio”. Gli articoli sulla stampa che rimarcano la tesi della “candela accesa” con le dichiarazioni delle Istituzioni sulla “necessità di sgombero degli irregolari”. L’evidente interesse a sgomberare l’area “costi quel che costi”.

Non riuscirò mai ad abituarmi a questo piccolo olocausto quotidiano a cui impunemente in questo paese vengono sottoposti i Rom. Esagero? Questi episodi ormai sono tanti, troppi, tutti uguali, e diffusi sul territorio nazionale.

Dalle “veline” pubblicate su Repubblica ed Il Corriere:

1 – qualcosa mi dice che quest’incendio è doloso

2 – mentre qualcos’altro mi sta dicendo che non ci saranno indagini e certamente resterà impunito.

3 – qui un articolo –  ed un po’ di foto dal Corriere

4 – qui i dubbi del giorno dopo (grazie a Paul) sul Corriere

Dunque, Milano da bere non si accontenta: ora cerca di darla da bere anche a noi. Riporto i fatti così come li ho presi dal sito di MIM (Milano In Movimento).

All’alba di mercoledì un incendio ha distrutto metà del campo Rom di via Sacile angolo via Bonfadini a Milano. L’area sotto sgombero è destinata alla costruzione di uno svincolo della Statale Paullese e di un tratto di una rete fognaria. Attualmente la versione ufficiale dei fatti parla di un incendio non doloso provocato da una candela situata all’interno del campo.

Il poeta Paul Polansky, già intermediario per l’Onu e premiato con lo Human Rights Award nel 2004, si trovava nel campo durante la notte in cui le baracche hanno preso fuoco e in un’intervista esclusiva rilasciata a Milano In Movimento dà una versione radicalmente diversa dell’accaduto e in particolare delle cause dell’incendio.

 

INTERESSANTI SVILUPPI

da una lettera privata indirizzata a Paul Polansky (che lui mi ha girato)

“… the Municipality of Milan has had a hysterical reaction in the face to our call and your testimony. This was predictable because it is a racist Municipality. Tomorrow in London 200 Travellers and activists make a defense before the Italian embassy demanding justice and humanitarian support for the Roma of via Bonfadini, according to our appeal. We have sent the appeal and your testimony to the EU institutions, the United Nations and the foreign press. Moreover, the Italian government, UNAR and many institutional interlocutors. The Corriere della Sera and Il Giorno have published articles about your testimony. I think we have made ​​a valuable humanitarian work”.

traduco

“… il Comune di Milano ha avuto una reazione isterica riguardo al tuo appello ed alla tua testimonianza. Era prevedibile, dal momento che è un Comune razzista. Domani a Londra 200 Travellers (nomadi inglesi ndr) e attivisti manifesteranno di fronte all’Ambasciata Italiana chiedendo giustizia e sostegno umanitario per i Rom di via Bonfadini, come nel tuo appello. Abbiamo spedito l’appello e la tua testimonianza alle istituzioni della EU, delle Nazioni Unite ed alla stampa estera. Inoltre, al governo Italiano, alla UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) ed a molti interlocutori istituzionali. Il Corriere della Sera ed Il Giorno hanno pubblicato articoli sulla tua testimonianza. Penso che abbiamo fatto un importante lavoro umanitario”.

i miei fratellini di scoglio… da tempo ci vogliamo bene… da tempo collaboriamo… da tempo sostengo che la loro arte è ciò di cui si ha bisogno. Oggi più che mai. Grazie a Zianu, grazie a tutti loro

StranosElementos   –   Az.Namusn.Art

NOI TENIAMO ANCORA!

SARDEGNA

sindrome Golfo-Balcani-Quirra

veleni di guerra, omicidi di Stato

Il RUOLO DELL’EUROPA

L’assenza di certezze scientifiche non deve servire da pretesto per ritardare l’adozione di misure” (ONU, protocollo di Rio 1992).

L’interesse nazionale cede di fronte al superiore interesse pubblico costituito dalla tutela della salute (…) che va protetta contro ogni iniziativa ostile da chiunque provenga e con la conseguenza che ha anche una valenza incondizionata. La tutela comprende le ipotesi in cui i rilievi scientifici non hanno raggiunto una chiara prova di nocività” (sentenza del TAR Sardegna di sospensiva all’installazione dei radar, 6/10/2011).

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività” (art 32 Costituzione italiana).

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Non basta condannare l’omicidio freddo e violento di Samb Modou e Diop Mor, i due migranti senegalesi uccisi a Firenze.
Non basta sperare che Moustapha Dieng vinca la sua battaglia contro la morte e che gli altri feriti guariscano in fretta.
Non basta esprimere solidarietà alle famiglie dei morti e ai feriti. La solidarietà adesso costa poco e conta ancor meno.
Non siamo di fronte al gesto improvviso di un fascista folle.

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15 – 30 novembre 2011
Cappella Santa Maria dei Carcerati (Tremlett)
Palazzo Re Enzo
Piazza Nettuno
Bologna

 qui alcune immagini

Nel festival La violenza illustrata, la mostra itinerante Testimoni silenziose, dedicata alle vittime della violenza domestica, viene reinterpre­tata quest’anno da una installazione di Fabiola Ledda, che allestisce un sacrario intimo dedicato alle  donne uc­cise in Italia nel 2010 dalla violenza maschile (elenco tratto dal report sul femicidio curato da volontarie della Casa delle donne).

il 13 febbraio sarò in piazza col movimento delle donne

e anch’io voglio farmi rappresentare da un volto femminile in cui mi identifico: quello di mia madre

mia madre col vestito della festa – Pattada, un inverno fra il 1944 e il 1947
07. Febbraio 2011 · Commenti disabilitati su un colpo al cerchio ed un colpetto alla botte · Categorie:blog news, di Sardegna, nel sociale · Tag:, , , , , ,

La situazione è paradossale. Questi fogli locali, abbandonati alla loro sorte qualunque ne sia la proprietà, non cambiano nei decenni. Lì infatti intellettuali di spessore e buone firme del giornalismo, oneste e serie, possono agevolmente sedere nel box confinante a quello che contiene cialtroni incapaci o, peggio, in malafede… Tutti amorevolmente nella stessa testata. Ma è la storia dei fogli di provincia e non solo… bisogna rassegnarsi. Ma non per questo tacere.

Ho vissuto gli anni dell’Università a Sassari, questa oscura città di massoni e savoiardi, il luogo di Segni, Cossiga, Parisi e Berlinguer… ma non sono mai riuscito ad abituarmi alla sua condizione di totale e incontrollabile schizofrenia, e, in esemplare e coerente riflesso, anche del suo giornale storico: la Nuova Sardegna.

Oggi infatti ho letto un titolo commovente nella sua becera immobilità: da cinquant’anni la Nuova li ripropone fedelmente come solo i cari vecchi giornaletti di casa sanno fare.
Evidente come l’ottusa Musa ispiratrice sieda nella Questura. L’unico luogo dove il cronista pesca i suoi pezzi e ne sposa acriticamente le versioni. Mi chiedo se a questi poliziotti giornalisti vengano anche correttamente versati i contributi di categoria o se a quei giornalisti poliziotti spettino le gratificazioni dovute dal Ministero dell’Interno ai suoi fedeli dipendenti.

Sassari è una città triste. Lo pensavo quando ne frequentavo l’Università, e continuo a pensarlo ora. Infatti, se non fosse così, non si sarebbe mai potuto vedere un titolo tanto contraddittorio e servile come quello che oggi incornicia l’articolo che qui linko:

Di che si tratta? Quale bene comune è stato offeso? Quale proprietà civica è stata violata? Semplice: un prezioso cartello indicatore della E.On è stato coperto di catrame presumibilmente col lancio di un barattolo. Un orribile delitto, una violazione imperdonabile certamente commessa da uno o più delinquenti da cercare fra quei cittadini che forse si sono sentiti violentati dalla marea nera di tonnellate di catrame che la E.On ha legittimamente riversato su 180 Km. di costa. Dal Parco naturale dell’Asinara alla Pelosa di Stintino, dalle spiagge di Platamona e Marritza alle rocce di Capo Testa, passando per quella regione intorno a Porto Torres la cui popolazione, fra disastri ambientali e disoccupazione, ormai si consuma nella rabbia, rassegnazione ed attesa senza speranze.

Insomma: Vandali contro E.On è un titolo! Il titolo di un articolo su un giornale quotidiano! Una banda criminale ha lanciato un barattolo di catrame sopra un cartello privato! (Attenzione: non ho mai visto titoli simili sull’intera cartellonistica pubblica di tutto il centro Sardegna che, storicamente, è crivellata di colpi d’arma da fuoco).
Anzi, è la vile metà di un titolo la cui altra parte è un colpo alla botte buonista che purtroppo, collocata lì, risuona di tragico vuoto: l’eco-appello di Michela Murgia.

Sono uno che rispetta la legge e chiede che venga rispettata da tutti. Chiedo giustizia uguale per tutti. Pretendo che, quando questi vandali verranno catturati, la pena sia commisurata al delitto. Propongo che si proceda pesando letteralmente ed equamente l’oggetto del reato. E che ogni Euro di pena o ogni giorno di condanna inflitto a questi criminali che hanno sporcato l’insegna venga altresì inflitto, MISURANDOLO A PESO, ai responsabili della E.On.

Il conto è presto fatto: hanno lanciato un chilo di catrame? Un giorno di carcere e 1000 euro di multa. La E.On ha sparso una tonnellata? 1000 giorni di carcere e 1.000.000 di Euro di multa.

Cara Nuova Sardegna, questa sarebbe giustizia… intanto tu continui a coprirti di tonnellate di merda per la viltà che da sempre esprimi… e riesci perfino a lanciartela addosso senza che nessuno te lo imponga…

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