Sdoganato a Sanremo da Marco Carta e i Tazenda, il sardo assurge alla dignità di lingua. Ciò che non era riuscito ad assemblee di accademici, leggi europee e regionali di salvaguardia, resistenti testi letterari e poetici, è riuscito in una sola notte al sistema della comunicazione basica e popolare. Molto intuitivi su “ciò-che-va-oggi”, i nostri eroi hanno conquistato posizioni che a nessun intellettuale sarebbero mai state concesse.
Da più parti ho sentito avanzare sospetti di “vittoria guidata”, di fenomeno “utile”…
Non credo alla vittoria guidata, penso piuttosto che lo spessore della giuria e della votazione popolare sia specchio esatto dell’esistente. Oggi l’Italia è questa. O così, o scendi. Comandano loro, dettano regole e parametri, paradigma e valori. Se chi comanda è un ignorante parvenu di successo, tutti sono autorizzati a pensare che le qualità per arrivare siano spietatezza, furbizia, sorriso, tette e culo, e così via…
E c’è chi li incarna perfettamente ed è capace di rappresentarli in un processo di svilimento apparentemente inarrestabile. Il fascismo cominciò proprio così. Il progetto di rinascita della P2, cui il nostro primo ministro aderisce fedelmente tanto da esserne un esecutore affidabile, ne è un’evoluzione naturale.
Che c’entra con Sanremo? Beh… proprio niente… parliamo d’altro: voi guardate Sanremo e sorridete, che al resto pensano loro.
Torniamo quindi al ‘fenomeno utile’.
Ci credo, ma fin dalla sua nascita il festival di Sanremo è stato un fenomeno utile. Solo che, e questo mi preoccupa, ora c’è al centro la Sardegna, che fino ad ieri fortunatamente non esisteva. Perché? Beh… si calcola che le maggiori speculazioni immobiliari, bloccate dalla crisi o dalle regole in tutta Italia, avranno sfogo torrenziale proprio in Sardegna. Cemento che cola come se piovesse. Lavoro per muratori e piazzisti fino alla consumazione di tutto. Solo questo? No… il prossimo anno si discuterà delle basi e servitù militari. E la Sardegna, con la sua crescita esponenziale di tumori e inquinamento, preoccuperebbe se fosse abitata da gente cosciente e resistente… E ancora: si parlerà di energia. Scommetto fin d’ora che cominceremo ad avere problemi di ecomafie, come non è difficile prevedere che se una centrale nucleare nascerà, malgrado i referendum che lo dovrebbe impedire, la Sardegna per prima ne sarà gratificata. Poi c’è da esigere i crediti dallo Stato… E i trasporti… Molti sardi, con Soru, si stavano rendendo conto che è possibile liberarsi di pesi economici e malfunzionanti come la Tirrenia ed il suo carico ultracinquantennale di umiliazioni subite. Inoltre la sanità e la scuola si stavano avviando verso un modello non tanto ‘nazionale’, quindi pericoloso. A chiudere il discorso, si aggiunga che l’idea indipendentista o anticolonialista è diventata meno spaventosa, o quantomeno oggetto di tranquilla discussione entrando indenne perfino nei comizi di Soru.
Metteteci inoltre il fatto che i sardi sono da sempre un inesauribile e silente serbatoio di combattenti gloriosi, giardinieri tuttofare, camerieri pronti e capaci che… pensate: si comprano con poco, sono fedeli, riconoscenti, e non protestano nemmeno se qualcuno cambia nome ai loro luoghi di nascita. I sardi utili servono e sono servili. E tacciono. Odiano chi protesta, si ribella, si differenzia, chi spera o mostra altre possibilità di vita. Soprattutto se conterranei. Come rinunciare ad un tale patrimonio umano?
Ma non si parlava della lingua?
Quale lingua? Il sardo che ho sentito su youtube (Sanremo era davvero troppo) non è la mia lingua, è quella del buon selvaggio che va in costa a divertire il turista col suo esotismo da animatore. Un logudorese forzato, mal pronunciato alla olbiese (Tazenda… caricottos) o alla nuorese da un cagliaritano che in un’intervista ha testualmente detto: “unu basu grandi a tottusu” oppure “non mi piace Soru perché ha rovinato il Poetto con quella sabbia scura”.
La mia forza è un altro modo di dire forza (in sardo fortza) paris: forza tutti insieme, purché a testa bassa come i buoi… mentre intanto un’altra Forza dall’Italia sta stendendo le sue planimetrie ed i suoi piani militari sulla mia terra.
Ma si deve lavorare… e trovo persino commovente la realizzazione del sogno del parrucchiere di Pirri o dei barroseddos di Terranòa. Sinceramente, auguro loro tanta fortuna e il danaro che meritano. E ne sono contento come quando leggo di una vincita alla lotteria a Tresnuraghes pensando che laggiù si alzerà un pochino il PIL e anche qualcun altro (giornalaio, tabaccaio, barista, panettiere…) ne godrà. E speriamo che, dati per persi i vincitori, almeno quel qualcun altro ricominci a pensare.